XII^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
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N. 52
SEDUTA Di MARTEDì 8 APRILE
2025
PRESIDENZA
DEL PRESIDENTE FILIPPO MANCUSO
Inizio lavori h. 15,22
Fine lavori h. 20,23
Presidenza del presidente Filippo Mancuso
La seduta inizia alle 15,22
Dà avvio ai lavori,
invitando il Segretario questore a dare lettura del verbale della seduta
precedente.
Dà lettura del verbale della
seduta precedente.
(È approvato senza osservazioni)
Dà lettura delle
comunicazioni.
Avviamo
i lavori della seduta odierna. Ha chiesto di intervenire il collega Bevacqua.
Ne ha facoltà.
Presidente,
intervengo semplicemente per porre una questione preliminare: noi stamattina,
come gruppi di minoranza, le abbiamo comunicato che davamo per scontato che
introducesse i lavori il Presidente della Giunta regionale, nonché Commissario
alla sanità, per consentire un dibattito franco, aperto, sereno. Noi non
vogliamo, oggi, creare un dibattito urlato, ma affrontare un ragionamento su un
tema fondamentale per i calabresi e pensavamo che, come per prassi, fosse il
Presidente o il Commissario - in questo caso il Presidente è anche Commissario
- a relazionare e aprire un dibattito per, poi, lasciargli concludere i lavori.
Mi
sembra che funzioni sempre così, in ogni occasione in cui c'è al centro un
dibattito, in questo caso la sanità, e come succede alla Camera su altri temi.
Pensavamo che fosse scontato che a introdurre i lavori fosse il Presidente della
Giunta regionale nonché Commissario.
Collega
Bevacqua, come consuetudine, facciamo precedere, come è giusto che sia, tutte
le sedute di Consiglio da una Conferenza dei capigruppo dove stabiliamo
l'ordine del giorno, gli interventi e come si svolgeranno i lavori della
seduta. Oggi, si evince dall'ordine del giorno che ci sarà il dibattito sulla
sanità chiesto da voi della minoranza e che noi democraticamente - quest'Aula è
espressione di democrazia - abbiamo concesso. Secondo lei noi dobbiamo far
procedere le vostre osservazioni, le vostre richieste o le vostre perplessità
sulla sanità da un'informativa del Presidente della Giunta, che non esiste.
Consigliere
Bevacqua, iniziamo il dibattito, chieda quello che non le è chiaro e le sarà
data risposta, anche perché lo abbiamo stabilito nella Conferenza dei
capigruppo, tant'è che lei, se mi ha scritto stamattina, vuol dire che vorrebbe
cambiare quello che ci siamo detti in Conferenza dei capigruppo. Questo non lo
accetto perché vedo una posizione strumentale.
Iniziamo
male questo dibattito sulla sanità. La prego di non fare demagogia. La prego di
svolgere il suo intervento, 10-15-20 minuti, non abbiamo fretta, anche perché siamo
pagati per stare qui e discutere dei problemi dei calabresi; se vuole, può
intervenire anche per mezz'ora, oggi ogni intervento è libero vista
l’importanza dell’argomento. Quindi, se volete intervenire prenotatevi, però
sull'argomento in discussione.
Ha
chiesto di intervenire il collega Bevacqua. Ne ha facoltà.
Presidente,
lungi da noi fare polemiche strumentali dall'inizio di questa seduta, però, , l’ordine degli interventi nel mio gruppo li decide il
gruppo, non li decide lei. Decideremo noi chi far interviene, chi deve parlare
per primo, per secondo o per terzo; quindi, lei faccia il suo dovere da
Presidente del Consiglio, noi facciamo il nostro dovere da gruppo del Partito Democratico
e di opposizione. Ribadisco: decidiamo noi chi interviene per primo, per ultimo
o al centro o chi non fare intervenire, almeno su questo penso che ne abbiamo il
diritto.
