XII^ LEGISLATURA
COMMISSIONE
SANITÀ, ATTIVITÀ SOCIALI, CULTURALI E FORMATIVE
N.41
RESOCONTO INTEGRALE
_________
SEDUTA DI MARTEDÌ 12 DICEMBRE 2023
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PASQUALINA STRAFACE
Inizio
lavori h. 11,30
Fine lavori h. 14,51
INDICE
Audizione
sullo stato dell'arte del nuovo Ospedale della Piana
BRUNI Amalia (Partito
Democratico), *
GIDARO Pasquale,
dirigente del Settore edilizia sanitaria e investimenti tecnologici, *, *, *, *
LAGHI Ferdinando
(De Magistris Presidente), *
PRESIDENTE, *,
*,
*,
*, *,
*,
*
BRUNI Amalia (Partito Democratico), *, *
LAGHI Ferdinando (De Magistris Presidente)
MAMMOLITI Raffaele (Partito Democratico)
SESTITO Angelo Vittorio, dirigente Settore
Bilancio SSR-Monitoraggio dell'andamento economico delle Aziende
Sanitarie-Controllo di Gestione-Patrimonio, *
BRUNI Amalia (Partito Democratico)
FERRARA Annamaria, funzionario PO Segretariato
generale
LAGHI Ferdinando (De Magistris Presidente)
MAMMOLITI Raffaele (Partito Democratico), *
BRUNI Amalia (Partito Democratico)
FERRARA Annamaria, funzionario PO Segretariato
generale
LAGHI Ferdinando (De Magistris Presidente)
MANNARINO Sabrina (Fratelli d’Italia), *
SCAVO Fabio, Dipartimento istruzione, formazione e
pari opportunità
PRESIDENTE, *,
*,
*,
*
BRUNI Amalia (Partito Democratico)
FERRARA Annamaria, funzionario PO Segretariato
generale
GELARDI Giuseppe (Lega Salvini)
SCAVO Fabio, Dipartimento istruzione, formazione
e pari opportunità
Presidenza della presidente
Pasqualina Straface
La seduta inizia alle 11.30
Buongiorno
a tutti. Apriamo la seduta.
Ha
chiesto e ottenuto congedo il consigliere Giuseppe Graziano, che delega a
sostituirlo il consigliere regionale Giuseppe Mattiani.
Si
accerta la presenza del numero legale e si dà avvio ai lavori della
Commissione.
Sono
presenti: il consigliere Laghi, il consigliere Raso, la consigliera Mannarino e
la consigliera Bruni.
Accertato
il numero legale, diamo avvio ai lavori della Commissione.
Diamo
per letto il verbale della seduta precedente che sottoponiamo ai voti. È
approvato all'unanimità.
Introduciamo
il primo punto all'ordine del giorno: “Audizione sullo stato dell'arte del
nuovo Ospedale della Piana” e aggiungiamo anche dell'Ospedale di Vibo.
È
invitato il dirigente del Settore edilizia sanitaria e investimenti tecnologici
della Regione Calabria, l'ingegnere Pasquale Gidaro, che invitiamo a prendere
posto.
È
arrivato il consigliere Mattiani.
Benvenuto
all'ingegnere Gidaro e anche al consigliere Mattiani.
Quest’oggi
abbiamo in audizione l'ingegnere Gidaro, dirigente del Settore edilizia
sanitaria e investimenti tecnologici della Regione Calabria, che ci aggiornerà
sull'avanzamento di due opere fondamentali per la nostra Regione: il nuovo
Ospedale della Piana e il nuovo Ospedale di Vibo.
Il
progetto del nuovo Ospedale della Piana, struttura sanitaria che prevede 352
posti letto, è stato consegnato nel 2022, dopo ben 15 anni di lungaggini e di
attesa, un altro impegno preso dal presidente Occhiuto che ha impresso
un'accelerata importante alla realizzazione di questa infrastruttura strategica
che i cittadini della Piana di Gioia Tauro aspettano da anni.
Nel
programma operativo è stato fissato a dicembre del 2025 l'avanzamento al 70 per
cento della spesa per quanto riguarda la realizzazione dell'opera che, in
questo momento, vede una fase di controllo del progetto definitivo
dell'Ospedale, che è stato oggetto di rimodulazione da parte degli Enti verificatori.
Terminata questa fase si procederà alla valutazione tecnica e finanziaria.
La
realizzazione della nuova struttura ospedaliera è, inoltre, legata a lavori di
interramento degli elettrodotti del gestore Terna e anche su questo l'ingegnere
Gidaro ci darà delucidazioni. Sono, inoltre, in corso interlocuzioni fra
Regione, Terna e RFI per quanto riguarda la convenzione dell'attraversamento
della linea ferroviaria che dovrà regolare il distacco della vecchia linea con
l'abbattimento dei vecchi tralicci e il completamento dei nuovi.
Per
quanto riguarda l'Ospedale di Vibo, che prevede 339 posti letto, nel 2022 è
stato ordinato al concessionario l'avvio della progettazione esecutiva ed è
stata prevista la realizzazione di uno stralcio esecutivo urgente delle opere
esterne che comprendono la cantierizzazione, i movimenti terra e le opere
idrauliche per la messa in sicurezza dell'area, che sono già partiti. Il
progetto esecutivo dell'edificio ospedaliero, invece, è ancora in fase di
verifica e dovrebbe - ma di questo ci dirà meglio l'ingegnere Gidaro - sbloccarsi
con l'avvio dei lavori entro il gennaio del 2024.
Ringrazio
nuovamente l'ingegnere Gidaro per la sua presenza e gli do la parola per
l'audizione per la quale è stato invitato. Grazie.
Sono
l'ingegnere Pasquale Gidaro, dirigo l’UOA investimenti sanitari del
Dipartimento Tutela della salute della Regione Calabria.
Riguardo
al progetto di realizzazione del nuovo Ospedale della Piana di Gioia Tauro,
faccio un breve excursus dalla firma
del contratto di concessione ad oggi, soltanto al fine di dare qualche flash relativo al tempo che passa e alle
problematiche che la Regione Calabria deve affrontare per riuscire, poi, alla
fine, a concretizzare la realizzazione dell'intervento.
Il
contratto di concessione per la realizzazione del nuovo Ospedale della Piana di
Gioia Tauro è stato sottoscritto ad aprile del 2015. Nelle more della
sottoscrizione del Protocollo di legalità con la Prefettura di Reggio Calabria,
nel novembre del 2015, è stato emesso un provvedimento interdittivo antimafia
che ha attinto la società Tecnis Spa, socio di maggioranza della società
concessionaria. Nel mese di dicembre 2015, la Prefettura ha disposto il
commissariamento della società Tecnis, con contestuale nomina di un
amministratore straordinario per la temporanea gestione, ai sensi dell'articolo
32 del DL 90/2014. Solo con la revoca dell‘interdittiva antimafia, avvenuta
nell'ottobre del 2016, il RUP ha emesso l'ordine di servizio per l'avvio della
progettazione.
Durante
lo sviluppo del progetto definitivo e, in particolare, nelle fasi di indagini
geognostiche propedeutiche ad acquisire gli elementi per poter sviluppare la
progettazione strutturale dell'edificio, si sono rilevate problematiche considerevoli
di carattere geologico e geotecnico.
È
stata rilevata un'anomala inclinazione degli strati rocciosi della collina
attorno alla quale si ergerà il nuovo edificio ospedaliero, con la potenziale
presenza di due gradini geomorfologici di origine sismo-tettonica, due
potenziali faglie sismiche.
Proprio
per approfondire questa problematica, sono state condotte tre campagne di
indagine di progressivo approfondimento che, solo nel marzo 2018, hanno portato
ad escludere la possibilità che si trattasse di faglie attive – circostanza che
avrebbe determinato la mancata realizzazione dell'Ospedale in quel sito – e a
dimostrare che si tratta semplicemente di due gradini geomorfologici; quindi,
una discontinuità geomorfologica, che, però, ha richiesto una completa
rivisitazione dell'assetto dell'edificio, con un suo spostamento dalla
posizione originaria stabilita dal progetto preliminare – per allontanare una
delle due ali proprio da uno di questi due gradini geomorfologici –, la
rotazione dell'edificio e la sua compattazione con la realizzazione di
un'ulteriore piano rispetto a quelli previsti nel progetto preliminare.
Quindi,
le caratteristiche del sito hanno determinato poi scelte che impattano sugli
aspetti temporali di sviluppo del progetto definitivo.
Ricordo
che l'ubicazione dell'Ospedale della Piana di Gioia Tauro è stata stabilita con
ordinanza del Commissario delegato ai sensi dell'ordinanza di Protezione civile
numero 3635 del 2007, su proposta del soggetto attuatore, prefetto Quirini, quindi,
con un'ordinanza del 2008, e la localizzazione è stata confermata poi con
ordinanza numero 10 del 2010 del Commissario pro tempore, dottore Loiero, che ha approvato un progetto
preliminare di soli lavori rispetto al quale l'attuale progetto di finanza che
è in campo rappresenta un'evoluzione.
Tra
giugno e settembre del 2017, poi, è stata conclamata una situazione di grave
difficoltà finanziaria della Tecnis, quindi con decreto del Ministro dello
sviluppo economico, la società è stata ammessa ad una procedura di
amministrazione straordinaria che ha portato alla necessità di definire un
programma di recupero e di riequilibrio.
Nel
giugno del 2019, il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato la
vendita delle partecipazioni societarie della Tecnis, in particolare dei
cluster “Presidi Ospedalieri”, che sono stati acquisiti dalla società
D'Agostino Angelo Costruzioni Generali S.r.l., che attualmente è il socio di
maggioranza del concessionario. La registrazione del rogito notarile della
cessione è avvenuta nell'ottobre 2019; nei mesi successivi la Regione Calabria
ha dovuto effettuare le verifiche sul possesso dei requisiti da parte del socio
di maggioranza subentrante, che hanno dato esito favorevole, con provvedimento
dichiarativo del RUP del gennaio 2020.
Nel
2018, durante l'esecuzione delle indagini sempre per lo sviluppo del progetto
definitivo e nelle more dell'acquisizione del parere della Sovrintendenza
archeologica in Conferenza di servizi, si è verificato il ritrovamento,
all'interno dell'area ospedaliera, di reperti di natura archeologica: due
condutture in tubuli di terracotta. La Sovrintendenza ha richiesto degli
approfondimenti e la redazione di un progetto di rimozione dei reperti. In
pratica, i lavori archeologici sono stati avviati a settembre del 2020 e sono
stati ultimati nel mese di dicembre dello stesso anno. Quindi, sulla base degli
esiti di questa attività, la Sovrintendenza ha reso nel febbraio del 2021 il
proprio parere favorevole sul progetto definitivo.
Un'ulteriore
problematica che ha prolungato i tempi per lo sviluppo della progettazione
definitiva è quella di carattere ambientale che ha riguardato il sito. Nella
fase di indagine, alcuni dei campioni di laboratorio hanno evidenziato la
presenza di metalli pesanti, quindi con una potenziale contaminazione di natura
antropica del sito.
La
faccio breve: è stata avviata una procedura di caratterizzazione ambientale con
una Conferenza dei servizi che è stata indetta dal Comune di Palmi; nel
dicembre del 2021 è stato redatto un progetto di caratterizzazione ambientale
che è stato approvato dalla Conferenza di servizi; è stato affidato al
concessionario; sono state eseguite le indagini; i risultati delle indagini
sono stati interpretati con il supporto di Ispra e in esito alle attività della
Conferenza di servizi, si è conclamato che la contaminazione non è di natura
antropica, ma che i superamenti dei metalli pesanti ritrovati all'interno
dell'area rappresentano una caratteristica del comparto geomorfologico in cui
ricade l'area ospedaliera e, pertanto, non è stato necessario procedere ad
un'analisi di rischio specifica, per come poi è stato dichiarato nel
provvedimento finale di conclusione della Conferenza dei servizi del febbraio
2023.
Quindi,
immediatamente dopo la conclusione della Conferenza dei servizi, il RUP ha
emesso l'ordine di servizio di riavvio della progettazione definitiva, con
alcune prescrizioni: innanzitutto, quelle di adeguare il progetto alle
prescrizioni emergenti dalla determinazione della Conferenza di servizi, dalle
non conformità o, comunque, dalle indicazioni che sono venute dai rapporti di
verifica intermedi del verificatore CONTECO
NO GAP controls sul progetto
definitivo presentato e ad alcune indicazioni pervenute dal concedente in
ordine allo sviluppo della progettazione, per come concordate con l'ASP di
Reggio Calabria.
Quindi,
si è reso necessario apportare al progetto alcune varianti progettuali - oltre a
quelle di cui avevo parlato per la necessità di adeguare il progetto
ospedaliero alle caratteristiche geomorfologiche dell'area - che riguardano: l'adeguamento del Pronto soccorso
e dei reparti di terapia intensiva e semi intensiva alle previsioni
dell'articolo 2 del DL 34, varianti, nel frattempo, intervenute sugli impianti;
modifiche delle aree esterne e ricordiamo che l'area ospedaliera è a ridosso
dello svincolo autostradale di Palmi e le dimensioni dell'area non sono
particolarmente abbondanti, per cui le modifiche introdotte alla localizzazione
del Presidio hanno portato a una revisione delle aree esterne: parcheggi,
viabilità e quant'altro; e alcune modifiche di carattere strutturale.
Nel
luglio del 2023, il concessionario ha consegnato gli elaborati della
progettazione definitiva su cui l'ASP e la Regione hanno richiesto delle
integrazioni che sono state consegnate nel mese di agosto 2023.
È
stato chiesto al verificatore di riavviare le attività di verifica. Quindi,
diciamo che, tenuto conto del lungo lasso di tempo intercorso tra la prima
verifica progettuale e il secondo step, il verificatore ha avuto necessità di
riorganizzare il gruppo degli esperti e, pertanto, le attività di verifica sono iniziate solo il
16 ottobre 2023.
Le
attività di verifica sono in corso, è stato emesso già un primo rapporto
intermedio, quindi, con delle non conformità che sono state notificate ai
progettisti. I progettisti hanno riscontrato il rapporto di verifica con le
loro controdeduzioni, diciamo tra ottobre, nei mesi di novembre e i primi
giorni di dicembre sono in corso interlocuzioni tra gli ispettori del soggetto
verificatore e i progettisti, proprio per addivenire a un concordamento sulle
modifiche e le integrazioni da apportare al progetto.
Vi
dico che, per dirimere le ultime non conformità prevalentemente di natura
economica, è convocata una riunione per domani alle 10, alla presenza anche
della Regione Calabria, proprio per chiudere questa fase di verifica.
Quindi,
successivamente all'approvazione in linea tecnica del progetto definitivo si
passerà alla valutazione degli impatti sul piano economico-finanziario, quindi
alla predisposizione da parte del concessionario del PEF di riequilibrio che
dovrà acquisire un parere al Dipartimento della programmazione economica della Presidenza
del Consiglio dei ministri. Quindi, sulla base di questi documenti, potrà
essere emesso un decreto del Commissario ad acta che approverà il Piano
economico-finanziario di riequilibrio e l'atto aggiuntivo modificativo del
contratto di concessione, per tener conto delle variazioni nel frattempo
intervenute; così come già fatto poi per gli Ospedali della Sibaritide e di
Vibo Valentia, si valuterà la possibilità di accelerare la progettazione
esecutiva dell'opera chiedendo al concessionario uno stralcio esecutivo urgente
delle opere esterne, di tutto quello che non riguarda l'edificio ospedaliero,
in maniera tale da arrivare velocemente alla cantierizzazione e alla
realizzazione delle opere per le quali l’iter di approvazione progettuale è più
spedito.
Poi,
per quanto riguarda gli interventi complementari, come accennava il Presidente,
nell'area dell'Ospedale della Piana di Gioia Tauro si è reso necessario
risolvere l'interferenza con due elettrodotti di proprietà Terna.
Velocemente,
vi ricordo che, nel settembre del 2022, il Ministero per la transizione
ecologica ha decretato la formale approvazione del progetto di interramento
degli elettrodotti. Nell'aprile del 2023 sono state consegnate le aree a Terna,
all'interno delle quali procedere all'internamento degli elettrodotti stessi.
In
sostanza i lavori sono ultimati, a meno dei collegamenti elettrici, resta da
risolvere un problema: i due elettrodotti usciti dall'area ospedaliera
attraversano la linea di Ferrovie della Calabria. Già nel maggio del 2023,
Terna aveva comunicato alla Regione Calabria che Ferrovie della Calabria non
aveva ancora rilasciato la concessione per l'attraversamento aereo. Allora, c'è
una problematica tra i due soggetti, Terna e Ferrovie della Calabria,
sull'entità dei canoni da corrispondere a Ferrovie della Calabria per il
sovrappasso della linea ferroviaria.
Per
risolvere la problematica è stato istituito dalla Regione un Tavolo tecnico, si
è tenuta una prima riunione in cui le due parti hanno evidenziato quali sono i
punti di vista differenti di applicazione della norma e qualche giorno fa ho
richiesto formalmente al Dipartimento competente turismo e mobilità, Settore
TPL, vigilante su Ferrovie della Calabria, , un parere su quale delle due
posizioni sia da orientare rispetto alla stipula della Convenzione.
Ringraziamo
l'ingegnere Gidaro. Ha chiesto di intervenire il consigliere Laghi. Ne ha
facoltà.
Grazie,
Presidente. Volevo sapere soltanto, a latere di questo interessante intervento,
il problema per cui è stato disposto o deciso l'interramento dell'elettrodotto:
per motivi sanitari, logistici o di altra natura?
