10 marzo 2006    

8 Marzo: Giuditta Levato e le donne calabresi (di Cristina Cortese)


Quanti modi ci sono per raccontare e celebrare le donne nel loro giorno, l’otto marzo? Tanti, sicuramente, forse anche infiniti. Ma c’è un modo speciale e suggestivo, che, riavvolgendo il gomitolo dei ricordi e delle emozioni, fa un tuffo indietro a quel 1946, Un momento del Convegno dedicato a Giuditta Levatoquando Giuditta Levato fu uccisa a Calabricata, nel basso Crotonese (oggi una frazione di Sellia Marina in provincia di Catanzaro), mentre tentava con altre donne di difendere dalla distruzione il raccolto su un terreno assegnato dallo Stato alla cooperativa di Calabriato.
L’assassinio di Giuditta Levato - a cui seguì, un anno dopo, l’eccidio di Melissa, dove dei tre morti, c’era anche una giovane donna, Angelina Mauro - segnò un decennio di sofferenze e d’intenso protagonismo dei contadini calabresi.
Il sacrificio della contadina calabrese fu un contributo attivo alla sconfitta del  latifondo ed alla crescita della democrazia italiana.
Il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Bova, ha voluto innestare sull’otto marzo le vicende delle lotte contadine, riproponendo, in una sala Levato gremita di gente e di donne e abbellita dai fiori, l’esempio di Giuditta.
Così “Un profilo di donna 60 anni dopo. Dalla  vicenda delle lotte per la terra nel  secolo scorso, che ha avuto molte donne come  protagoniste, alle donne calabresi di oggi”: è stato il tema che l’Assemblea legislativa ha scelto per arricchire di contenuti e di riflessione la festa della donna.
Una giornata aperta in modo suggestivo e singolare. Infatti, i lavori, moderati dal vice capo Ufficio Stampa, Romano Pitaro, sono stati preceduti dall’esposizione, per la prima volta al pubblico, del quadro intitolato  “L’assassinio di GiudittaLevato” del maestro Mike Arruzza (olio su tela cm 111x136). Ed è stato, subito, un incrocio di sguardi: i presenti fissano e ammirano l’opera e il maestro Azzurra ammette: “Ho letto sulla vicenda un articolo di Romano Pitaro scritto sulla rivista “Calabria” che mi ha molto colpito e non ho potuto fare a meno di ritrarre su tela questa eroina contadina”.
Ma veniamo al dibattito. Fresco e ricco nei contenuti, rivive 60 anni di storia, di vicende e l’esempio di Giuditta, da portare sempre nel cuore. Alfonsina Bellio, del  Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo dell’Università della Calabria, mette a fuoco il decennio di lotte per la terra in Calabria (1943-1953), conclusosi con la riforma agraria e una storica ondata migratoria. “Queste lotte – dice la Bellio- hanno avuto un profondo significato liberatore e di rottura con il passato. Sono state un vero e proprio spartiacque epocale”.
E Giuditta “donna, contadina, calabrese, simbolo di condizione femminile e di maternità spezzata”, diventa, nelle conclusioni della Bellio, “elemento rigenerante per rifondare la nostra identità e per continuare a credere”.    
“Solare, orgogliosa e felice di avere accanto i figli: questa contadina calabrese ci emoziona e mostra forte il senso di sé”. Ha esordito, così, la presidente della Commissione Pari Opportunità del Consiglio regionale, Antonia Lanucara, volgendo 
lo sguardo all’immagine di Giuditta, riprodotta dalla Presidenza del Consiglio in un bel poster-ricordo.
Lanucara, nel sottolineare “la sensibilità di Bova di aver voluto ricordare questa figura e additarla alle nuove generazioni”, ha aggiunto: “In questa volontà del Presidente, ci sentiamo impegnati tutti, perché il messaggio di Giuditta e delle donne che, come lei, hanno lottato negli anni, ci deve fare andare avanti per valorizzare sempre di più la donna non solo come brava madre, brava compagna e brava figlia, ma anche come persona che sa offrire in libertà lo stesso contributo degli uomini ”.
“Credo che una cosa Giuditta Levato l’abbia insegnata: ad essere coraggiosi, ad avere senso di sé e amore per la giustizia”: la consigliere regionale e neo coordinatrice di “Progetto Donna” Liliana Frascà, focalizza subito il “sacrificio” della contadina calabrese: “In questa continua lotta tra passato e presente, fra certezze storiche e incertezza contemporanea- ha detto la Frascà- bisogna lottare sempre per confermare questi diritti, per diventare donne vere, vincenti”.
Ha concluso i lavori, il presidente Giuseppe Bova, dando atto a Romano Pitaro di aver sposato la vicenda della contadina calabrese. Parla a braccio, il presidente, rilanciando messaggi tanto spontanei quanto radicati nei sentimenti. L’immagine della contadina, la scena del tragico assassinio con il fucile posizionato pronto ad esplodere, suggerisce a Bova una trasposizione tra la violenza della società di allora e la violenza di oggi.
Il Presidente, in particolare, ha evidenziato come l’assassinio di Giuditta Levato sia stato commesso da chi, oggi, sarebbe facilmente identificabile come mafioso. “Per questa via le donne che, come Giuditta Levato-ha aggiunto- rappresentano l’emblema della ribellione ai metodi di chi impone la forza per fare rispettare il suo potere e di una cultura non violenta.  “Con orgoglio ed emozione, la voglia di libertà e la lotta per la libertà, di cui Giuditta Levato è un simbolo- ha continuato Bova- la custodiamo noi, giorno per giorno, in questa Casa dei Calabresi che non si stancherà mai di accogliere le testimonianze vere dei nostri corregionali”.
Infine, il Presidente, mostrando in anteprima la bozza dei libro sui ragazzi di Locri, realizzato dalla Presidenza del Consiglio e curato dal direttore dell’Ufficio Stampa, Gianfranco Manfredi, ha concluso così: “Vedete, la nostra è una battaglia che continua”.       

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