Credo,
però, che sia sbagliato proprio l'approccio. Avete deciso questo, ne prendiamo
atto. Diamo la parola alla collega Amalia Bruni che è componente sia nella
Commissione sanità sia nella Commissione ambiente e, poi, ci confronteremo nel
dibattito.
Ha
chiesto di intervenire il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.
Presidente,
lei ha ragione, perché l'idea di svolgere questo dibattito nasce da una
precedente seduta di Consiglio regionale nel quale mi erano state rivolte più
interrogazioni inerenti alla sanità. In quell'occasione io dissi: “Invece di
rispondere alle diverse interrogazioni si può fare un dibattito sulla sanità
dove ciascun consigliere regionale può intervenire e poi il Presidente della
Giunta che è anche Commissario per la sanità” - almeno per qualche settimana
ancora – “può rispondere più in generale sulle questioni poste”; quindi, la
seduta odierna nasce da questa istanza.
Ha
fatto bene, quindi, a ricordare che si è parlato di dibattito e non di
informativa.
Però,
se può essere più agevole per i consiglieri di maggioranza e di minoranza,
potrei, anche, limitarmi ad un intervento introduttivo, fornendo un'informativa
all’Aula sulle ultime novità, cioè sulla mie dichiarazioni in ordine all'uscita
dal commissariamento, sulla nomina di Commissario per l'edilizia sanitaria e,
poi, potrei intervenire alla fine, anche, per recepire le proposte che, mi
auguro, vengano formulate dai consiglieri, anche dai consiglieri d'opposizione,
perché sulla sanità sarebbe utile che ci fosse uno sforzo propositivo da parte
di tutti.
Quindi
– ripeto - anche io la penso come lei: si tratta semplicemente di un dibattito
che prevederebbe il mio intervento alla fine, però le vorrei rappresentare che sono
a disposizione, qualora lei ritenesse di dover iniziare la seduta di Consiglio
con una mia breve informativa e i capigruppo lo ritenessero opportuno.
Collega
Bevacqua, siamo democratici, vuole prima l’informativa del Presidente della
Giunta? Una brevissima informativa?
(Voce
fuori microfono)
La
facciamo, la vuole? Va bene. Presidente Occhiuto. Prego.
Chiaramente
sono interessato ad intervenire molto più alla fine, però, anch'io ritengo che
sia, forse, giusto che ci sia un mio brevissimo intervento introduttivo, anche
perché molte delle novità delle ultime settimane, il Consiglio regionale le ha
apprese dai giornali. Mi riferisco: a una mia intervista, di qualche settimana
fa, nella quale annunciavo che prevedevo l'uscita dal commissariamento da lì a
qualche settimana; alla nomina di Commissario con i poteri di Protezione civile
per l'edilizia sanitaria e anche alla recente correzione dei dati sui LEA da
parte del Ministero della salute.
Su
questo potrei intervenire preliminarmente per informare il Consiglio regionale
che la mia intenzione è quella di far uscire la Calabria dal commissariamento
entro qualche settimana.
Come
sapete i presupposti che determinano il commissariamento sono derivanti dal
fatto che non si è rispettato il Piano di rientro, che c'è un'incapacità di
governo dei conti della sanità e che c'è una incapacità di procedere nella
direzione di migliorare il punteggio dei livelli essenziali di assistenza (LEA).
Questi
presupposti che indussero il commissariamento, oggi di fatto non ci sono più. Abbiamo
cominciato questa esperienza qualche anno fa con Aziende sanitarie che non
chiudevano i loro bilanci da diversi anni, da 12 anni in alcuni casi. Non c'era
un consolidato della sanità, non c'era lo stato patrimoniale della sanità, non
c'era la gestione sanitaria accentrata (GSA), cioè il bilancio della sanità.
Grazie
all'impulso che il Presidente della Regione, questa volta non il Commissario,
perché l’ho fatto nella funzione di Presidente, ha svolto sul Governo e sul
Parlamento nazionale, abbiamo avuto delle norme che ci hanno consentito di
riottenere il governo dei conti della sanità.