Gli
elettrodotti aerei esistenti prima dell'intervento di risoluzione
dell'interferenza, quindi, nella configurazione ante intervento, risultavano in pratica confliggenti con il nuovo
posizionamento dell'edificio ospedaliero. Come ho detto, l'edificio è stato
spostato, ruotato e compattato con la realizzazione di un ulteriore piano.
Nella
nuova dislocazione, i due elettrodotti avrebbero interferito in maniera fisica
con l'edificio, per cui si è reso necessario interrarli, quindi, realizzare due
nuovi tralicci in corrispondenza dei due punti di attraversamento dell'area
ospedaliera, provvedere all'interramento degli elettrodotti lungo la viabilità
di progetto, per poi, diciamo, all'esterno dell'area, ritornare nella
configurazione aerea.
Chiedo
questo perché, poiché siamo in Commissione sanità, questo comportamento di
Terna suscita qualche perplessità, perché sono vent'anni che, a Montalto, Terna
ha costruito un elettrodo sulla testa delle persone – quindi, sulle case in pratica – e c'è da
vent'anni una vertenza per interrare un paio di chilometri, forse, di
elettrodotto; questa cosa non si riesce a ottenere, con danno della popolazione
e, soprattutto, dei bambini che vengono esposti ai campi elettromagnetici.
Ne
abbiamo e se ne sono sentite di tutti i colori per procrastinare, non fare e,
quindi, mi ha colpito il fatto che, messi in un angolo, poi, questi interrano. Tutto
qua. Grazie.
Grazie,
consigliere Laghi. Ha chiesto di intervenire la consigliera Bruni. Ne ha
facoltà.
Grazie,
Presidente, e grazie all’ingegnere Gidaro, come sempre per la precisione e per
avere ricominciato anche da capo sulla storia che, ormai, stiamo imparando a
conoscere in dettaglio.
Ovviamente,
la considerazione è che, certamente, si sta andando avanti e si sta avanzando,
perlomeno da quello che lei dice, fermo restando che il presidente Occhiuto – mi
pare – avesse dato dei tempi anche all'interno del POR per il raggiungimento di
una serie di obiettivi.
È
evidente che questi non saranno così come previsti nel POR e, quindi, comprendiamo
le difficoltà, perché sembra che ogni volta escano fuori situazioni nuove ed è
verosimile che ci si porti dietro delle colpe ancestrali: probabilmente la
scelta del sito, tutto quello che è successo, la nostra stessa area della
Calabria è molto difficile. Però, è inutile negare che, certamente, non
ravvisiamo queste modalità in altre Regioni d'Italia quando si progettano delle
opere anche così importanti e, nonostante la peculiarità di questa nostra terra
di Calabria, mi viene difficile pensare che le altre Regioni non abbiano
problemi geologici, archeologici e non abbiano problemi con Terna, con
Ferrovie, eccetera.
La
considerazione è esattamente questa: è come se, in questa terra, qualsiasi tipo
di operazione si vada a fare, inevitabilmente, debba seguire le sorti del
lungo, lungo, lungo, lungo, lunghissimo periodo, quasi allo sfinimento. Come se
Terna o i progettisti o, comunque, chiunque abbia a che dire o a che lavorare
in questa situazione di progetto, non sia interessata alla conclusione
dell'opera. E questa è una cosa che sconvolge.
Del
resto, il consigliere Laghi parlava, appunto, di un interramento che dura da
vent'anni: ci suicidiamo, ingegnere Gidaro, se così dovesse essere!
Fermo
restando che comprendiamo che, in questo momento, questo progetto definitivo
deve essere ancora concluso, quindi ci sono ancora delle comunicazioni, un
dialogo tra i progettisti e la Regione. La domanda è: quando lei pensa che
questo possa essere concluso? Quando possiamo arrivare ad avere questo PEF?
Quando possiamo cominciare i lavori, anche a stralcio, perché è evidente che
questa modalità deve essere assolutamente perseguita? Quando potremo dare ai
cittadini di Palmi realmente un'opera conclusa?
Queste
sono domande riguardo ai tempi, perché penso che sia corretto nei confronti dei
cittadini calabresi e, in particolare, di quelli dell'area di Gioia Tauro e
circondario, avere un'idea che sia non millantata, perché a tutti piacerebbe
avere l'Ospedale domani –è evidente che non è così – però, ragionare su quelli
che sono dei tempi verosimilmente certi, penso che sia lecito da parte nostra,
come forze politiche, ma soprattutto da parte dei cittadini.
Quindi,
la mia richiesta è quella di avere una previsione, che, poi, chiaramente, può
essere non perfettamente rispettata perché possono insorgere - speriamo di no -
altre possibilità.
Un'ennesima
domanda potrebbe essere: lei che ha una grossa esperienza ormai su questo e su
tutta una serie di altri cantieri, che ha sempre seguito queste operazioni,
pensa che possano arrivare anche delle altre complicazioni? Perché uno almeno
si prepara, sa che possono arrivare delle altre complicazioni e ragioniamo su
quali possano essere e come possiamo magari superarle.
L'ultima
domanda che le faccio – poi, verificheremo se la sua memoria va bene e funziona
a ricordare tutte le domande che le ho fatto – è se, appunto, questa
conclusione possa essere in tempi che siano, appunto, ragionevoli, di
modo che noi, come forze politiche, possiamo arrivare a vederle, dato che,
insomma, siamo già a metà mandato.
Ancora, se come forze politiche, globalmente o con questa Commissione, possiamo aiutare in una qualche maniera questo percorso di accelerazione… cioè, noi, come politici - indipendentemente se maggioranza o opposizione, perché questo è un desiderio assolutamente corale di tutti - possiamo in un qualche modo aiutare o velocizzare questi percorsi? Grazie.
Prima di dare la parola all'ingegnere Gidaro, vorrei fare una riflessione rispetto all'intervento della consigliera Bruni.
Effettivamente è vero: ogni qualvolta si individuano dei siti poi escono fuori tutta una serie di problematiche tecniche. Secondo me, un progetto dovrebbe essere corredato, sin dall'inizio, di tutte le relazioni geologiche e di tutto ciò che è necessario affinché quel sito possa risultare idoneo per la nascita, in questo caso, di un Ospedale.
Sono d'accordo anche con quanto detto dal consigliere Laghi perché, quando si tratta di prevedere, di sotterrare oppure di eliminare situazioni legate a Terna, i problemi comportano sempre lungaggini.
Penso che, forse, come Commissione potremmo anche fare una comunicazione, se necessario, per accelerare i tempi.
Il fatto che questa mattina ci sia l'audizione dell'ingegnere Gidaro e che, quindi, si parli di realizzazione di Ospedali, rispetto al cronoprogramma e ai tempi di realizzazione, diventa un punto fondamentale da parte della Commissione perché, oltre a capire lo stato dell'arte della progettazione, dei tempi di realizzazione, di tutto ciò che dovrà nascere, serve anche a sensibilizzare rispetto alla realizzazione di queste importanti infrastrutture.
Quindi, ritengo che, come Commissione, stiamo facendo un lavoro importante che va, appunto, nella direzione di sensibilizzare rispetto alla realizzazione di questa importante infrastruttura.
Cedo la parola all'ingegnere Gidaro.
GIDARO Pasquale, dirigente del Settore edilizia sanitaria e
investimenti tecnologici
Il tipo di procedura che a suo tempo è stata scelta - anche oculatamente, perché non c'erano grandi alternative per arrivare all'effettiva realizzazione degli Ospedali - è la finanza di progetto.
Il vecchio Codice degli appalti, il decreto legislativo numero 163 del 2006, prevedeva la possibilità di affidare le concessioni di realizzazione e gestione sulla base di un progetto preliminare predisposto dall'Amministrazione, sulla base di migliorie offerte dai partecipanti alla gara, e lo stesso legislatore lo ha sistemato nelle versioni successive del Codice dei contratti, quindi nel decreto legislativo numero 50 del 2016 e nel recente decreto legislativo numero 36 del 2023.
Le concessioni di realizzazione e gestione si affidano oggi sulla base di un progetto definitivo offerto dal partecipante alla gara, perché è proprio il progetto definitivo, quello che, dopo la Conferenza di servizi e quindi l'acquisizione dei pareri degli enti competenti, segna lo spartiacque tra la realizzabilità dell'opera o meno.
È stato il tipo di procedura che ci ha, tra virgolette, fatto pensare di poter comprimere i tempi della progettazione per arrivare poi velocemente, per come previsto dai Contratti, alla realizzazione delle opere; ma lo sviluppo dei progetti definitivi di tutti e tre gli Ospedali ha richiesto uno sforzo importante, anche per aggiornare i quadri sanitari di riferimento. Difatti, un Ospedale si realizza definendone innanzitutto un assetto sanitario che dipende dagli strumenti di programmazione, ma anche - devo dire, per l'esperienza che ho - dalla sensibilità “dei padroni di casa”, cioè delle Aziende, delle ASP, del direttore sanitario.
Vi dico che per Vibo Valentia con il direttore sanitario pro tempore, con l’ASP di Reggio, con la dottoressa Di Furia, abbiamo fatto un lavoro, in queste fasi recenti di aggiornamento dei progetti, molto importante per andare a definire caratteristiche di dettaglio che non possono essere lasciate alla “libera interpretazione” del progettista.
Quindi, dico che - con l'esperienza che viene dagli anni di gestione di procedure di questo tipo - è inutile forzare nei contratti i tempi di progettazione ristrettissimi, quando poi ragionevolmente l'assetto sanitario discende da un confronto anche mirato, ragionato e di dettaglio sui singoli reparti e, in alcuni casi, sui singoli locali che ospitano delle apparecchiature o delle specialità.
Quindi, questo primo aspetto è legato alla procedura.
Poi, inevitabili contingenze caratterizzano ciascuna procedura. La scelta del sito è avvenuta in un periodo emergenziale in cui, probabilmente, fattori di altra natura, rispetto a quelli tecnici, hanno determinato le scelte dei siti; è chiaro che una volta sviluppata una prima fase di indagine, un primo progetto, sanciti degli atti che individuano l'area, diventa complesso perché in alcuni casi significherebbe ripartire da zero, cambiare il sito.
Se qualcosa ho imparato è che queste procedure di concessione, di realizzazione e gestione vanno bene, ma l'Amministrazione, probabilmente, deve gestire la progettazione separatamente rispetto alla fase realizzativa, perché è nella fase di progettazione che l'amministrazione Regione-Azienda, nel caso degli Ospedali, riesce a mettere in campo in maniera forte il proprio quadro esigenziale che i progettisti devono solo sviluppare. Quando i progettisti li mette il concessionario è ovvio che si trovano in mezzo tra chi ha conferito l'incarico - e quindi mira a realizzare il progetto, sì, secondo le regole dell'arte, ma in un'ottica imprenditoriale - e chi invece dà gli input ai progettisti, mirando unicamente all'interesse pubblico, all'efficienza, all'efficacia.
I tempi sono legati, quindi, al tipo di procedura che è stata avviata a suo tempo, al contratto di concessione, alle contingenze, alle vicende del concessionario e alle vicende legate ai siti prescelti.
Per esempio, il superamento delle soglie dei metalli pesanti si è verificato a Vibo come a Palmi, ma la domanda è: in altre Regioni, le ARPA, i Piani per andare a individuare situazioni di questo tipo, li sviluppano in prevenzione? Non vengono fatti nella fase di sviluppo del progetto? C'è un quadro conoscitivo riguardo a situazioni di questo tipo in cui il superamento dei metalli della Tabella AOB del Codice dei contratti è una caratteristica naturale del terreno; se un'analisi di questo tipo viene fatto su scala regionale, si ha già un dato rispetto al quale ragionare nell'ubicazione delle opere pubbliche e, in particolare, delle opere strategiche.
Le Conferenze dei servizi. Nonostante le semplificazioni introdotte dal legislatore in materia di rilascio dei pareri in Conferenza di servizi con termini perentori, scaduti i quali il parere si intende reso comunque come favorevole, alcuni pareri sono resi in riferimento a normative europee, per le quali il termine di 30/60 giorni fissato in Conferenza di servizi non vale. Pertanto, per il parere archeologico, per il parere ambientale, se il soggetto deputato non rende il parere, il RUP non va avanti, perché è un parere obbligatorio per il quale non vale il silenzio-assenso.
Non voglio giustificare nulla, tutto si poteva fare un po’ meglio, come tutte le cose umane. Quello che posso testimoniare è che la Regione ha sempre fatto da pungolo, da sprone per cercare di risolvere i problemi. Se in giro per l'Italia abbiamo tante opere incompiute è perché probabilmente qualcuno si è arreso rispetto al problema, in alcuni casi finanziario in altri tecnico-amministrativo.
Seppure non con i tempi previsti nei contratti di concessione, le procedure relative ai tre Ospedali stanno andando avanti e lo testimoniano l'Ospedale della Sibaritide, che è in fase avanzata - abbiamo già realizzato tutte le strutture - e l'Ospedale di Vibo - di cui parlerò tra poco - in cui le opere esterne sono già in fase di realizzazione e entro gennaio inizieremo i lavori dell'Ospedale; per la Piana di Gioia Tauro, forse, il quadro pre-intervento è un po’ più complesso, ma la Regione sta affrontando le problematiche con la stessa tenacia e volontà di portare a compimento il progetto e realizzare l'opera.
Previsioni: cerco di non fare più cronoprogrammi dettagliati al giorno, quindi, poiché troppi fattori esterni all'Amministrazione regionale intervengono per potere fissare date che siano credibili, mi sento di poter dire che entro primavera 2024 potremmo avere il progetto definitivo approvato e il Piano economico-finanziario definito con il parere del DIPE, approvato con DCA e, tra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno, l'avvio dei lavori dello stralcio urgente.
Grazie, ingegnere Gidaro. Non ci sono richieste di intervento. Passiamo all'Ospedale di Vibo Valentia; facciamo un breve excursus.
GIDARO Pasquale, dirigente del Settore edilizia sanitaria e
investimenti tecnologici
Per quanto riguarda l'Ospedale di Vibo Valentia - stiamo parlando sempre di un Ospedale spoke di tipo polispecialistico -, esso sostituirà completamente l'attuale presidio dello Jazzolino: ha una dotazione di posti letto di 287 posti letto, tra ordinari, day hospital e day surgery, e 52 posti letto tecnici, per un totale di 339 posti letto.
Il contratto di concessione è stato sottoscritto a settembre del 2014.
Per l'Ospedale di Vibo Valentia si è reso necessario un aggiornamento del progetto preliminare per adeguare la progettazione alle nuove esigenze sanitarie e funzionali. Nel giugno del 2015 è stata indetta una Conferenza di servizi preliminare, specifica, anche perché per Vibo vige un regime di sorveglianza idrogeologica particolare, rispetto a tutti gli altri Comuni calabresi, legata all'evento metereologico del 2006 che ha provocato morti nell'alluvione di Vibo. Quindi, ci sono limitazioni derivanti dal cosiddetto “Piano Versace”. L'Autorità di bacino ha chiesto la redazione di uno specifico studio di valutazione del rischio idrogeologico: l'area non è a rischio all'interno del Piano di assetto idrogeologico, però, l'Autorità di bacino, viste le incertezze connesse alla situazione del territorio vibonese, ha chiesto la redazione di uno specifico studio.
Si è reso, dunque, necessario coordinare il progetto dell'Ospedale e di sistemazione dell'area ospedaliera con due progetti complementari: un'opera di sistemazione idrogeologica e un'opera di sistemazione stradale per regolamentare la viabilità di accesso al nuovo Ospedale. Alla luce di questo, sono stati approvati e realizzati i due progetti di sistemazione idrogeologica e stradale.
Vicende particolari per quanto riguarda l'Ospedale di Vibo Valentia: nel maggio 2019, si è avuto un primo sequestro di aree da parte dell'Autorità giudiziaria. La Procura di Vibo, sulla base di una indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza, ha messo in discussione la Convenzione stipulata tra la Regione Calabria e la Sovrintendenza per l'utilizzo di alcune aree marginali, utilizzate per la realizzazione della rotatoria stradale e per la sistemazione idrogeologica, perché si paventava l'assenza di un valido provvedimento autorizzativo da parte della Sovrintendenza. C'è stato un primo sequestro dell'area, però la Procura ha disposto, con decreto del gennaio 2020, il dissequestro dopo gli approfondimenti fatti dal Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Cosenza.
Nel dicembre del 2020, però, la Procura della Repubblica ha proceduto al sequestro preventivo anche delle aree per la realizzazione dell'intervento di sistemazione idrogeologica e di messa in sicurezza dell'area ospedaliera, paventando che: l’avere realizzato le opere avesse aggravato la situazione di rischio idrogeologico; non si fosse tenuto conto di alcuni pareri preliminari dell'Autorità di bacino regionale; fosse stato omesso il rispetto delle prescrizioni impartite dalla stessa Autorità di bacino; fosse stata omessa la realizzazione delle opere previste dal cosiddetto “Piano Versace”.
In ogni caso, l'intervento di sistemazione idrogeologica è stato comunque portato avanti: è stato realizzato, completato, collaudato. Le opere sono, ad oggi, in esercizio, si è in attesa dei provvedimenti definitivi da parte dell'Autorità giudiziaria. Però, a parte il prolungamento dei tempi perché si è dovuto ricorrere ad autorizzazioni particolari per la prosecuzione dei lavori - nonostante le aree fossero state sequestrate, ma la situazione è stata poi risolta -, gli interventi sono stati completati.
