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30 novembre 2005
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Una tela per non dimenticare l’assassinio di Giuditta Levato (di Cristina Cortese)
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Dopo che il Consiglio regionale ha dedicato un’Aula a Giuditta Levato, la contadina uccisa a Calabricata ( Sellia Marina ) il 26 novembre del 1946 mentre difendeva la terra espropriata al latifondo e dando inizio alle lotte contadine che culminarono con la riforma agraria, il pittore Mike Arruzza di Dasà, provincia di Vibo Valentia, ha realizzato un olio su tema ( 111x136) che raffigura efficacemente l’episodio. Arruzza, e prima di lui Enotrio e su tutti Alvaro, è uno degli artisti che soffrono da sempre il “ mal di Calabria”, soltanto che mentre lo scrittore di San Luca si faceva arrivare a Roma dalla Calabria il pane, le olive e il formaggio, Arruzza, ad un certo punto della sua vita, ha deciso di rientrare nel suo borgo antico. Arruzza, asserisce lo scrittore Sharo Gambino “ è un artista che non va trascurato qualora si decidesse di realizzare la storia dell’arte in Calabria, la sua produzione è degna di entrarci onorevolmente “.
Il quadro, “ L’assassinio di Giuditta Levato “, contiene ogni elemento di quella drammatica giornata che ebbe come epilogo la morte di una contadina irremovibile che, madre di due figli ed incinta, saputo che il barone Mazza aveva dato ordine al suo campiere di portare sui terreni assegnati alla cooperativa di Calabricata i buoi per distruggere la semina fatta dai contadini non esitò a lasciare la propria casa e radunare le altre donne .
Tutte accorsero a Calabricata per difendere la terra e le loro prospettive di vita.
Nelle opere di Arruzza, nato a Dasà dove è rientrato da qualche anno dopo aver vissuto per tanto tempo a Milano e per un periodo della sua vita negli Stati Uniti , definito dall’assessore regionale alla Cultura, on. Sandro Principe in un catalogo curato dal Sistema Bibliotecario Vibonese “uno dei più importanti artisti calabresi contemporanei”, sono tratteggiate, con estrema accuratezza e sconcertante senso della realtà, le consuetudini di un popolo nel rapporto con la terra. L’obiettivo di Arruzza “è quello di fissate sulla tela con disincanto la distanza e la diversità della civiltà contadina nei confronti della modernizzazione globale che l’ha divorata”.
Nella carrellata di storia contadina che è possibile osservare nei suoi quadri, l’assassinio di Giuditta Levanto, “perché nessuno dimentichi la nostra storia” dice il pittore, assume un rilievo prevalente e offre interessanti spunti per la riflessione
Ha aggiunto Arruzza: “La storia di Giuditta Levato mi ha colpito subito e dopo aver letto quando stava facendo il Consiglio regionale mi sono messo subito al lavoro. Io mi intrattengono spesso sul passato ed i miei quadri perlopiù sono la testimonianza di un’epoca scomparsa.
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