Vi
ricordate? Si parlava di una sanità omerica, orale, quella della Calabria; si
parlava di un debito mostruoso. Vorrei ricordarvi che siamo intervenuti facendo
approvare al Parlamento una norma che dava la possibilità di accertare le
pretese creditorie insieme alla Guardia di finanza e, all'esito di questo
percorso, abbiamo dimostrato che questo debito sanitario mostruoso non c'era.
C'era un debito sanitario di circa 850 milioni di euro, perché il motore della
sanità era stato spento e le Aziende non avevano prodotto.
Quando
parlo di 850 milioni di euro parlo di pretese creditorie, non di debito
accertato. Noi oggi siamo andati molto avanti nel pagamento di molte di queste
partite; altre sono accantonate, come gli extra budget, perché vogliamo vederci
chiaro e capire se sono dovuti o meno.
Abbiamo,
quindi, svolto tutta questa attività di circolarizzazione, di ricognizione
della massa debitoria del sistema sanitario regionale e abbiamo, anche qui, con
una norma, proceduto all'approvazione dei bilanci con le risultanze che erano
disponibili; in alcuni casi si trattava di Aziende sanitarie in cui non si
predisponeva il bilancio da 12 anni. Per esempio, siamo riusciti a chiudere i
bilanci dell'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza e dell'Azienda sanitaria
provinciale di Reggio Calabria, che, come sapete, aveva un grande ritardo.
Abbiamo
approvato il bilancio consolidato della sanità e anche il bilancio della
gestione sanitaria accentrata (GSA). Abbiamo fatto di più: ci siamo fatti
certificare da primarie società che si occupano di certificazione dei bilanci
in Consob questi bilanci, almeno quelli degli ultimi anni, approvati non sulla
base delle risultanze, come diceva la legge, ma sulla base delle scritture che
continuamente si fanno nelle Aziende.
Quindi,
oggi, c'è un sistema sanitario di cui la Regione, finalmente, ha il governo dei
conti. Anche sul piano dei livelli essenziali di assistenza ci sono dei
progressi.
Eravamo
abituati a vedere la Calabria come ultima Regione.
Vi
ricordate quando uscivano le classifiche delle Regioni per i LEA? Come sapete
si fa una ricognizione dei LEA su tre ambiti: assistenza ospedaliera,
assistenza territoriale e prevenzione. Noi eravamo sempre “rossi”, almeno su
due di tre di questi ambiti. Oggi, siamo riusciti a dimostrare che siamo
“verdi”: abbiamo raggiunto la sufficienza sia nell'assistenza ospedaliera sia
nella prevenzione. Ci sono ancora ritardi nell'assistenza territoriale, ma già
con l’aggiornamento che il Ministero della salute ha dato, fra qualche
settimana, quando uscirà il report definitivo dei LEA, avremo una Calabria che,
per la prima volta nella storia recente - mi riferisco alla storia dai tempi
del commissariamento -, non è più l'ultima Regione in sanità. Certo non saremo
la prima, saremo la terzultima, la quartultima, vedremo perché vanno studiati,
anche, gli incrementi che hanno fatto le altre Regioni, però non saremo più
l'ultima Regione d'Italia, a testimonianza del fatto che c'è un progressivo
miglioramento nella gestione del sistema sanitario.
Attenzione!
Questo non vuol dire che le cose vadano bene.
Non
ho mai detto che le cose vanno bene perché, soprattutto nel momento in cui il
sistema sanitario nazionale è in difficoltà, tutti i sistemi sanitari regionali
sono in difficoltà.
Basta
guardare le trasmissioni televisive nazionali e vedere quello che succede,
anche, in quelle che erano celebrate come regioni con un sistema sanitario
eccellente per rendersi conto che in tutta Italia c'è stato un peggioramento
del sistema sanitario nazionale, almeno nel percepito dei cittadini. Lo dico da
tempo che, forse, ci si è accorti troppo tardi, dopo il Covid, che in Italia la
sanità andava riformata nelle sue regole.