Il progetto definitivo del nuovo Ospedale è stato approvato a luglio del 2022, previa approvazione con DCA del Commissario ad acta - il presidente Occhiuto che, a partire dal mese di novembre 2021, per effetto di un emendamento al decreto legge numero 150 ha assunto la titolarità della realizzazione degli interventi finanziati ai sensi dell'articolo 20 -, è stato approvato il Piano economico finanziario di riequilibrio per effetto delle varianti intervenute nella fase di sviluppo del progetto e stabilita la copertura finanziaria dell'intervento stesso.
Quindi, a partire dall'aprile del 2022, il responsabile del procedimento ha dato, con proprio ordine di servizio, l'avvio alla progettazione esecutiva, sia dell'edificio ospedaliero sia uno stralcio urgente di opere complementari di cui avviare l'esecuzione, anche in anticipo rispetto all'opera principale.
Resto sul progetto dell'edificio ospedaliero e poi parlo del progetto stralcio.
Fra aprile e luglio del 2022 si sono tenute numerose riunioni tra la Regione Calabria, il concessionario e l'ASP di Vibo Valentia per andare a definire la condivisione delle varianti da apportare al progetto esecutivo, quindi varianti di layout, perizie estimative rispetto al maggiore impatto determinato da queste variazioni. Fra agosto e settembre del 2022, ulteriori riunioni sono state finalizzate alla determinazione della dotazione completa delle attrezzature sanitarie dell'Ospedale e i vari posizionamenti all'interno dei reparti.
La consegna del progetto esecutivo è avvenuta a febbraio del 2023. Sono state avviate le attività di verifica del progetto, si è acquisito un primo rapporto di verifica nel mese di giugno 2023. Solito iter: il verificatore valuta delle non conformità, i progettisti fanno delle controdeduzioni, ammettendo di adeguare il progetto o fornendo dei chiarimenti che potrebbero essere non in linea con le osservazioni fatte dai verificatori, il tutto si risolve, poi, con una riunione di contraddittorio alla presenza del RUP che dirime le eventuali differenze di vedute tra il verificatore e i progettisti.
Quello che vi posso dire è che la seconda revisione del progetto è stata presentata il 7 dicembre dal concessionario e attualmente è in fase di espletamento quella che dovrebbe essere la verifica finale del progetto. Quindi, siamo in attesa del rapporto finale che ci consentirà di approvare in linea tecnica il progetto esecutivo.
Con lo stesso ordine di servizio del luglio 2022, il RUP ha dato avvio alla redazione di un progetto stralcio per l'esecuzione di opere di cantierizzazione e la recinzione dell'area ospedaliera, opere di sostegno, il sistema drenante dei parcheggi, l'edificio tecnologico e alcune opere propedeutiche all'avvio dei lavori strutturali.
Il progetto è stato consegnato nel mese di agosto 2022, sottoposto a verifica ed è stato approvato definitivamente nel febbraio 2023 e ha un importo complessivo di lavori di circa 15 milioni di euro.
Con DCA del Commissario ad acta, il 31 marzo 2023, sono stati approvati lo schema di contratto aggiuntivo, teso a regolare i nuovi rapporti tra il concessionario e il concedente, ed è stato autorizzato il sottoscritto a sottoscrivere il contratto aggiuntivo con il concessionario. Quindi, è stata avviata la consegna dei lavori che, però, si è resa possibile solo dopo il recepimento delle determinazioni finali della Procura della Repubblica in ordine alla possibilità di recapitare le acque dell'area ospedaliera all'interno del Fosso Calzone, perché, essendo sequestrato, risultava impossibile iniziare a realizzare le opere di collettamento delle acque raccolte dall'area ospedaliera. Il provvedimento finale di dissequestro del Fosso Calzone è avvenuto il 3 maggio 2023, il contratto aggiuntivo è stato firmato il 9 maggio, la consegna dei lavori, per la realizzazione dello stralcio, è stata effettuata in data 17 maggio 2023.
L'avvio concreto dei lavori, però, è rimasto subordinato al rilascio di un permesso di costruire da parte del Comune di Vibo, che è avvenuto il 31 luglio 2023, e all'apprestamento del sistema di monitoraggio meteo idro-pluviometrico che l'Autorità di bacino aveva prescritto come requisito fondamentale per l'avvio dei lavori. In pratica, i lavori dell'Ospedale di Vibo vengono eseguiti sotto una sorveglianza meteo, idro-pluviometrica specifica ad hoc, c'è un pluviometro, ci sono dei misuratori di portata, il tutto è collegato ad una centrale che il concessionario monitora in tempo reale e i cui dati vengono trasferiti al Comune di Vibo per la valutazione di eventuali misure connesse al Piano di Protezione civile comunale.
Il collaudo del sistema di monitoraggio è avvenuto il 22 settembre 2023 e, a partire da quella data, sono iniziati concretamente i lavori sull'area ospedaliera; in particolare, ad oggi è stata realizzata, praticamente, l'intera recinzione dell'area, sono stati allestiti i box di cantiere, sono state realizzate tutte le piste e le aree di stoccaggio delle terre, è stato implementato il sistema di monitoraggio ambientale, è stato effettuato lo scotico praticamente di tutta l'area, tranne alcune zone poste ai margini.
Ecco, per quanto riguarda le opere vere e proprie sono stati realizzati in larga parte quasi un 60 per cento delle opere di sbancamento selettivo delle terre provenienti dagli scavi, è stata realizzata la fondazione della vasca di laminazione delle acque raccolte all'interno dell'area ospedaliera e sono stati realizzati i primi pali di fondazione di uno dei muri di sostegno dell’Ospedale.
Grazie, ingegnere. Ha chiesto di intervenire la consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Qui, ingegnere, rispetto all'Ospedale della Piana, siamo sicuramente più avanti - lo segnalava anche lei -, ma la richiesta è su questi lavori a stralcio: quanto impiegheranno a essere realizzati se tutto dovesse andare senza ulteriori intoppi? E quando si metterà mano, invece, alla costruzione della struttura ospedaliera?
GIDARO Pasquale, dirigente del Settore edilizia sanitaria e
investimenti tecnologici
La realizzazione delle opere stralcio va in continuità con la realizzazione dell'edificio ospedaliero, quindi, con la consegna dei lavori partono i circa tre anni previsti dal contratto, dall'atto aggiuntivo per la realizzazione dell'opera. Si tratta di opere che, a partire da gennaio, viaggeranno in parallelo con la realizzazione dell'opera principale.
Lo avevo già preannunciato: gennaio, se si riuscirà ad ottenere l'approvazione in linea tecnica del progetto esecutivo entro il mese di dicembre, al massimo ai primi di gennaio, poi ci sarà una fase di riequilibrio del PEF, per effetto delle ulteriori varianti intervenute sul progetto esecutivo, ma conto entro la fine del mese di gennaio di potere poi dare l'avvio ai lavori, alle fondazioni dell'edificio ospedaliero.
In ogni caso la realizzazione dell'opera è prevista in circa tre anni.
Ringraziamo l'ingegnere Gidaro.
Passiamo al secondo punto all'ordine del giorno, proposta di provvedimento amministrativo numero 133/12^ di iniziativa dei consiglieri Bevacqua, Alecci, Billari, Bruni, Iacucci, Mammoliti, recante: “Proposta di legge al Parlamento concernente: “Sostegno finanziario al Sistema Sanitario Nazionale a decorrere dal 2023”.
Sono invitati i consiglieri proponenti: Bevacqua, Alecci, Iacucci, Mammoliti; il dirigente generale del Dipartimento tutela della salute e servizi sociosanitari, dottor Tommaso Calabrò, che delega in rappresentanza del Dipartimento il dottor Angelo Vittorio Sestito, dirigente del Settore bilancio del Sistema sanitario regionale, monitoraggio dell'andamento economico delle Aziende sanitarie e controllo di gestione patrimonio. Grazie al dottore Sestito.
Con la proposta di provvedimento amministrativo – intanto ringraziamo il consigliere Mammoliti - in discussione, recante una proposta di legge di iniziativa regionale al Parlamento concernente il “Sostegno finanziario al Sistema Sanitario Nazionale a decorrere dal 2023”, i proponenti mirano sostanzialmente ad incrementare in maniera stabile, il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale e a modificare la disciplina in materia di spesa per il personale degli Enti e del Servizio sanitario nazionale delle Regioni.
Diamo subito la parola a uno dei consiglieri proponenti, la consigliera Bruni, che andrà a relazionare sulla proposta di legge.
Prego, consigliera Bruni.
Grazie, Presidente. Riscontriamo la disponibilità di questa Commissione e, comunque, del Consiglio regionale a discutere questa proposta legislativa che, come Partito Democratico, stiamo portando in varie Regioni d'Italia, perché riteniamo questa problematica della sanità sia una problematica importantissima ed enorme non solo per la Regione Calabria, che si trova ad essere commissariata da un tempo infinito e con enormi problemi, ma qualsiasi Regione d'Italia, anche la più avanzata, ha tristemente grandissimi problemi legati al definanziamento ormai storico, perché sono anni che questo nostro Sistema sanitario nazionale viene definanziato, tranne che nel momento in cui il Covid, purtroppo per noi, ha dato l'avvio a questa drammatica pandemia. Allora, il Governo e, in particolare, il Ministro della salute impressero una svolta importante e, in quel momento, il finanziamento del SSN era pari al 7,5 per cento del PIL.
Ora,
il tema di mantenere un Sistema sanitario nazionale pubblico, come è nato con
la famosa e fatidica legge numero 833 e, poi, le successive che hanno normato
variazioni, è importantissimo per i cittadini italiani, perché la nascita del SSN
pubblico ha permesso realmente che l'Italia intera divenisse famosa per la
qualità del Sistema sanitario e, soprattutto, per la possibilità che qualunque cittadino,
povero e no, avesse uno riscontro di qualità nelle varie regioni e nei vari
luoghi che questo SSN disegnava tra ospedali e medicina territoriale.
Nel
tempo questa difficoltà si sta acuendo sempre di più e la mancanza – soprattutto
proprio dopo la pandemia e il Covid – di tutta una serie di possibilità che
avrebbero dovuto essere seguite, ci ha portato come Partito a presentarla, ma
insieme anche agli altri Partiti, perché questa proposta legislativa è stata
approvata anche, appunto, in Regioni come il Piemonte che hanno una guida di
destra e il relatore è stato il relatore di maggioranza, l'onorevole Stecco.
Dico
questo perché ritengo che il tema della sanità, lo abbiamo sempre detto, vada
portato avanti da parte di una politica ampia che ha a cuore il benessere della
collettività.
Su
cosa si basa, quindi, questa nostra proposta legislativa? Su due elementi
centrali: uno, quello del raggiungimento del 7,5 per cento del PIL come
finanziamento; due, l'eliminazione di quel dramma che è stato e continua ad
essere il tetto dell'assunzione del personale.
È
inutile nascondere che questo, in particolare per la nostra terra di Calabria
assieme al commissariamento, ha determinato e causato questa tragedia
esistenziale di mancanza di medici, perché, se poco abbiamo risparmiato, lo abbiamo
fatto sulla pelle dei colleghi che sono andati in pensione, personale che non è
stato più rinnovato.
Una
volta esistevano i congedi anche per maternità e il medico assente per tale
motivo veniva sostituito. Una cosa del genere non esiste più e neanche che un
medico possa entrare al posto del collega, qualora quest’ultimo abbia delle
problematiche sanitarie importanti tali da raffigurare un lungo periodo di
sospensione lavorativa e così via.
Soprattutto
è mancato il ricambio e, quindi, la freschezza di giovani anche motivati a entrare a lavorare.
Via via questa spoliazione ha causato, ovviamente, nelle Regioni del Sud gravi
e maggiori problemi rispetto a quelli delle Regioni del Nord che, spesso e
volentieri, hanno anche un numero maggiore di Università, un ricambio maggiore
e, certamente, anche strutture, per esempio, di ricerca e assistenza come gli
IRCS – in Calabria mancano totalmente, tranne la piccolissima IRCA di Cosenza,
che, comunque, non è autonoma, ma dipende da Ancona – che entrano anche con
altri sistemi all'interno dei servizi del panorama sanitario.
Il
Partito Democratico ha, dunque, ritenuto che questa fosse una strada da seguire
per esprimere al Governo nazionale, da parte di tutti i Consigli regionali
d'Italia, di maggioranza e opposizione, quindi, di diversi colori politici,
l’idea che il Sistema sanitario nazionale vada rafforzato e assolutamente
protetto. La protezione del Sistema sanitario pubblico e, quindi, nazionale, è
la garanzia della vera democraticità in un Paese che si sta impoverendo da un
punto di vista economico e in cui il gap - soprattutto testimoniato del resto
da 100.000 documenti che escono fuori dalla SVIMEZ, a CERGAS, per cui chiunque
insomma vada a valutare, non vede altro che questa forbice mostruosa - si sta
continuando ad amplificare e ampliare tra il Nord e il Sud e questo non è
chiaramente tollerabile.
Quindi,
è importante avere una bandiera comune, che è il finanziamento del Sistema
sanitario pubblico, e dare la possibilità a tutte le regioni d'Italia di
ricominciare a lavorare dal pubblico, per evitare anche tutto quello che tutti
noi condanniamo: queste deviazioni poco etiche anche da parte di organizzazioni
che nascono mercificando il lavoro di tanti colleghi che, invece, restano a
lavorare nel pubblico con i bassi stipendi che si hanno nel pubblico; oggi un anestesista guadagna in una settimana
quello che probabilmente il suo collega omologo guadagna in tre mesi e tutto
questo è stato generato, purtroppo, perché non è stata seguita la linea
dell'investimento sul SSN.
Quindi,
offriamo – vi ringraziamo anche per la disponibilità che è arrivata in
primis dal Presidente del Consiglio, che è stato interessato a questa
situazione – questa proposta di legge come riflessione e ci auguriamo che possa
essere accolta non soltanto dalla Commissione, ma portata all’attenzione del
Consiglio.
Le
Regioni che l’hanno già approvata sono, appunto, il Piemonte, l'Emilia, la
Toscana. Oggi è all’esame del Consiglio regionale delle Marche, in cui è stata
già approvata, appunto, nella Commissione sanità.
Non
so se il collega Mammoliti ha voglia di aggiungere qualche cosa; ho voluto
essere rapida e sintetica.
Grazie,
consigliera Bruni.
Prima
di passare la parola al responsabile del Settore, il dottore Sestito, che
ringrazio per la sua presenza, mi corre l'obbligo di fare alcune riflessioni
rispetto a questa proposta di legge che ho avuto modo di analizzare sia nella
sua relazione illustrativa sia anche nei suoi articoli di riferimento.
Ho
seguito l'intervento della consigliera Amalia Bruni. Se volessimo parlare
rispetto a quello che è stato negli anni il Sistema sanitario calabrese, la governance
o, tra virgolette, la non governance della sanità calabrese, ci sarebbe
veramente tanto da dire, perché pensiamo al
discorso del debito – dal quale è voluto partire il nostro presidente
Occhiuto nella qualità di Commissario ad acta, dove per anni ci si è nascosti
dietro un debito sanitario, portando ad un blocco totale del reclutamento del personale e degli
investimenti da effettuare nelle strutture sanitarie – che, poi, con la
ricognizione, nei fatti non esiste e, addirittura, sotto certi aspetti, abbiamo
anche una sorta di avanzo.
Penso
che la cosa più drammatica che si possa verificare in sanità è che i soldi non
siano spesi perché ciò significa che i cittadini hanno pagato, attraverso la
fiscalità, e quei soldi non sono stati poi spesi nel settore sanitario per
garantire quel diritto alla salute a cui spesso si fa riferimento.
Nell'andare,
comunque, ad analizzare questa proposta di legge, intanto, partiamo dal
contesto sul quale ambisce ad intervenire: è un contesto che conosciamo molto
bene, è il contesto che fa riferimento ad una domanda dei servizi sanitari e socio-sanitari che è in aumento per l'effetto del
progressivo incremento dell'invecchiamento della popolazione. È il Servizio
sanitario nazionale che oggi è sottofinanziato, rispetto a quelle che sono le
necessità delle popolazioni; è in affanno rispetto a quella che dovrebbe essere
la copertura dei costi delle Regioni, determinati in particolar modo dalla
recente pandemia.
Le
criticità di questo momento storico sono senza dubbio tali da chiamare tutte le
Istituzioni ad affrontare nuove sfide, che, naturalmente, si affrontano
attraverso delle battaglie politiche, così come stiamo facendo questa mattina.
Battaglie politiche da parte di tutti i suoi rappresentanti che possono essere
di maggioranza o di opposizione e tutto questo al fine di andare a pianificare
una programmazione di lungo periodo che possa garantire principi di offerta e
accesso universale ai servizi sanitari e socio-sanitari, così come è previsto
dalla Costituzione, e un intervento di riorganizzazione e innovazione che miri,
soprattutto, a migliorare le prestazioni e l'efficienza, che appare una cosa
imprescindibile e che per la Regione Calabria, proprio attraverso la
rivoluzione dell'emergenza-urgenza che sta attuando, fortemente voluta dal
presidente Occhiuto, rappresenta, ritengo, un tassello importantissimo.
Allora,
il sostegno per poter perseguire queste finalità non manca di due aspetti: da
un punto di vista normativo, il decreto del Ministero della salute numero 77
del 23 maggio 2022, “Regolamento recante la definizione di modelli e standard
per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Sistema sanitario nazionale”,
ha, infatti, definito il modello organizzativo per l'assistenza di prossimità
per la popolazione di riferimento, un luogo fisico di facile individuazione, al
quale i cittadini potranno accedere per la necessità di assistenza sanitaria,
socio sanitaria e sociale; da un punto di vista economico finanziario abbiamo
la missione 6 “Salute” del PNRR, che ha previsto e messo a disposizione risorse
finanziarie per investimenti infrastrutturali e tecnologici diretti a
rafforzare l'offerta e la qualità dei servizi, promuovendo un approccio sempre
più integrato tra sanità e sociale.
È
innegabile che tali risorse non siano sufficienti per vincere le enormi sfide
alle quali siamo chiamati, però ritengo che una proposta di legge che ambisce a
risolvere i problemi della sanità semplicemente mettendo più soldi che, ripeto,
sono necessari, motivando che il fondo sanitario è insufficiente rispetto al
PIL, non è a mio avviso, - poi, naturalmente è una riflessione che affido a
tutta la Commissione - la strada da seguire, perché i problemi della sanità
ritengo, cari colleghi, non si risolvano soltanto mettendo più soldi e il
passato ce ne dà una dimostrazione.
I
problemi della sanità si risolvono, a mio avviso, adottando modelli
organizzativi migliori e questa è la strada che sta perseguendo il presidente Occhiuto
e con la proposta in discussione, così
come diceva la consigliera Bruni, che è stata presentata identica rispetto alle
altre Regioni, copiando naturalmente tutti gli studi che sono stati condotti in
merito a livello nazionale, si chiede, invece, di mettere più soldi, di
incrementare il Fondo sanitario allineandolo al PIL, così avvicinandolo alla
media degli altri Paesi europei.
Questo
stato di cose ritengo che sia già noto al Governo e non ha alcuna logica che
venga ribadito in una proposta di legge.
La
proposta di legge, quindi, sarebbe utile, a mio avviso, se fosse stata proposta
una soluzione alternativa, poiché, tra l'altro, non può determinare
distoglimento di risorse da altre destinazioni – per giunta incerte – per destinarle
alla sanità. Infatti, nell'articolo 3, che definisce la copertura finanziaria
dei gravami economici derivanti dall'attuazione della legge, si evidenzia che
agli oneri connessi si provvede a valere sulle maggiori risorse derivanti dalla
crescita economica prevista dai documenti di programmazione economica e
finanziaria, specificando che “qualora la crescita programmatica prevista
non garantisca le risorse necessarie alla copertura
finanziaria degli oneri della legge, vengono individuati e resi operativi
meccanismi e misure aggiuntive di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale
e contributiva”; una copertura, di fatto, inesistente o perlomeno
aleatoria, perché non è ben definita.
Quindi,
ritengo che questa proposta miri soltanto a sponsorizzare la tesi che il Fondo
è sottodimensionato e a consentire di poter dire domani che anche la Regione ha
chiesto al Governo di allineare il Fondo al PIL, tra l'altro assumendo che
l'inadeguatezza del Fondo sia dovuta ad un legame con il PIL, dove nei fatti
non è così. Se il Fondo è inadeguato non è perché è legato al PIL, ma perché
Regioni chiudono in disavanzo ed è con questo che si dovrebbe motivare una
richiesta di maggiori risorse, non – ripeto – con il vincolo al PIL.
Un'iniziativa
politica condivisa che possa essere da stimolo al Parlamento affinché
garantisca una maggiore tutela del Sistema sanitario pubblico potrebbe essere,
a mio avviso, più efficace rispetto, invece, ad una proposta che, in questo
momento, va praticamente nella direzione di inadeguatezza rispetto a quella che
dovrebbe essere la richiesta dell'incremento del Fondo sanitario. Grazie.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Laghi. Ne ha facoltà.
Cercherò
di essere il più breve possibile, ma ci sono diversi spunti di interesse.
Mi
pare che, in realtà, questa proposta voglia aprire degli aspetti - ovviamente,
come si fa a non essere d'accordo all’aumento del finanziamento del Sistema
sanitario, questo è lapalissiano - però, tuttavia, mi sembra che il format
regionale su base nazionale rischi fortemente di non essere adeguato alle
specifiche necessità regionali.
Questo
riporta a un obiettivo che dovrebbe essere, a mio parere, diverso, cioè, visto
che ci sono delle prove solari dell’incapacità dei Sistemi sanitari regionali a
rispondere alle esigenze delle popolazioni, tanto che si è arrivati
oggettivamente a piani di offerta sanitaria sostanzialmente diversi fra nord,
centro e sud, con vere e proprie gabbie salariali, non previste dalla normativa,
ma, di fatto, esistenti fra meridione e settentrione, è chiaro che il discorso
non può essere articolato unicamente dal punto di vista politico.
Credo
che questo mio intervento scontenterà entrambe, però. Da una parte, è
ragionevole ritenere che in qualche modo la spesa sanitaria sia collegata e
collegabile al PIL e, se l'Ocse suggerisce una omogeneità di spesa attestata
sul 7,5 per cento, anche quello, a mio parere, è ragionevole perseguirlo, anche
perché il finanziamento del Sistema sanitario - mi viene un sorriso amaro a
definirlo nazionale - è oggettivamente inadeguato perché, ancorché di volta in
volta aumentato, non è certamente aumentato percentualmente per come dovrebbe e
per come la realtà richiama.
Si
tratta, quindi, di una proposta di legge, secondo me, apparentemente tecnica e amministrativa,
ma sostanzialmente politica. Allora, se di politica dobbiamo parlare, non c'è
dubbio che, come anche il Covid ha dimostrato, c'è un fallimento dei Sistemi
sanitari regionali e l'oggettiva necessità di rifarsi a un Sistema sanitario
nazionale unico che, come l'organizzazione dell’istruzione rende uno Stato
omogeneo e coeso.
Come
si fa a non essere d'accordo anche con l'eliminazione del tetto delle
assunzioni? È tutto quanto collegato al finanziamento e quant'altro, ad aspetti
sostanzialmente economici.
Come
si fa a non essere d'accordo con un Sistema sanitario pubblico che aveva fatto
del nostro Paese uno di quelli all'avanguardia a livello mondiale dell'offerta
sanitaria?
Di
fatto, negli ultimi decenni, - quindi, con delle responsabilità trasversali, - questo
Sistema sanitario nazionale pubblico è stato oggettivamente destrutturato a
vantaggio del Sistema sanitario privato che, poi, ha dato cattiva prova di sé
proprio con la cartina tornasole del Covid. Quindi, ci avviamo, ahimè, temo,
verso un regionalismo differenziato che porterà al ritorno a un Sistema
sanitario nazionale pubblico efficiente del tutto impossibile.
Detto
questo, ritorno alla proposta di legge e concludo.
Questa
proposta di legge mi sembra, assolutamente lodevole nelle intenzioni, ma un po’
un manifesto politico di appartenenza e di orientamento con delle evidenze che
non si possono non supportare. Il suo taglio è esplicitamente e segnatamente di
tipo economico finanziario e questa è la prima lettura. Da una legge che vuole
essere proprio incisiva dal punto economico finanziario mi aspetterei altro e
ribadisco che è squisitamente politica, giustamente, perché la gestione della
sanità in un Paese, in una Nazione, è fatta da scelte politiche che, peraltro,
finora sono stati deludenti, dall'uno e dall'altro versante.
Proprio
perché si tratta di una legge che pone un problema tecnico, non posso non
attestarmi anch'io proprio sulla vaghezza che è stata ricordata. Quando si fa
genericamente riferimento alle risorse derivanti dalla crescita economica
prevista dai documenti di programmazione economica e finanziaria non vuol dire
granché, non sono degli strumenti a cui fare riferimento e lo stesso richiamare
alternativamente elusione ed evasione finanziaria – è un cancro costante della nostra società che
nessuno è riuscito ad oggi a scardinare - rischia di porre questa legge,
seppure assolutamente lodevole nelle intenzioni, con una carenza
nell'articolazione tecnica, che dovrebbe, invece, essere il suo punto di forza.
Grazie.
Grazie,
consigliere Laghi. Diamo la parola al dirigente tecnico, il dottore Sestito. Prego.
Il
contributo che volevo dare è sui numeri, oltre che sull'impianto della norma,
che posso rappresentarvi e che possono essere utili per valutare sono questi.
Intanto,
i nostri risultati di esercizio: siamo partiti da un 2021 consuntivo
consolidato, che ci ha posto in un avanzo di 151 milioni; vero che in questi
151 milioni di avanzo che abbiamo avuto nel 2021 erano ricomprese le manovre
fiscali che, tendenzialmente, ammontano da 110 a 107 milioni, perché sapete che
il gettito non è sempre costante e poi arriva sempre con un po’ di ritardo, ma
dovrebbe essere assestato per il 2021 intorno ai 107 milioni. Quindi, in
sostanza, cosa significherebbe? Che il 2021, se vado a nettare dai 151 milioni
di avanzo che abbiamo avuto i 107 circa milioni di manovre fiscali - per manovre
fiscali intendo l'addizionale regionale che pagano i cittadini calabresi - diciamo
che nel 2021 continuavamo ad essere in avanzo. Cosa diversa, però, è successa
nel 2022, perché, a fronte sempre dello stesso gettito, chiamiamolo fiscale,
che abbiamo programmato a 110 per prudenza - non sappiamo se riusciremo di
nuovo ad avere quel maggior gettito, perché le tasse le paghiamo spesso in
ritardo, quindi, il gettito arriva con le cartelle esattoriali e, probabilmente,
spesso ci vogliono quei 2/3 anni di tempo per avere un gettito preciso - così calcolato
abbiamo chiuso il bilancio 2022 con un avanzo di 54. Ribadisco che, per la
prima volta, si tratta di un consolidato vero, perché negli anni passati
mancavano i bilanci completi delle due aziende più importanti della Regione
Calabria, dell’Asp di Cosenza e dell'ASP di Reggio Calabria; invece, nel 2022,
abbiamo avuto la possibilità con un DL di chiudere un bilancio 2022 anche in
assenza dei consuntivi approvati degli anni precedenti.
L'avanzo
si è notevolmente ridotto e nei 54 milioni di euro sono ricompresi i 110 sempre
delle manovre fiscali. Quindi, è chiaro che la matematica non è un'opinione, se
andassimo a nettare i 110 dai 54, il 2022 lo avremmo chiuso con un disavanzo
prima delle manovre fiscali.
Volevo
precisare che, però, il 2022 è stato caratterizzato da alcuni fenomeni anche
abbastanza straordinari, in particolare riguardo ai bilanci delle due aziende
importanti della Calabria, l’ASP di Cosenza e l’Asp di Reggio Calabria che, nel
ricostruire una situazione debitoria e anche dei fondi rischi che a Cosenza
erano stati oggetto di contestazioni da parte della Magistratura. Cosa è successo?
Che nel 2022 abbiamo avuto una riduzione di questo avanzo, anche per effetto
della ricostituzione dei fondi rischi che le due aziende hanno per la prima
volta determinato, perché non chiudendo i bilanci, da 12 anni circa Reggio
Calabria e da 5 anni circa Cosenza, non avevamo la quantificazione dei Fondi
rischi. Oggi noi abbiamo - ritengo- un Fondo rischi che stiamo valutando
analizzando i bilanci 2022 nella loro congruità, cioè, stiamo cercando di
capire se questo incremento dei costi… perché il Fondo rischi - come sapete -
non è un costo, però è finito nel bilancio e, finendo nel bilancio, ha
abbassato l'avanzo. Quindi, se io non avessi avuto questo Fondo rischi ingente
- incrementato nell'anno 2022 per la ricostituzione di tutti i contenziosi che
Reggio Calabria e Cosenza non avevano mai quantificato in maniera corretta -, probabilmente
avrei chiuso un avanzo - anche quest'anno - di 140 milioni die uro circa invece
è stato di 54 milioni di euro, proprio perché c'è stato un incremento quasi
doppio.
Abbiamo
avuto - tutti i bilanci sono stati già adottati dalle Aziende e sono presenti
sulle piattaforme ministeriali, quindi sono consultabili da tutti - un Fondo
rischi che si è quasi duplicato, siamo passati da 230 milioni di euro - se non
ricordo male - a 500 milioni. Quindi, è chiaro che abbiamo avuto una riduzione
del nostro avanzo, sempre mantenendo le risorse fiscali. Però, le risorse
fiscali non possiamo azzerarle fintanto che non dimostriamo di essere in
equilibrio, prima delle manovre, per almeno un certo numero di anni.
Detto
questo, vorrei darvi un altro dato sul 2022, che, secondo me, può essere utile
valutare: nel 2022 siamo stati beneficiari di un azzeramento della mobilità
passiva che non ha un valore economico anche se il MEF ha sempre sostenuto
questa tesi, ma per prudenza abbiamo sempre detto no. L'azzeramento della
mobilità significa che è come se non avessimo pagato, per l'anno 2022, 254 milioni
di euro circa di mobilità passiva, ma non è un vero regalo che ci ha fatto lo
Stato. Perché lo Stato cosa ha detto? Ha detto: “Io aiuto la Calabria, azzero
per un anno la mobilità passiva, questa però dovrà essere restituita dal 2026”.
Ancora non conosciamo bene le modalità, ma sicuramente dovremo restituirla con l’avanzo
che abbiamo adesso. Difatti, ritengo che, in modo prudenziale, non possiamo stabilire
che la mobilità passiva sia stata un regalo da parte dello Stato.
Un
altro dato - è oggetto della proposta – riguarda il personale: c'è la proposta
di superare il limite del costo del personale.
Sapete
che sul personale abbiamo questa mannaia, viene detto: “Non devi spendere, non
devi avere un costo superiore a quello che avevi nel 2004 meno l'1,4 per cento”.
Noi,
in effetti, questo limite non l'abbiamo mai superato, probabilmente anche per
incapacità delle Aziende di assumere. Assurdamente, saremmo entro il limite. Avremmo
anche possibilità di incrementarlo, però il limite del personale non si può
guardare in maniera isolata e questo lo spieghiamo anche ai nostri collegi
sindacali e alle Aziende. Non è sufficiente dire: “Supero il limite del
personale”, “Non lo supero”, devo guardare all'equilibrio generale. È vero che
quest'anno non abbiamo superato il tetto del personale, quindi, avremmo
capienza per assunzione rispetto al tetto del 2004, ma se vado a incrementare
il personale è chiaro che cambia l'equilibrio generale, quindi, probabilmente,
quei 54 milioni di euro di avanzo potrebbero essere assorbiti.
C'è
quasi un gioco di numeri. In effetti, abbiamo, rispetto al tetto del personale
quella che io chiamo “una riserva ricarica”. Assurdamente, sul personale,
potremmo anche spingere il tetto del 2004 - prendetelo con beneficio
d’inventario, perché i bilanci 2023 ancora non sono completi e quindi non ho un
numero preciso e anche il riparto è appena stato approvato - ma avremmo anche
una “riserva ricarica” di 40/50 milioni di euro. Quindi, potrei incrementare il
costo del personale di questo importo. Non servirebbe un intervento normativo
perché ho già questa possibilità. Però, il problema è che, se vado a
incrementare sul bilancio 54 milioni, è chiaro che assorbo i 54 milioni di
avanzo 2022 e potrei chiudere un bilancio in assoluto pareggio nel 2023.
Dati
sul 2023: ho dei numeri, ma ve li do sempre con un beneficio d’inventario, perché
sapete che, nel 2023, il riparto nazionale è stato incrementato - di poco ma è stato
incrementato - e per noi c'è stato un piccolo vantaggio in più. Quest'anno, nel
riparto nazionale, lo Stato cosa ha fatto? Non ha dato soltanto il riparto a
quota capitale, quindi al numero di abitanti delle nostre regioni, ma ha creato
un piccolo correttivo che pesa 0,75 e 0,75 del Fondo. Cosa sono questi due 0,75?
Sono il tasso di mortalità e il tasso di deprivazione; per deprivazione si
intende scolarizzazione, reddito e disoccupazione. Grazie a questo piccolo
fondo, che è stato ripartito con un criterio leggermente diverso, la Regione
Calabria ha beneficiato - ho fatto un conteggio così a spanne, ma dovrebbe
essere questo il dato finale - di circa 20 milioni di euro in più.
Quindi,
nel 2023, abbiamo avuto un piccolo incremento sul fondo di 20 milioni per
effetto di questi due indicatori: deprivazione e mortalità.
Però,
attenzione, nel 2023 è ripartita la mobilità passiva. Tutti pensavamo che la
mobilità passiva dopo il Covid si sarebbe attestata a quella che era stata
durante il periodo Covid - era quasi crollata -, ma la mobilità passiva che ci
comunicano dai dati tendenziali è di nuovo in crescita. Quest'anno sembrerebbe
che la mobilità passiva viaggi di nuovo intorno ai 300 milioni di euro.
È
vero che abbiamo un po’ di mobilità attiva, sono 30/35 milioni che la vanno a nettare,
ma comunque parliamo di 265 milioni di euro di saldo.
Non
voglio ancora dare numeri sul proiettato 2023, ma quest'anno è chiaro: il ripristino
della mobilità, che è tornata a livelli abbastanza alti, e anche l'aumento dei
costi del personale. Ecco, una cosa non vi ho detto, il personale sta
leggermente crescendo, ma ancora non ha raggiunto il limite consentito.
Se
avete qualche altra domanda, sono disponibile a rispondere. Grazie.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Grazie al dirigente Sestito, per questi dati.
Faccio
prima un commento su queste situazioni, sugli apparenti guadagni di questa
nostra terra di Calabria, incapace di spendere, e questo è un tema importante
che si ripercuote su tutte le Aziende e su tutti i cittadini e sulla sanità in
generale.
Spesso
mi sovviene la considerazione che, a volte, è come se annegassimo nei nostri
soldi perché non siamo capaci di spenderli. Diciamo anche che tutti gli
artifici che il presidente Occhiuto è riuscito ad avere mi creano non poche
preoccupazioni. È innegabile che il Governo nazionale sia stato vicino al presidente
Occhiuto come non era mai accaduto nella storia di questa terra e il presidente
commissario Occhiuto riesce ad ottenere una serie di passi importanti.
Lei
parla dei bilanci adottati dalle Aziende - chiaramente è più che vero e
certificato -, ma i bilanci, però, non sono stati approvati e avere chiuso la
partita fino al 2021 e quindi cominciato l'analisi dal 2022 è un artificio. È
un puro artificio, perché è evidente che un bilancio vero può essere approvato
solamente per il 2022, sapendo che cosa c'era nel 2021.
Dopodiché,
al di là di questa ridda di fondi, di soldi, il suo intervento mira a dire:
“Noi abbiamo dei soldi”.
Concordo,
mi sembra, con la Presidente sul fatto che non abbiamo necessità di soldi e che
la Regione Calabria potrebbe fare a meno di questo aumento, evidentemente.
Il
tema è il legame della percentuale al PIL, presidente Straface, perché i Paesi
dell'OCSE stanno sul 7,1 per cento per la sanità, in media, e noi in questo
momento siamo al 6,2 per cento del PIL. Questo significa investimenti
sottoterra per i nostri cittadini rispetto a quelli che stanno in altre regioni
d'Europa. Dopodiché la Francia, la Germania hanno addirittura il doppio di
investimento e questo fa qualità.
Il
discorso non è il lavoro della Calabria - la Calabria è certamente particolare
-, ma è vedere e avere una visione nazionale, perché il legame con il PIL
significa investimenti, significa futuro, significa quello che arriverà. Non è
il soldo assoluto, ma è la percentuale che garantisce, anche in Italia e
ovviamente anche nella nostra regione del Sud, di avere la possibilità via via
di mantenere degli investimenti e soprattutto di adeguarli. Perché
l'adeguamento è necessario? Perché noi siamo una popolazione, l'ha detto lei,
che sta invecchiando e questo invecchiamento non è un invecchiamento statico, è
un invecchiamento che cresce. Nel 2030, più del 24 per cento della popolazione
avrà oltre 65 anni e questo in Calabria è ancora più vero, proprio perché noi
mandiamo via i giovani. Il nostro tasso di invecchiamento è maggiore rispetto
alle altre regioni d'Italia e la denatalità pesa ancora di più.
La
creazione dei servizi: lei ha citato il DM numero 77, il PNRR Missione 6, dicendo
che si traducono in lavoro sui territori, ma questo è vero quando si ha
l'opportunità di avere, intanto, non solo la costruzione di case, ma
soprattutto messi dentro gli operatori. Le ricordo, presidente Straface, che il
PNRR Missione 6 non finanzia il personale - e lei lo sa bene -, sono
investimenti strutturali. Quindi, ammesso che si riesca ad arrivare - ancora
non sappiamo quali sono le Case di comunità, gli Ospedali di comunità e le COT
che sono stati tagliati, l'analisi non ce l'abbiamo - è anche vero che noi, al
massimo, costruiamo i muri o ristrutturiamo i muri che abbiamo, dopodiché non abbiamo
le persone dentro.
Quindi,
il tema dell’assistenza territoriale c'è tutto.
Il
fondo in Italia è comunque globalmente sottodimensionato. Il fatto che la
Calabria possa avere in questo momento un avanzo - come si è detto, lo stesso
dirigente lo ha sottolineato -, è una situazione apparente e questa storia
della spesa passiva è drammatica, perché le altre Regioni d'Italia vanno in
disavanzo per 10/20 milioni di euro, noi andiamo in disavanzo per 300 milioni
di euro.
Quindi,
avere delle risorse da investire in questa terra per creare strutture che
facciano una reale sanità, e non una sanità al ribasso, è fondamentale.
È
chiaro che si spera che la Regione vada sempre meglio e sempre più avanti e sia
sempre più capace di spendere, perché il tema è questo - mi fa piacere che ci
sia il dottore Sestito perché, tra l'altro, io ho chiesto un'audizione proprio
a lei come GSA, poi magari entreremo nel tema quando sarà il momento - mi
preoccupa la quantità di denaro che può gestire - che ha -, in questo momento, il
GSA con i trasferimenti che non arrivano alle Aziende. Perché non arrivano? Di
questo ne discuteremo quando sarà il momento.
Oggi
il tema, quindi, è lavorare per una visione di Sistema sanitario nazionale, non
solo o esclusivamente della Calabria. Penso che su questa visione dovremmo
ragionare e non solamente scendere nel particolare. È chiaro che gli errori
sono stati fatti da destra e sinistra, io stessa ho detto che questo
definanziamento del SSN parte da lontano - ci mancherebbe altro, chi non
riconosce questo? Saremmo proprio degli sciocchi a non vedere che cosa è
successo negli anni -, ma accanto a questa mancanza e questo definanziamento,
forse è il momento di arrivare con dei correttivi.
Vorrei
solamente leggervi - e con questo chiudo il mio intervento, perché è evidente
che, se questa Commissione non intende approvare questa legge, ha tutti i
numeri per farlo - le considerazioni che hanno fatto i vostri colleghi della
maggioranza della Regione Piemonte, cosa hanno detto sulla presentazione di
questa proposta legislativa. Alessandro Stecco della Lega dice: “Il
ragionamento che sottende alla legge è la crescita tendenziale delle richieste
di prestazioni sanitarie e sociosanitarie, a fronte di un servizio globalmente
sottofinanziato e ancora in affanno per la necessità di coprire i costi che
derivano proprio dalla pandemia. Da qui l'esigenza di destinare maggiori risorse
alla sanità per garantire a tutti il diritto alla salute”.
Il
tema è la garanzia di tutti che oggi non c'è più. Questa è la verità, perché il
ricorso alle spese private è stratosferico, l'out of pocket della nostra
Regione Calabria si attesta su oltre i 46 milioni di euro di spese che i nostri
cittadini hanno pagato non per le strutture convenzionate, ma per il privato privato.
Se
questo è considerato democratico, io resto allibita.
Leggo
un’altra considerazione del collega Alberto Preioni,
capogruppo della Lega della Regione Piemonte: “Sono sostanzialmente due le
modifiche previste da questa proposta di legge. La prima prevede di
incrementare la spesa sanitaria nazionale in maniera stabile e graduale - nessuno
dice immediatamente - avvicinandola alla media europea in cinque anni. La
seconda riguarda il superamento di limiti di spesa delle Regioni per il
personale degli enti del SSN, così da poter concorrere in modo autonomo al
fabbisogno sanitario, appunto, ognuno del proprio territorio regionale”.
Queste
sono le considerazioni che hanno fatto colleghi che appartengono alla vostra
maggioranza, non ho riportato quelli del Partito Democratico, dato che sarebbe
scontato che siano d'accordo, visto che è una nostra la proposta.
Continuo
a sottoporvi questa situazione perché il legame del 7,5 per cento al PIL è armonizzato
a quelle che sono le aspettative di vita e la necessità di creare dei servizi
sociosanitari sempre più aderenti. Si tratta, soprattutto, di investire su
quello che è il futuro della collettività, perché è evidente che la sanità di
oggi non sarà così tra due, tre anni, perché aumenteranno le spese dei farmaci.
Siamo
di fronte a un'enorme crescita dei biologici, che costano tantissimo, ma stanno
riducendo quelle che sono le spese per l'assistenza ai pazienti neoplastici.
Oggi non si muore più, per fortuna, perché abbiamo delle terapie biologiche per
la stragrande maggioranza dei tumori che agiscono in maniera straordinaria, ma
questi, presidente Straface, sono costi altissimi. Avremo, nel giro di qualche
anno - sono stati già approvati negli Stati Uniti -, i farmaci contro la
demenza e la malattia di Alzheimer. Sono farmaci biologici e saranno dati
solamente alle persone che hanno una forma iniziale, ma per scegliere chi sono
i soggetti e i pazienti che potremmo trattare avremo bisogno di
un'organizzazione sanitaria talmente profonda e talmente importante che nemmeno
il 7,5 per cento sarà sufficiente.
Questo
per dire che, rispetto alle sfide del futuro, non è solo il discorso dell'oggi
o della Regione Calabria, è un discorso di proiezione in un futuro di una
collettività che ha bisogno di essere tutelata in tutte le sue fasce sociali,
perché, io e noi del Partito Democratico, non possiamo assolutamente accettare
che si possa curare solo chi ha i soldi.
Ha
chiesto d’intervenire il dirigente Sestito. Ne ha facoltà.
Non
sto dicendo che un maggior finanziamento non farebbe comodo, anzi, sarebbe eccezionale,
anche perché, come ha detto prima, quest'anno la mobilità passiva è cresciuta,
quindi, sicuramente, quest'anno il risultato non sarà allineato agli avanzi
degli anni precedenti.
La
cosa che voglio dire, però, è: puntiamo su aumentare il finanziamento e ridurre
la mobilità. È chiaro che, se riduco la mobilità, aumento i costi, perché - non
c'è un dato preciso - quando sposto la mobilità, è vero che pago le altre
Regioni, ma non spendo per tanti farmaci e tanti dispositivi, quindi riduco. Preferisco
spenderli io quei soldi e non farli spendere.
Non
volevo essere frainteso, magari arrivassero! Ma siccome ai Tavoli ministeriali
ci bacchettano sempre perché non spendiamo i soldi, non vorrei continuassero a bacchettarci
dicendo: “Non spendete i soldi che vi diamo”.
Un'altra
piccola precisazione, mi consenta, poi sarà magari oggetto di un ulteriore
dibattito di discussione.
In
GSA (Gestione sanitaria accentrata del Dipartimento Tutela della salute), tutta
quella massa di denari che abbiamo - le assicuro - sono tanti progetti che
hanno una storia. Ho visto residui passivi in GSA che hanno un'anzianità di 15
anni. Tutti progetti finanziati con fondi a destinazione vincolata, perché in GSA
- le assicuro - un soldo di fondo corrente non c'è più e l'ha certificato anche
il MEF. Da un paio d'anni è cambiata la musica, stiamo distribuendo tutto. Nei
conti correnti delle Aziende sanitarie le anticipazioni, questo mese, sono a
zero. Nessuna Azienda è più in anticipazione, tranne una sola ASP - non lo dico
- che ha una piccola difficoltà finanziaria, tutte le Aziende hanno azzerato. Quindi,
noi i soldi correnti li diamo tutti. Certo, facciamo fatica delle volte a dare
i fondi vincolati perché, se vengono destinati a un progetto che non viene realizzato,
non possono essere erogati altrimenti la Corte dei conti dice: “Perché hai dato
il progetto per il recupero della lista d'attesa, se poi le liste d'attesa non
sono state recuperate?”
Noi,
delle volte, facciamo anche delle piccole forzature e anticipiamo i soldi.
Addirittura, abbiamo anticipato dei fondi degli obiettivi di piano - cerco di
non essere troppo tecnico su tutti quelli che sono fondi a destinazione
vincolata -, però poi abbiamo bisogno che le Aziende spendano questi soldi in
maniera corretta, altrimenti potremmo avere l'effetto contrario. Solo questo
volevo precisare.
Ha
chiesto di intervenire l'onorevole Mammoliti. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Colleghi consiglieri, buongiorno a tutti.
Mi
permetto d’intervenire per fare un'osservazione di natura politica, perché la
consigliera Bruni credo che abbia espresso in maniera molto appropriata i
contenuti di questo provvedimento legislativo che, come è stato detto, anche
altre Regioni hanno approvato.
L'approccio
alla problematica deve essere universale, a prescindere dall'appartenenza
politica, sapendo che c'è un contenuto legislativo, ma anche una scelta di
linee politiche, è chiaro. Nel Paese, ormai da anni, vi è la politica dei tagli:
quello lineare che ha portato il Paese ad avere sul Sistema sanitario pubblico
nazionale qualcosa di meno 37 miliardi di euro e uno politico, invece, che
punta all'investimento nel sistema pubblico. Parliamoci chiaramente.
È
chiaro che sono due linee politiche, non partitiche, agli antipodi.
Questo
è stato l’andamento nel corso degli anni fino al Covid sostanzialmente, perché
poi l'aumento della spesa è stato determinato da questo evento così drammatico
che nessun Piano pandemico, purtroppo, aveva previsto; Piano che non era stato aggiornato,
come avrebbe dovuto, però a volte, come dicono alcuni economisti, anche dalle
disgrazie si può trarre un'opportunità.
Condivido
– considerazione che mi permetto di aggiungere al dibattito molto positivo e garbato
che si è sviluppato – che non è un problema solo di risorse, ma di modello
organizzativo, di appropriatezza, di necessità di cambiare l'approccio del Governo
al Sistema sanitario. Però è chiaro che una diminuzione della spesa per il Servizio
sanitario nazionale collegata al PIL significa 2
miliardi di euro in meno, che non si traduce in un aspetto solo tecnicistico. È
un aspetto concreto, 2 miliardi in meno significa che il Servizio sanitario
nazionale avrà 2 miliardi in meno con delle ricadute anche a livello dei
trasferimenti regionali.
Mi
permetto di offrire questa considerazione perché, secondo me, un
approfondimento politico su questo testo sarebbe utile anche per sollecitare, a
prescindere dall'appartenenza politica, il Governo nazionale. Anche perché -
non io - il Presidente della Repubblica, al Festival delle Regioni, ha parlato del
Servizio sanitario nazionale come patrimonio prezioso da difendere.
Vorrei
aggiungere, oltre alle considerazioni della collega Bruni, che il presidente
Occhiuto nell'appuntamento a Torino ha ripreso le parole del presidente
Mattarella dicendo: “Il Capo dello Stato ha detto quello che pensano tutti,
anche i cittadini”.
Quindi,
come vediamo, nel merito, pone delle questioni pregnanti di rilevanza
strategica, organizzativa e di appropriatezza alla problematica del Sistema
sanitario. Poi, capisco il senso di appartenenza, però questo provvedimento è
uno sprone positivo verso il Governo - in questo caso formato da alcune forze
politiche, ma avrebbe potuto essere formato anche da altre - per dire: “Attenzione
che sul Sistema sanitario, sulla sanità pubblica, dobbiamo avere un approccio
come quello che abbiamo avuto durante la fase della pandemia”. Come sappiamo,
la pandemia non è una parentesi della nostra vita e il Sistema sanitario non è
più esclusivamente un pezzo dello Stato sociale, ma è uno strumento di competitività
e sicurezza del Paese.
Quindi,
questo provvedimento mira a cogliere questi obiettivi strategici che, secondo
me, non dovrebbero essere valutati dal punto di vista dell'appartenenza
politica. Grazie, Presidente.
Se
non ci sono altre richieste di parola, faccio una breve riflessione rispetto
agli interventi.
Intanto,
vorrei ringraziare il dottore Sestito per averci dato un quadro chiaro,
dettagliato dal punto di vista economico finanziario. In particolar modo, dal
suo intervento viene fuori un'inversione di tendenza, in questi 24 mesi – dico
24 mesi, perché il governo della sanità calabrese da parte del presidente
Occhiuto è di solo 24 mesi rispetto al periodo precedente -, della governance
della sanità calabrese, che mette in risalto come elemento principale la ricognizione
del debito e la presentazione dei bilanci dell'ASP. Se pensiamo che Reggio
Calabria non presentava un bilancio da 12 anni e Cosenza da 8 anni, sappiamo
bene che se non partiamo da quelli che sono gli
strumenti contabili e finanziari, non si può partire con una vera e propria
programmazione sanitaria.
Tutto questo, ripeto, è stato fatto in 24 mesi e, in soli 24 mesi, è stata avviata anche una programmazione degli interventi strutturali e tecnologici nei presidi ospedalieri.
Non è un caso, consigliera Bruni, se, finalmente, negli Ospedali stanno arrivando apparecchiature per eseguire TAC e risonanze, ecografi, e tutta una serie di interventi – ripeto - strutturali e tecnologici, che non si vedevano da tantissimi anni. Come, anche, la forte attenzione dedicata dal presidente Occhiuto al personale: dobbiamo ricordare le stabilizzazioni che sono state fatte o anche i reclutamenti: sono stati stabilizzati 2589 infermieri, tecnici e OSS e 1044 figure dirigenziali e questo ha rappresentato una svolta importante nella sanità calabrese.
Per quanto riguarda la riduzione della mobilità, il dato fa riferimento all'anno della pandemia, in cui è stato fisiologico, dottore Sestito, che nessuno si sia spostato per andarsi a curare fuori regione. È normale che il dato della mobilità sia leggermente inferiore rispetto a quello dell'anno successivo. Nessuno ha detto che non servono risorse finanziarie oppure che i tagli effettuati siano cosa gradita da parte di questa maggioranza, nella maniera più assoluta.
Però - riprendo le parole dell'intervento del consigliere Laghi - questa è una proposta di legge, consigliere Mammoliti, e sarebbe opportuno, forse, rivederla perché, così com'è impostata, può dare l'impressione di essere un manifesto politico. È una battaglia che non deve avere colori politici, è una battaglia che deve appartenere a tutti e a noi che, in questo momento, comunque, rappresentiamo delle figure istituzionali, in particolar modo la Commissione sanità.
Sarebbe opportuno rivederla anche con il coinvolgimento di tutti i Capigruppo proprio per garantire un taglio diverso, ma soprattutto per calarla in una realtà che, come diceva il consigliere Laghi, è completamente diversa da altre Regioni. Non possiamo paragonare la sanità della Regione Piemonte alla sanità della Regione Calabria, si presenta in una situazione completamente diversa.
Da parte di questa Commissione c'è - ritengo anche da parte del presidente Occhiuto che lo ha affermato in molte sue dichiarazioni - la volontà di dire “effettivamente il taglio non va bene”, però cerchiamo di dare a questa proposta di legge una impronta diversa. Addirittura, penserei, più che a una proposta di legge, alla presentazione di una mozione che parta dall'intero Consiglio regionale, con una indicazione diversa rispetto a quella strutturata in questa proposta di legge.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Apprezzo la volontà, presidente Straface, di mettere mano a questa proposta legislativa anche con la Conferenza dei capigruppo; mi sembra, certamente, utile e importante.
La mozione penso che non abbia lo stesso peso e lo stesso valore, per quanto importante possa essere, ma sulla specificità della situazione calabrese, che certamente non nego, ci mancherebbe altro!
L'opportunità però, data da questi due punti che sono, ribadisco, il 7,5 per cento del PIL e l’eliminazione della spesa per il tetto per il personale, mi corre l'obbligo di sottolineare che un paziente è un paziente in Calabria ed è un paziente in Lombardia, ma anche in Trentino-Alto Adige, quindi, la specificità contestuale può solo danneggiare la Calabria e a maggior ragione avere necessità di fondi ancora maggiori.
Come del resto il dottore Sestito sottolineava, la piccolissima quota che è sembrata un'elemosina in Conferenza Stato-Regioni - io credo che lo sia – identificata in questo 0,75 per cento, quindi meno dell'1 per cento, è una cosa assolutamente vergognosa. È stato preso in considerazione il criterio della nostra fragilità sociosanitaria ed economica ed è vergognoso perché noi siamo la Regione d'Europa col PIL più basso e perché la nostra povertà è quella che è: povertà economica, povertà educativa, qualsiasi tipo di povertà, qualsiasi tipo di fragilità, qualsiasi tipo di malattia, di comorbilità che noi abbiamo è al massimo, perché siamo i più malati, perché siamo i più poveri e i meno consapevoli, perché il livello di educazione scolare è il più basso d'Italia e dovremmo essere accompagnati dai Governi in una maniera profondamente e completamente diversa; i Governi ci hanno devastato perché i 14 anni sono stati voluti da Governi di tutti i tipi.
Quindi, presidente Straface, sono assolutamente d'accordo, il mio è un discorso di natura politica con la “P” maiuscola che deve prescindere soprattutto dai partiti; è un richiamo, invece, alle necessità di questa terra talmente particolare che, forse, non ci possiamo permettere di stare fuori da quello che è un gioco, tra virgolette; chiaramente mi permetto di definirlo gioco di movimento che sta nascendo in tutte le Regioni d'Italia e che spinge il Governo, che in questo momento è della Meloni ma potrebbe, come giustamente diceva il collega Mammoliti, essere di altra natura. Questo non cambia perché stiamo entrando nel merito delle cose e il merito delle cose è quello di salvare un sistema sanitario pubblico - ribadisco pubblico - che ha necessità di essere utilizzato da chiunque, dal più povero al più ricco. Questo fanno la democrazia e la correttezza! È davvero una Nazione che merita la “N” maiuscola, mentre in tanti anni, purtroppo, questa N maiuscola mi sa che come Italia la stiamo perdendo.
Quindi, il mio è un richiamo ad una battaglia che ci deve vedere insieme. Abbiamo dato tante volte la disponibilità al presidente Occhiuto di lavorare in tutte le maniere possibili e immaginabili su questo tema della sanità; ci piacerebbe che le cose fossero maggiormente condivise, lo abbiamo sempre detto, perché questa è una battaglia dei cittadini di questa nostra terra.
Gli riconosco le capacità, gliele ho riconosciute le capacità, per molti artifizi non sono d'accordo perché penso che poi li paghiamo, così come pagheremo, anzi dal 2026, se poi si candiderà e sarà ancora lui il Presidente della Regione, si ritroverà a pagare l'ira di Dio. Voglio vedere da dove li tiriamo fuori, poi, i soldi di tutta la mobilità passiva che nel frattempo è aumentata. Voglio vedere come lo ricostruiamo davvero il disavanzo, non il debito, il disavanzo dell’ASP reggina, dell'ASP di Cosenza. Stiamo approvando bilanci che sono da questo momento in poi go on, go straight, non precedenti.
E, quindi, questo crea delle difficoltà, non nascondiamole, ma, se c'è una logica all'interno di questa situazione, ci sta bene, comunque. Noi vogliamo che i cittadini calabresi abbiano finalmente una sanità; lo vogliamo tutti, vogliamo soprattutto che sia cancellato l'istituto del commissariamento perché, presidente Straface, è quello che ci sta mandando alla morte.
Voglio solo però ricordare una cosa: nel 2009, quando c'era il presidente Scopelliti, siamo entrati in commissariamento e il presidente Occhiuto faceva parte di quella Giunta.
Grazie, consigliera Bruni.
Ringraziamo, intanto, il dottore Sestito per averci dato la possibilità di venire a conoscenza di molti dati tecnici. Grazie mille.
Rinviamo la trattazione per ulteriori approfondimenti e l’apertura dei termini per la presentazione degli emendamenti.
(La Commissione
rinvia)
Passiamo alla proposta di legge numero 134/12^ di iniziativa del consigliere Mammoliti, recante: “Modifica articolo 14, comma 3, della legge regionale del 19 Marzo 2004, numero 11 - Piano regionale per la salute 2004/2006”.
Sono invitati: il consigliere proponente Mammoliti; il dirigente generale del Dipartimento tutela della salute e servizi sociosanitari, Tommaso Calabrò, che delega in rappresentanza del Dipartimento, il dottore Sestito, dirigente del Settore bilancio, monitoraggio dell'andamento economico delle aziende sanitarie e controllo di gestione patrimonio.
La proposta di legge numero 134/12^ sottoposta oggi in prima lettura al vaglio del merito da parte di codesta Commissione, mira a modificare il comma 3, dell'articolo 14, della legge regionale del 19 marzo 2004, numero 11, che disciplina il Piano regionale per la salute 2004/2006, con l'obiettivo di contribuire all'abbattimento delle liste d'attesa delle aziende sanitarie del Servizio Sanitario Regionale.
Cedo la parola al consigliere proponente per l'illustrazione. Prego, consigliere Mammoliti.
Grazie, Presidente. Saluto i colleghi consiglieri.
Farò una lettura della relazione illustrativa e poi, se mi permettete, anche una considerazione più squisitamente di natura politica.
La presente proposta emendativa, come è stato detto, mira a modificare il comma 3, dell'articolo 14, della legge regionale del 19 marzo 2014, numero 11 - Piano regionale per la salute 2004/2006.
Vi è, infatti, che gli utenti della sanità calabrese sono, purtroppo, costretti ad attendere tempi lunghi per sottoporsi ad esami medici e clinici nonché ad interventi chirurgici.
Tutto ciò incide negativamente sull'effettività del diritto alla salute sussistente all'interno della Regione Calabria.
Inoltre, a causa dei tempi lunghi di attesa, moltissimi pazienti calabresi si vedono costretti a varcare il confine regionale per sottoporsi ad esami medici e clinici nonché ad interventi chirurgici presso strutture sanitarie site al di fuori della Regione Calabria e tutto ciò determina una, come è stato detto, significativa mobilità passiva con esborso di denaro da parte della Regione Calabria in favore delle altre Regioni in cui i pazienti calabresi sono costretti, purtroppo, a recarsi per motivi di salute.
In ragione di quanto sopra, con le modifiche normative proposte, il Presidente della Regione, della Giunta o il Commissariato ad acta - quest'ultimo, naturalmente, fino a quando la Regione sarà sottoposta al Piano di rientro - nell'adozione del provvedimento di nomina dei direttori generali/commissari straordinari delle Aziende del Servizio Sanitario Regionale, dovranno assegnare a questi ultimi, tra gli obiettivi per lo svolgimento del ruolo, in via prioritaria, di procedere all'abbattimento dei tempi delle liste di attesa e all'abbattimento della mobilità passiva dei pazienti verso strutture sanitarie di altre Regioni.
Si prevede, inoltre, l'obbligo per il nominato direttore generale/commissario straordinario di relazionare, con cadenza semestrale, al presidente della Regione o al Commissario ad acta sull'attività svolta e con particolare riferimento agli obiettivi sopra indicati. Qualora, infine, il Presidente della Regione e della Giunta regionale o il Commissaria ad acta intendano procedere alla conferma del nominato direttore generale o commissario straordinario, nell'accertare il raggiungimento degli obiettivi assegnati, dovranno verificare, in via prioritaria, l'abbattimento dei tempi delle liste di attesa e della mobilità passiva dei pazienti verso strutture sanitarie di altre Regioni.
Il mancato raggiungimento di detti obiettivi comporterà da parte del Presidente della Regione e del Commissario ad acta una valutazione negativa.
La proposta di legge si struttura in 3 articoli: l'articolo 1 apporta “Modifiche all'articolo 14, comma 3, della legge regionale 19 Marzo 2004, numero 11”; l'articolo 2 reca la “Clausola di invarianza finanziaria”; e l'articolo 3 dispone “Entrata in vigore della legge”.
La legge non comporta oneri, per come si desume dall'articolo 2, quindi la presente legge reca disposizioni che non comportano nuovi o maggiori oneri finanziari per il bilancio regionale, stante il merito delle modifiche apportate alla legge interessata dall'intervento di modifica.
Presidente Straface, nel ringraziarla per aver inserito all’ordine del giorno questo provvedimento, mi permetto però di fare alcune considerazioni politiche.
Intanto, credo che sia preminentemente giusto, nei rapporti politici e istituzionali, su alcune problematiche, avere rispetto della funzione e dei ruoli e, poiché in Calabria stiamo procedendo alla discussione di provvedimenti legislativi in presenza di un commissariamento, per correttezza politica e istituzionale, vi informo che ho sottoposto la proposta anche all'attenzione del Commissario ad acta, che è il presidente Occhiuto. L'ho ritenuto un atto di dovere istituzionale e politico, perché è giusto che sottoponessi al Commissario ad acta, nonché Presidente della Regione, il contenuto di questo provvedimento; quindi, era giusto informare la Commissione di questo passaggio che ho ritenuto assai doveroso fare.
Dopodiché, Presidente, con lei ci siamo confrontati diverse volte, anche durante i lavori del Consiglio, abbiamo discusso più o meno sui contenuti di questo provvedimento e lei giustamente ha fatto presente - ho guardato e ho verificato – che alcune proposte di legge sono state assunte dai consiglieri Straface, Raso e Mattiani in merito a questa problematica relativa anche alle liste di attesa.
Naturalmente mi permetto di dire che sono dei provvedimenti che affrontano la stessa problematica, certamente, però la nostra proposta credo che miri a determinare in maniera più cogente l'esigibilità di questi due aspetti importanti del sistema sanitario calabrese per la discussione che abbiamo sviluppato pure in merito al primo punto e, cioè: l'abbattimento delle liste d'attesa e la diminuzione della mobilità passiva. Sono due elementi di grandissima criticità del Servizio Sanitario.
Probabilmente il mio testo punta ad avere un provvedimento cogente rispetto alla nomina dei commissari/direttori generali, cioè, chi viene nominato deve sapere che nel momento della valutazione della riconferma o degli obiettivi realizzati, il Commissario o il Presidente di Regione, valuterà in via prioritaria la realizzazione e l'attività prodotta su questi due aspetti che sono, secondo me, non solo importanti per l'esigibilità del diritto alla salute dei cittadini, ma anche fondamentali sia per un efficiente Sistema Sanitario regionale sia per le notevolissime ricadute di natura economica.
Naturalmente, Presidente - lo dico con molta franchezza e con la schiettezza che ci contraddistingue nella dialettica politica - se ci fosse stata la volontà di ragionarci, visto che questo tema almeno affronta la stessa criticità - non lo dico per una critica o per una constatazione politica – si sarebbe proceduto con l’esame abbinato dei due testi, poiché ho presentato la mia proposta il 9 dicembre del 2022 e la vostra è stata presentata il 27 luglio 2023. Non è una critica che rivolgo solo a lei, ma in generale alla maggioranza: non capisco perché di fronte a dei provvedimenti legislativi, anche della minoranza, a volte ci si ostina a non voler fare l'esame abbinato, come prevede l'articolo 69 del Regolamento. Non lo dico io e, in questo caso, presidente Straface, mi permetto anche di offrire questo elemento: l'abbinamento è sempre possibile fino a quando la relazione della Commissione non sia stata trasmessa al Presidente del Consiglio.
Ora, siccome mi pare che il vostro testo non sia stato nemmeno trasmesso, trasferisco al dibattito, alla riflessione e alla valutazione di questa Commissione questi due contenuti. È chiaro però che nella mia proposta di legge, oltre alle liste d'attesa, come dicevo, c'è anche l'elemento della diminuzione della mobilità passiva e si tratta, quindi, di due aspetti che potrebbero essere valutati.
Non ho posizioni pregiudiziali e non voglio essere il primo della classe, a me interessa che i problemi si affrontino e si risolvano, poi si può discutere e ragionare in maniera più approfondita per come meglio tararla, per consentire un approccio anche di natura complessiva a 360 gradi.
Mi permetto di offrire anche qui una considerazione di natura più squisitamente politica. Lo dico perché ho letto la scheda di analisi tecnico-normativa redatta dal Settore assistenza giuridica del quale ho il massimo rispetto anche per le posizioni molto puntuali e abbastanza appropriate che sono state rilevate. Naturalmente, in questi due anni di attività il Consiglio ha legiferato su una serie di norme, la legge regionale numero 29, la numero 37, la numero 16, la numero 22, la numero 9, la numero 5, e via discorrendo, quindi è chiaro, il Settore assistenza giuridica fa il proprio dovere.
Il Consiglio ha legiferato lo stesso e lo dico come elemento di ragionamento su questa legge che con questa proposta intendo modificare; già si era intervenuti con due leggi, la numero 9 del 2022 e la numero 5 del 2022. Quindi apprezzo e capisco la posizione del Settore assistenza giuridica, però chiaramente, se c'è la volontà politica, come abbiamo superato per gli altri passaggi legislativi alcune criticità, si possono evidentemente superare anche per questo.
In ultimo, concludo, offrendo la mia disponibilità , eventualmente, anche di modificarlo e di renderlo più coerente al quadro normativo e legislativo nazionale, poiché nel parere la proposta, benché considerata in linea con gli obiettivi del programma operativo 2022-2025, si ritiene confliggente con norme nazionali. Grazie, Presidente.
Grazie, consigliere Mammoliti.
Intanto, la devo ringraziare per aver voluto presentare questa proposta di legge che va nella direzione dell'abbattimento e del contenimento delle liste d'attesa che, purtroppo, - lo abbiamo detto anche nel punto precedente – a causa della pandemia sono aumentate notevolmente. Nonostante ciò, il Dipartimento e il presidente Occhiuto stanno organizzando tutto un sistema per abbattere le liste d'attesa. Abbiamo letto in questi ultimi giorni che a Vibo anche di domenica nei presidi ospedalieri si stanno predisponendo tutte le visite ambulatoriali che vanno proprio in questa direzione.
Certo, ognuno di noi, in base alle proprie prerogative, può dare un supporto anche normativo che vada in questa direzione e in Commissione abbiamo già presentato - lo ricordava anche lei - una proposta di legge, presentata e sottoscritta dal consigliere Raso e dal consigliere Mattiani, che prevede tutta una serie di condizioni che incidono sull'organizzazione per il contenimento e l'abbattimento delle liste di attesa.
Visto e considerato che la nostra proposta di legge, la numero 218, è stata già approvata in questa Commissione ed è in attesa del parere della Commissione bilancio, potremmo tranquillamente procedere ad un abbinamento oppure ad un'integrazione con la sua proposta di legge, eventualmente presentando anche degli emendamenti in Consiglio regionale che possiamo sottoscrivere insieme. Si potrebbe, ad esempio, prevedere che i Commissari nella loro relazione, che sono tenuti a fare con cadenza trimestrale sulla propria attività, inseriscano anche il resoconto sull'andamento e la gestione delle liste d'attesa, mentre per i direttori generali, che non sono tenuti a presentare relazioni trimestrali, si potrebbe prevedere un resoconto semestrale, come proposto nella legge oggi in esame.
Queste integrazioni possono essere attuate tranquillamente. Cerchiamo la soluzione più giusta che, almeno da quello che mi è stato riferito anche dagli Uffici, potrebbe essere la presentazione in Consiglio regionale di emendamenti sottoscritti congiuntamente, se lei vuole, perché la sua proposta di legge è valida, così come lo è stata anche la nostra, che è stata approvata già in Commissione.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Sono lieto di questa concomitante presentazione di proposte di legge che riguardano il problema delle liste di attesa, così ho il conforto di non scontentare nessuno in un intervento che vuole essere critico perché vuole essere di puntualizzazione. Parlo soprattutto da operatore del Settore: magari ci fosse la possibilità di abbattere le liste di attesa tramite una legge regionale! Il problema è assolutamente molto più complesso.
E fra l'altro, se posso permettermi, anche come notazione per il collega e amico Raffaele Mammoliti, per mia esperienza, in realtà non c'è un parallelismo assoluto fra liste di attesa e mobilità passiva, nel senso che c'è tanta gente che senza mettersi in nessuna lista se ne va da un'altra parte perché ritiene, per piccole patologie chirurgiche o per grandi patologie mediche, che il nostro Sistema sanitario regionale sia inadeguato.
Così
come è a mia conoscenza che i direttori generali non possono scotomizzare il
problema delle liste di attesa, che rimane una delle piaghe della sanità
calabrese, in quanto tale, in assoluto. Non c'è bisogno di scomodare il
problema della mobilità passiva per dire che le liste di attesa sono
intollerabili. Però, pensare di poterle comprimere o addirittura far sparire
attraverso una normativa specifica che preveda uno spot sulle liste d’attesa, per
quanto riguarda il rinnovo dei direttori generali, - permettetemi - secondo me, è illusorio. I direttori generali
se si vuole, possono già oggi essere cacciati via, perché non hanno abbattuto
le liste di attesa che, in qualsiasi negoziazione di obiettivi, non può non
essere nel mandato del direttore generale.
Le
liste di attesa, fra l'altro, non è che si formano così e parlo per esperienza
professionale, visto che siamo qui in Commissione e ho piacere che quello che
dico venga registrato. Le liste di attesa non si formano perché effettivamente
ci sono tante cose da fare e tanta congestione di lavoro che non consente di
dare una risposta ambulatoriale, ma si formano perché ci sono interessi più o
meno inconfessabili.
Quando
ero primario c'era una lista di attesa per i pazienti diabetologici di oltre un
anno, non è una cosa recente né determinata dalla Covid, io con le liste
d'attesa ci sono cresciuto professionalmente - il problema è chiaro - ed
essendo ematologo mi faceva ridere prenotare una visita ematologica per piastrinopenia,
per carenza di piastrine, dopo un anno; è veramente ridicolo.
È
chiaro che questo aumenta la possibilità dell'attività libero professionale,
aumenta la possibilità delle ore da affidare agli specialisti convenzionati,
esterni e quant'altro.
Vi
sottopongo la mia esperienza rispetto ad una lista di attesa di un anno per i
pazienti diabetologici: dato che l'ambulatorio ematologico lo facevano anche i
miei collaboratori diabetologi, ho proposto loro, ovviamente con l'ASL
all'epoca consenziente, di fare un'attività extra oraria, finalizzata
all'abbattimento delle liste di attesa. Quella lista di attesa di un anno è
stata azzerata in un mese, in un mese, un mese e mezzo. Per quattro soldi, che
loro hanno avuto difficoltà a ottenere! L'evidente successo di questo
meccanismo operativo ha portato alla soppressione del progetto medesimo.
Quindi,
approviamo la legge, ma se pensiamo veramente che con una legge sia possibile
azzerare il malcostume, oltre al carico di lavoro che c'è dietro le liste di
attesa, forse abbiamo una visione della realtà sanitaria della nostra Regione
non perfettamente aderente alla realtà. Grazie.
Grazie,
consigliere Laghi.
Cedo
la parola al Settore assistenza giuridica.
Grazie,
Presidente. Annamaria Ferrara, per il Settore assistenza giuridica.
Purtroppo,
ogni qualvolta si legifera su una materia interferente, quella sanitaria, siamo
costretti a ribadire questa interferenza perché la Corte costituzionale ha
sottolineato appunto che qualsiasi interferenza, anche potenziale, con il
mandato commissariale, è suscettibile di una illegittimità costituzionale. Qui
non c'è un'interferenza. La proposta riguarda proprio la materia di competenza del
Commissario, anche se è in linea con quello che è il programma operativo;
quindi, noi abbiamo ribadito che è perfettamente in linea con il programma operativo
del Commissario ad acta.
In
più, riguardando la materia della valutazione dei direttori generali e dei
Commissari straordinari potrebbe interferire con la materia statale e abbiamo
indicato anche le norme che prevedono che, in caso di mancato raggiungimento
degli obiettivi, si preveda anche la revoca o l’applicazione delle misure
previste dalle norme statali; abbiamo suggerito una formulazione più morbida, cioè
di non parlare di valutazione negativa - la valutazione negativa comporterebbe
anche una percentuale del mancato raggiungimento dell'abbattimento delle liste
d'attesa o della mobilità - ma di prevedere semplicemente, come già fatto dalla
Regione Calabria con riferimento a fattispecie comunque diverse, che il mancato
rispetto della norma sia rilevante ai fini della misurazione e valutazione
della performance individuale o, comunque, una espressione similare che non
interferisca con i poteri degli altri organi. Tutto qui.
Per
il resto suggeriamo di sopprimere l'articolo 3, relativo all'entrata in vigore
anticipata della legge o, in alternativa, di motivare le ragioni di urgenza
nella relazione descrittiva. Grazie.
Grazie.
Volevo fare una piccola riflessione in merito a quanto dichiarato dal
consigliere Laghi. La novità di quella proposta di legge, che noi abbiamo
approvato in Commissione, riguarda, se lei ricorda bene, la presa in carico dei
pazienti. Questa era la vera novità, proprio per evitare che per gli
accertamenti diagnostici connessi alla medesima patologia, il paziente fosse
iscritto in una pluralità di successive liste d'attesa e, quindi, il medico
specialista, che ritiene necessari ulteriori accertamenti al fine di completare
il sospetto diagnostico, ha l'obbligo della presa in carico dell'assistito fino
alla completa conclusione del percorso diagnostico.
Siamo
consapevoli che i direttori o i Commissari che attualmente ci sono debbano
rispettare l'abbattimento delle liste di attesa, ma la novità di quella legge
era proprio la presa in carico del paziente.
Poi,
rispetto a quanto è stato dichiarato dal consigliere Mammoliti nella sua
proposta di legge, ritengo che - lo ripeto - possa essere integrato nella
proposta di legge che noi abbiamo già approvato, perché è nostro interesse
garantire a tutti i cittadini calabresi che siano curati, perché ci sono liste
di attesa veramente lunghissime. Mi ha fatto piacere l'altro giorno leggere sulla
stampa che a Vibo è stato intrapreso un percorso, anche a Catanzaro, per procedere
all'abbattimento lavorando anche nel fine settimana. Poi questa è una proposta
di legge, faccio riferimento alla nostra proposta, che è stata già approvata
sia dalla Regione Puglia sia dalla Regione Basilicata.
Ha
chiesto di intervenire la consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Mi sembra di aver capito che lei vorrebbe armonizzare queste due
proposte legislative poi in Consiglio. Secondo me, il luogo più proprio è prima
questa Commissione e poi magari il passaggio alla Commissione bilancio e poi al
Consiglio. Così, insomma, ci si arriva già con una modalità che è più ragionata,
soprattutto perché abbiamo avuto più tempo anche di pensare e di lavorarci.
Grazie,
consigliera Bruni. L'ho buttata così, non so se da un punto di vista tecnico,
considerato che la proposta è stata già approvata in Commissione, deve andare
nella Commissione bilancio.
Magari,
la rinviamo, consigliere Mammoliti, così vediamo se riusciamo a fare
l'abbinamento. Ha chiesto di intervenire il consigliere Mammoliti. Ne ha
facoltà.
Grazie,
Presidente. Vorrei fare qualche considerazione, poi non ho nulla in contrario a
procedere ad un approfondimento, naturalmente, molto più appropriato anche se -
lo avevo già detto - l'abbinamento è sempre possibile fino a quando la
relazione della Commissione non sia stata trasmessa al Presidente del Consiglio.
Voglio
fare, però, delle considerazioni. Sono stati offerti dei punti di vista
rispettabilissimi - ci mancherebbe altro - però sono abituato a misurarmi con
la concretezza delle problematiche. Non vivo in America e conosco le realtà
ospedaliere dei territori e quindi la situazione della sanità calabrese ce l'ho
molto chiara. Consigliere Laghi, lei certamente più di me perché ha operato in
trincea e in prima linea, quindi offre anche dei suggerimenti molto appropriati.
Però, a volte, come lei giustamente dice, sa meglio di me che ci sono una serie
di concause che non fanno funzionare bene questa sanità calabrese oltre che
quella nazionale, che sono concause di natura organizzativa, strutturale,
tecnologica, culturale. Non lo so. La dimostrazione, come dice la presidente
Straface, è che il Commissario generale di Vibo Valentia ha messo su una task
force organizzativa e sta realmente concretamente intervenendo su una criticità
notevolissima. Vibo aveva accumulato per la pandemia qualcosa come 17.000
prestazioni ambulatoriali specialistiche che non si erano realizzate.
Allora,
la domanda viene spontanea: doveva venire il generale Battistini part-time? Perché
non l'hanno fatto prima? Perché non è stato organizzato prima? Se si può fare,
come giustamente dico io, e do atto al Commissario generale Battistini che lo
sta facendo, perché non è stato fatto prima?
Quindi,
è vero, consigliere Laghi: non è una legge tout court che modifica questi
elementi di criticità. Sarebbe folle pensare che una legge d'emblée possa
modificare, a mio modesto avviso, un intervento legislativo con le
caratteristiche di orientamento così cogenti verso la valutazione di chi è
lautamente retribuito a fare il Commissario di quella determinata realtà, ASP o
Aziende sanitarie. Secondo me, è un elemento di sprone molto significativo.
Cioè,
se io che vengo nominato Commissario e so che, nella valutazione per
l'eventuale riconferma, sarò valutato, in via prioritaria, sulla capacità di
aver affrontato queste due criticità della riduzione delle liste d'attesa che
non sono, come diceva lei, correlate alla mobilità passiva, però sono comunque
due voci molto critiche del nostro sistema sanitario territoriale, ospedaliero
e quindi regionale, mi adopererò con una attenzione sicuramente notevole. Se
invece so che sarò riconfermato a prescindere, probabilmente si continuerà come
stiamo facendo. Quindi, il realismo politico mi porta a dire che è vero che una
legge non modifica e non risolve d'emblée la situazione, però attualmente lo
stato dell'arte è quello che abbiamo, è sotto gli occhi di tutti. Quindi, una
norma che ha dei contenuti di sollecitazione utile, positiva ai fini della
valutazione di chi è tenuto a governare la sanità nel territorio, nelle ASP,
nelle Aziende ospedaliere, credo che possa rappresentare un deterrente, uno
sprone, una spinta molto, molto positiva.
Naturalmente
io avevo già detto, per quanto riguarda il settore assistenza giuridica, che
sulla parte relativa alla valutazione negativa non c'erano assolutamente dubbi
che, per quanto mi riguarda, si può assolutamente rendere molto più coerente
con il quadro legislativo normativo nazionale.
Per
quanto riguarda il resto, come diceva la consigliera Bruni, non lo so, apprezzo
la disponibilità, Presidente, però è chiaro che bisogna fare questo
approfondimento per capire se con emendamenti alla vostra proposta possono
essere recepiti i due aspetti che io propongo nella mia proposta. Perché voi, nella
vostra proposta, affrontate solo il problema della lista d'attesa, mentre nella
mia, oltre al problema della lista d'attesa, c'è anche questo aspetto che
riguarda e contempla anche la mobilità passiva.
Se
questo fosse possibile io non avrei nulla in contrario per fare questo lavoro
di approfondimento, valutare gli aggiustamenti necessari e arrivare in
Consiglio con la proposta eventualmente completa. Grazie, Presidente.
Bene.
Ringraziamo nuovamente il dottore Sestito, grazie.
Rinviamo
il punto all'ordine del giorno per ulteriori approfondimenti.
(La Commissione rinvia)
Proposta
di legge numero 238/12^ di iniziativa dei consiglieri Mannarino, Straface,
recante: “La sagra della castagna di Fagnano Castello, di Sant'Agata d’Esaro e
San Donato di Ninea quale patrimonio culturale regionale”.
Sono
invitati: il dirigente generale del Dipartimento turismo, marketing territoriale
e mobilità, Dottoressa Maria Antonella Cauteruccio; il dirigente generale del
Dipartimento istruzione, formazione e pari opportunità, avvocato Maria
Francesca Gatto, che ha delegato il dottore Fabio Scavo, funzionario incaricato
di elevata qualificazione, a presenziare in sua vece. La dottoressa Cauteruccio
ci ha inviato una comunicazione, di cui do lettura: “Con riferimento alla
convocazione della seduta della terza Commissione sanità, attività sociale e
culturale e formativa in data odierna, per la trattazione del seguente punto
all'ordine del giorno: proposta di legge numero 238/12^ di iniziativa dei
consiglieri Mannarino, Straface, recante: “La Sagra della castagna di Fagnano
Castello, Sant'Agata d’Esaro e San Donato di Ninea quale patrimonio culturale
regionale”, si rappresenta che la scrivente è impossibilitata ad intervenire
alla seduta a causa di impegni istituzionali precedentemente assunti e non è
possibile indicare delegati. Ad ogni buon fine si allega dettagliata relazione
tecnica”. La leggeremo dopo.
Diamo
subito la parola alla consigliera Mannarino per relazionare sulla proposta di
legge. Prego.
La
proposta di legge che può apparire, in prima battuta, superficiale quanto al
contenuto dell'oggetto, in realtà vuole evidenziare e attenzionare un
territorio che è quello della Valle dell’Esaro, completamente dimenticato. Ecco,
nelle nostre sortite nella Valle dell’Esaro sentiamo queste quotidiane
lamentele.
Perché
il riconoscimento della Sagra della castagna? Intanto si tratta di eventi che risalgono
a più di trent'anni fa, in questo territorio. Vi è proprio una venerazione per
questo frutto, dato spontaneamente dai boschi di questi alti castagneti che
sorgono soprattutto in questa regione e, soprattutto, perché si tratta, appunto,
di un frutto che in passato andava a sostituire proprio il grano. Era il
cosiddetto il pane dei poveri.
Questa
proposta nasce anche in vista della generale identificazione dell'anno 2024
come l'anno delle radici, quindi il ritorno delle terze, quarte generazioni
disseminate in Europa e in tutto il mondo presso i propri luoghi di origine, i
luoghi di partenza. E, in più, è il preludio, dottoressa Cristiani, di una proposta
di legge, che è già stata depositata, ben più importante, di cui sono firmataria,
che vuole identificare gli eventi veramente importanti della Regione Calabria e
sostenerli, perché ritengo che anche in passato non siano stati individuati e
valorizzati perfettamente e spesso si sono indirizzate risorse ad eventi che
non avevano i requisiti e le caratteristiche opportuni. Grazie.
Grazie,
consigliera Mannarino. Cedo la parola al Settore assistenza giuridica.
Chiedo
scusa, voglio anticipare che sono d'accordo con il rilievo del Settore assistenza
giuridica sull’entrata in vigore.
Grazie,
Presidente. Annamaria Ferrara, per il Settore assistenza giuridica.
La
proposta appare in linea con il quadro ordinamentale vigente. Per quanto
riguarda la clausola di invarianza finanziaria, si rimette ogni valutazione
alla Commissione competente in materia di bilancio. Sull'entrata in vigore
anticipata, suggeriamo di eliminare l’articolo oppure di motivare nella
relazione descrittiva le ragioni dell'urgenza. Tutto qui.
Grazie.
Cedo la parola al dottor Scavo.
Buongiorno
a tutti.
Per
quanto riguarda questa proposta di legge, ovviamente, per il Dipartimento
istruzione, formazione, pari opportunità, in particolare per il Settore cultura,
nulla osta ovviamente e, anzi, di buon grado accogliamo una proposta che in
qualche modo possa veicolare, attraverso il patrimonio culturale territoriale,
nuovi spunti di riflessione su ciò che bisogna in qualche modo tutelare e
valorizzare. Da questo punto di vista so che c'è corrispondenza già pregressa
con il Consiglio regionale per quanto riguarda proposte del genere e riteniamo
opportuno, come Settore cultura, essere a disposizione nel caso in cui la proposta
di legge dovesse passare, ovviamente, fermo restando che esistono delle
normative in vigore in materia di bandi, avvisi per i quali il nostro Settore
opera in esclusiva. Grazie.
Grazie,
dottor Scavo.
Prima
di dare la parola al consigliere Laghi che ne ha fatto richiesta, do lettura della
relazione che c'è stata inviata dalla dottoressa Cauteruccio.
”Con
riferimento alla proposta di legge in oggetto, la relazione illustrativa
evidenzia che l'obiettivo perseguito è
quello di concorrere alla salvaguardia e alla promozione e alla valorizzazione
della Sagra della castagna di Fagnano Castello, di Sant’Agata d’Esaro e di San
Donato di Ninea, quale patrimonio culturale regionale, descrivendo i caratteri
identitari degli eventi la cui organizzazione è consolidata nei tre borghi situati
in provincia di Cosenza. All'interno della cornice volta a dare rilievo normativo
primario alla suddetta Sagra della castagna, l'articolo 1 della suddetta
proposta di legge contiene una disposizione più generale, volta a dettare una
norma di principio che impegna la Regione Calabria a promuovere misure di
sostegno, valorizzazione e salvaguardia in favore del patrimonio culturale
regionale, innestandosi, pertanto, nel solco del Codice dei beni culturali e
del paesaggio di cui al decreto-legge 42/2004.
Tale
codice identifica il patrimonio culturale come l'insieme dei beni culturali e
paesaggistici e fa riferimento, nell'ambito delle espressioni di identità
culturale collettiva, al cosiddetto patrimonio culturale immateriale, nel quale
potrebbero annoverarsi le manifestazioni tipiche delle tradizioni e
dell'identità popolare territoriale, come quella in oggetto. Sembrerebbe
opportuno, pertanto, che la norma di principio di cui all'articolo 1 della
proposta di legge, venga posta alla base di una iniziativa legislativa generale
volta a dettare disposizioni di principio in ordine all'identificazione e la
promozione del patrimonio culturale materiale e immateriale regionale, al fine
di consentire un'idonea attività di programmazione annuale o pluriennale delle
attività a sostegno del suddetto patrimonio e una verifica di coerenza delle
singole iniziative rispetto alla suddetta programmazione. Ciò in premessa, l’articolo
2, 3 e 4 della proposta di legge in oggetto impegnano la Regione Calabria a
sostenere, promuovere e valorizzare e salvaguardare la Sagra della castagna di
Fagnano Castello, Sant'Agata d’Esaro e San Donato di Ninea mediante il sostegno
di iniziative di studio e di ricerca, mediante progetti specifici, iniziative
culturali, conferenze, mostre, convegni, attività divulgative (promozione
televisiva, documentari, filmati), prevedendo, all'uopo, un apposito Comitato
scientifico di nomina del Presidente della Giunta regionale da istituirsi
presso la direzione generale dello scrivente Dipartimento.
L'articolo
5 della proposta di legge contiene una clausola di invarianza finanziaria,
affermando che dalla sua attuazione non derivano nuovi e maggiori oneri a
carico della finanza regionale. Tale clausola di invarianza finanziaria, a
parere della scrivente, merita di essere opportunatamente approfondita, atteso
che l'adozione delle misure di salvaguardia, tutela, promozione e
valorizzazione della sagra in oggetto sembra necessariamente dover comportare
l'impegno di risorse economiche della Regione Calabria, anche a titolo di
compartecipazione, risolvendosi altrimenti nella posizione del mero patrocinio
di iniziative organizzate dai soggetti promotori.
Si
evidenzia inoltre che, stante la proposta di inclusione della suddetta Sagra
del patrimonio generale culturale regionale, sembra esserci una competenza
concorrente del Dipartimento istruzione, formazione e pari opportunità, a cui
afferisce il Settore della cultura. Atteso che i Dipartimenti della Regione
possano essere soggetti nel tempo a riorganizzazione con variazioni di competenze
su specifiche materie, si suggerisce da ultimo, laddove fa riferimento nella
proposta di legge al Dipartimento turismo, marketing territoriale di indicare
il Dipartimento competente in materia di turismo e di marketing territoriale.
Si
rimane a disposizione per ogni eventuale ulteriore informazione o richiesta di
chiarimenti. Si porgono distinti saluti.”.
Ha
facoltà di intervenire il consigliere Laghi.
Grazie,
Presidente, sarò sintetico, anche perché, e me ne compiaccio, la dottoressa
Cauteruccio ha scritto esattamente le due osservazioni che io volevo fare su
questa proposta. Uno: in Calabria, ci sono oltre 400 Comuni ognuno dei quali ha
delle caratteristiche storiche di uso, di abitudine, di costumi e quant’altro,
quindi sarebbe opportuno, secondo me, creare una legge quadro a cui ognuno
possa poi riferirsi. È quello che ha detto molto meglio di me la dottoressa Cauteruccio.
L'altro
aspetto, che balza un po’ agli occhi, è che prevedere che la Regione realizzi
azioni e progetti propositivi, quindi di sostegno, appare quasi un ossimoro
rispetto alla mancanza di finanziamento della legge medesima, per cui io
suggerirei di includere questo, come tutte le altre iniziative, in una legge quadro
che sia opportunamente finanziata. Grazie.
Consigliere
Laghi, la proposta di legge quadro è pronta, la porteremo all’esame della Commissione
nella prossima seduta, credo. La stiamo facendo valutare dall'Ufficio
legislativo e quindi, nella prossima seduta di Commissione, porteremo,
probabilmente, la proposta di legge quadro che è molto complessa.
In
Calabria non abbiamo una legge di riferimento sulla cultura e nella prossima
seduta di Commissione esamineremo questa proposta di legge quadro. La proposta
di legge su cui ha relazionato la consigliera Mannarino ha una sua specificità,
è quello di dare un riconoscimento di evento culturale regionale. Ne abbiamo
già discusso nelle altre proposte che sono state già presentate. Il tutto, poi,
naturalmente, farà riferimento a questa legge quadro che noi presenteremo in
Commissione, con l'augurio che sia approvata al più presto in Consiglio
regionale.
Ha
chiesto di intervenire la consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Sono molto lieta di sapere che si stia predisponendo questa legge quadro
che sto chiedendo; mi è venuto spontaneo sin da quando abbiamo cominciato a
parlare degli eventi storici e storicizzati, il carnevale di Castrovillari, la
Varia, tutta questa serie di eventi bellissimi che meritano una sistematizzazione.
Poi il presidente Occhiuto in Consiglio regionale ha detto questa cosa
interessante; quindi sono convinta che così debba
essere.
Per
entrare nel merito della sagra delle castagne - onestamente non me ne sono mai
occupata, le mangio, sono solo un utente della castagna, nel senso che mi
piacciono molto - mi chiedo se a fianco a questi paesi non ce ne siano tanti
altri che hanno le stesse caratteristiche. Abbiamo un patrimonio boschivo che è
composto di castagni, quindi mi viene strano pensare che solamente questi tre paesi
abbiano queste sagre. Quindi, forse, anche la sistematizzazione è una necessità
per evitare di innescare…
(Interruzione
fuori microfono)
…insomma,
non metto in dubbio perché, appunto, essendo il nostro patrimonio boschivo
composto da tantissimi castagni ed essendo la nostra regione fondamentalmente
montuosa, mi sembrava anche giusto dare un valore a questa ricchezza
immateriale. Penso, quindi, che vadano tenute assolutamente in considerazione le
sottolineature che ha fatto la dottoressa Cauteruccio su questi aspetti anche
perché è un tecnico capace che conosce bene la materia.
Grazie,
consigliera Bruni. Se non ci sono altre richieste di intervento, rinviamo il
punto per ulteriori approfondimenti e per la presentazione di eventuali
emendamenti.
(La Commissione rinvia)
Passiamo
al quinto punto all'ordine del giorno. Ringraziamo il dottore Scavo,
naturalmente, grazie.
Proposta
di legge numero 189/12^ di iniziativa dei consiglieri Molinaro, Gelardi,
Mancuso, Raso, recante: “Unità di pedagogia scolastica per lo sviluppo della
comunità educante e per la promozione del diritto all'educazione e
all'istruzione del Regione Calabria”.
Sono
invitati i consiglieri proponenti Molinaro, Gelardi e Mancuso - ringrazio il
consigliere Gelardi per la sua presenza; il dirigente generale del Dipartimento
istruzione, formazione e pari opportunità, avvocato Maria Francesca Gatto, che
ha delegato il dottore Fabio Scavo, funzionario incaricato di elevata
qualificazione, a presenziare in sua vece.
Il
disegno di legge numero 189/12^ di iniziativa dei colleghi Santo Molinaro,
Gelardi, Mancuso, Raso, recante: “Unità di pedagogia scolastica per lo sviluppo
della comunità educante e per la promozione del diritto all'educazione
all'istruzione della Regione Calabria” è sottoposto oggi al vaglio del merito
da parte di codesta Commissione in prima lettura.
La
proposta è di grande e indiscutibile valenza poiché l'intervento pedagogico in
ambito scolastico appare oggi quanto mai fondamentale per contribuire a far sì
che l'alunno sia motivato allo studio e con una maggiore fiducia in sé stesso, che
stia bene e si senta a proprio agio, vivendo in un ambiente stimolante che ne
sviluppi le potenzialità e ove possa mettere a frutto il proprio talento e il
proprio desiderio di sapere e di apprendimento. Pedagogia e scuola sono infatti
un connubio perfetto di contenuti e metodi di insegnamento che, insieme, consentono
al docente e al discendente di affrontare e risolvere svariate problematiche,
anche in modo innovativo.
Diamo
la parola al consigliere proponente Gelardi, che dovrà relazionare.
Grazie,
Presidente. Perché è stata presentata questa proposta di legge? Soprattutto per
dare un supporto aggiuntivo alle giovani generazioni. Noi veniamo da una crisi
post Covid, dove le fragilità a livello giovanile si sono acutizzate e, allora,
questa figura servirebbe più che a curare, a prevenire i disagi nel mondo della
scuola. Durante il periodo del Covid, parlo in qualità di ex dirigente
scolastico, si è avuto il supporto dello psicologo a scuola, perché i disagi
che si sono avvertiti erano veramente notevoli e di rilievo, mentre la figura e
il supporto del pedagogista e dell'educatore professionale serve già, come
dicevo prima, a supportare i ragazzi BES, con bisogni educativi speciali, che è
meglio da intendere come diritti educativi specifici, in quanto nella scuola ci
sono tantissimi ragazzi con disabilità certificata della Legge 104 con i vari
commi, soprattutto il comma 3 che ne certifica la gravità.
Per
quanto riguarda la povertà educativa del meridione e soprattutto della nostra
regione, le situazioni di svantaggio socio culturale,
linguistico ed economico, la presenza di numerosi alunni migranti, minori non
accompagnati, le difficoltà che questi ragazzi hanno nell'apprendimento e
soprattutto nel percorso di orientamento le conosciamo bene. Sappiamo che già i
ragazzi a 13, 14 anni, sono obbligati a scegliere il percorso scolastico della
scuola secondaria e parecchi di loro non sono giustamente preparati o
indirizzati; da ciò scaturisce non solo il disagio, ma un forte tasso di
dispersione scolastica, soprattutto al Sud e in Calabria.
Si
tratta, quindi, di condizioni che necessitano dell'approccio pedagogico e di
un'attenzione educativa e relazionale e che garantiscano un ambiente di
apprendimento accogliente per ogni alunno. In tale ottica vanno configurate
queste due figure, il pedagogista e l'educatore professionale socio pedagogico,
che, nell'ambito delle specifiche competenze pedagogiche ed
educative educano ad apprendere e a prevenire anziché cercare di curare, come
dicevo poc'anzi, favorendo tutti i processi formativi.
Pertanto,
la proposta di legge del consigliere della Lega, Pietro Molinaro, di istituire
l'unità di pedagogia scolastica nelle scuole calabresi di ogni ordine di ordine
e grado, costituita da pedagogisti ed educatori, è una
risorsa per lo sviluppo della comunità educante per promuovere il diritto
all'istruzione e all'educazione.
Grazie,
consigliere Gelardi. Cedo la parola al Settore assistenza giuridica.
Grazie,
Presidente. Annamaria Ferrara, per il Settore assistenza giuridica.
Allora,
perplessità suscita la proposta laddove all'articolo 2 istituisce nelle scuole
di ogni ordine e grado questa unità di pedagogia scolastica. Noi suggeriamo una
riformulazione di questo comma nei seguenti termini: “La Regione Calabria,
sulla base di protocolli d'intesa con il Ministero dell'istruzione o con un suo
delegato o con l'Ufficio scolastico regionale e nel rispetto dell'autonomia
delle istituzioni scolastiche, promuove l'attivazione nelle scuole di ogni
ordine e grado delle unità di pedagogia scolastica come risorsa per gli alunni
e le alunne di tutte le età e delle loro famiglie e a supporto dei dirigenti
scolastici, del personale docente e ATA”.
In
questo modo non si entrerebbe a gamba tesa sull'autonomia scolastica e, quindi,
non si rischia di interferire con l'articolo 17, comma terzo, della
Costituzione.
A
questo punto, si suggerisce anche una riformulazione dell'articolo 6, dedicato all'organizzazione.
In questo articolo suggeriamo di prevedere che l'organizzazione e le modalità
di funzionamento dell'unità, insieme ai criteri e modalità di concessione dei
finanziamenti da attuarsi con avviso pubblico, sono definite dalla Giunta
regionale - aggiungiamo - “nel rispetto dei protocolli d'intesa di cui
all'articolo 2, con Regolamento da emanarsi entro 60 giorni dalla data di
entrata in vigore della presente legge”. In questo modo l'unità di pedagogia
sarebbe concordata a livello regionale con il Ministero e, quindi,
scongiurerebbe qualsiasi interferenza con la competenza statale.
Cedo
la parola al dottore Scavo del Dipartimento.
Grazie.
È una proposta certamente meritoria nelle sue finalità. Evidentemente è
interessante anche la finalità di sostenere i bambini e i ragazzi che abbiano bisogni
educativi speciali. Il Dipartimento, per quanto di competenza, fa notare che
queste unità, ovviamente, come prevede anche il gruppo di relatori e di presentatori
della norma, debba avere una distribuzione capillare sul territorio.
Cito
soltanto dei numeri: 355 istituzioni scolastiche, 2.542 punti di erogazione al
servizio, 254.725 iscritti nell'anno scolastico 2023/2024. Ciò significherebbe
che, calcoli alla mano e con il contratto collettivo di lavoro dei pedagogisti
e degli educatori professionali, considerando che il Regolamento dovrebbe
prevedere la opportuna copertura finanziaria di queste figure, ci sarebbe un
impegno annuo di 6.399.000,00 euro. Questo è quanto, grazie.
Ha
chiesto di intervenire la consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente, sarò molto breve. È chiaro che l'argomento è delicatissimo perché
stiamo parlando di bambini, ragazzi in formazione, e, come sottolineava il
consigliere Gelardi, la nostra povertà educativa merita chiaramente qualsiasi
tipo di attenzione. Aggiungerei anche, però, che è vi è una necessità
educativa, nella fase della crescita più delicata per i ragazzi, in relazione
ai concetti di parità, considerate anche le ulteriori vicende sulla violenza
sulle donne. Se da un lato, quindi, apprezziamo questa proposta legislativa,
dall'altra ho apprezzato ugualmente la proposta dell'assessore Princi sulla necessità
di mettere una maggiore quota di psicologi nelle scuole, eccetera. Con lei ho
avuto anche una discussione su come queste cose possono essere fatte, ma la
scuola è fatta da insegnanti e ritengo che gli insegnanti abbiano le competenze
pedagogiche; è indubbio che le abbiano, cioè non c'è nessun insegnante che non
abbia una competenza di pedagogia. Non so se questa proposta legislativa sia
stata posta anche alla loro attenzione, personalmente se fossi un'insegnante mi
sentirei messo da parte nel sapere che arrivano altri, che teoricamente ne
sanno più di me, a lavorare quando sono io che devo lavorare su questi ragazzi.
La
necessità che io vedo - il consigliere Gelardi parla di prevenzione – è quella
di prestare attenzione agli aspetti emotivi e di sofferenza dei bambini,
indipendentemente dalle disabilità, o, comunque, dei ragazzi che, quindi, rappresenterebbero
la necessità di una figura più psicologica. Ma, al di là di tutto, su questo
discorso dell'approfondimento e del necessario e utile sostegno ai giovani in
questa direzione, penso che, poi, bisogna essere molto pratici e capire, una
volta fatta l'analisi e tirato fuori il bisogno da parte del bambino o del
ragazzo, che cosa fai e dove vai e qual è il punto di avvio e il punto finale.
Il
punto finale è inevitabilmente un servizio di natura sanitaria.
Se
noi, quindi, dobbiamo pensare di entrare ad aiutare questi giovani che hanno
delle sofferenze in qualsiasi fascia di vita, penso che dobbiamo aumentare le
dotazioni dei consultori sui territori. Il consultorio ha gli psicologi e segue
le famiglie, perché la tematica del bambino, poi spesso e volentieri, è la
tematica della famiglia; consigliere Gelardi, del resto lei, che è stato per
tanti anni un dirigente scolastico, sa bene come le sofferenze dei piccoli
spesso e volentieri non sono altro che l'espressione di sofferenze di famiglia.
Quindi,
sono i consultori che devono seguire in maniera importante questo e, dopodiché,
dovremmo riuscire, quindi, a implementare con gli psicologi questi consultori in
cui ce ne sono molto pochi, nelle scuole a maggior ragione, perché lo hanno
sempre fatto gli psicologi, gli assistenti sociali che lavorano nei consultori,
nelle scuole. Purtroppo, negli ultimi anni, i consultori è come se avessero
perso di importanza, si sono
desertificati anche loro, da un punto di vista proprio di personale; invece
sono fondamentali, perché il consultorio è il ponte tra la fisiologia, quindi
la normalità, e la patologia, e intercetta e previene. Allora forse lì potremmo
trovare una sintesi o un'unità.
Quindi,
apprezzo questa proposta legislativa, però, onestamente, a parte i costi, di
cui appunto il dirigente ci faceva ravvisare le dimensioni, mi sentirei
preoccupata di creare delle task force - così mi sembrano - che entrano
nelle scuole, teoricamente dovendo aiutare gli insegnanti, ma in una qualche
maniera usurpandoli di quella che è una loro assoluta caratteristica, che non è
solo quello di insegnare i numeri o insegnare le lettere dell'alfabeto o
insegnare a scrivere, ma portare il ragazzino che hanno davanti o la ragazzina,
il bambino, ad una formazione e alla realizzazione di sé quale essere umano
sempre più completo, attraverso l'esercizio e le conoscenze pedagogiche che
sono la base indispensabile di ogni insegnante che abbia diritto a fregiarsi di
questo titolo.
Grazie,
consigliera Bruni. Non ci sono altre richieste di intervento, pertanto
ringraziamo il dottore Scavo e rinviamo il punto all'ordine del giorno ad una
successiva trattazione per ulteriori approfondimenti.
(La
Commissione rinvia)
Esauriti
i punti all'ordine del giorno, dichiaro tolta la seduta.
La
seduta termina alle 14.51