Forse
il dibattito è stato troppo incentrato solo sulle risorse e - attenzione! -
ancora oggi lo vedo incentrato solo sulle risorse.
Le
risorse sono necessarie e auspico, anche io, che il sistema sanitario nazionale
sia ancorato al Prodotto interno lordo e abbia un finanziamento crescente ogni
anno; però, come ho detto in altre occasioni, secondo me, non è solo una
questione di risorse perché, se in un motore che non funziona tu metti più
benzina, quel motore non funziona meglio o va più veloce, probabilmente brucia
solo più benzina.
Vi
ricordate quando feci un intervento molto animato in questa Aula sui medici
cubani e contro i gettonisti? Contestavo il fatto che in questo Paese ci fosse
stata una privatizzazione del mercato nelle professioni sanitarie; un
gettonista all'epoca - ora il Governo più o meno ha posto un freno - era pagato
100 euro, da noi 150 euro ad ora. E io dicevo: “Ma com'è possibile che ci siano
medici che si dimettono dal pubblico, in cui costano ai cittadini italiani
4.700 mila euro - costano compresi gli oneri previdenziali contributivi 7.000
mila euro – e, poi, dimessisi dal pubblico vanno a lavorare nelle cooperative a
gettoni e costano 45.000 mila euro? Significa che almeno 38.000 mila euro noi
li distogliamo ai livelli essenziali di assistenza.” Non ci siamo resi conto
che nella ignavia generale si è privatizzato il mercato delle professioni
sanitarie.
Credo
di essere stato fra quelli che questo tema, per esempio, l'hanno posto prima,
anche quando c'erano quelli che, invece, le cooperative le difendevano. Sono
stato, in qualche modo, il precursore di questa battaglia che, poi, ha sposato
anche il Governo nazionale contro i gettonisti. Ricordate quante proteste, da
parte degli ordini dei medici, delle associazioni dei medici, ci furono
all'epoca perché io attaccavo le cooperative di gettonisti e facevo ricorso ai
medici cubani? In quell’occasione, ho detto ai sindacati di fare attenzione
perché i medici, se si dimettono dal pubblico e vanno a lavorare a gettone, non
avranno più nemmeno necessità di essere intermediati dai sindacati, cioè,
lavorano come gettonisti e lavorano quanto vogliono, con le garanzie che
ritengono di dover avere. È l'esempio di come, in questo Paese, tutto quello
che era necessario per riformare il sistema sanitario non è stato fatto.
Lo
sapete che abbiamo grandissime difficoltà a reperire medici in tutta Italia, ma
le abbiamo soprattutto in alcune specialità: Pronto soccorso ed Emergenza-urgenza.
Perché? Perché un ginecologo, un ortopedico lavorano in ospedale ma, poi,
possono lavorare, anche, intramoenia, in qualche modo integrando il proprio
reddito in altro modo.
Un
medico del pronto soccorso e dell'emergenza urgenza, invece, non può.
Ricordate
quando dicevo ai Governi nazionali, sia al precedente sia all'ultimo, che per i
medici bisognava fare come si fa per i poliziotti e per i magistrati? Cioè,
nelle zone carenti si danno vantaggi in termini economici, ma, anche, in
termini di carriera, per rendere più attrattivi alcuni sistemi sanitari che,
altrimenti, non lo sarebbero, così come in alcuni ambiti, ad esempio pronto
soccorso ed emergenza urgenza, che altrimenti non sarebbero attrattivi.
Queste
cose le ho sempre segnalate non perché abbia solo un approccio riformatore a
molte materie, ma perché vedevo che c'era un deficit di attenzione sulle
riforme che sono necessarie per far funzionare meglio il sistema.
Per
queste ragioni, oggi, abbiamo un sistema sanitario che in tutto il Paese è
percepito come meno performante di prima. Basta guardare le indagini
d'opinione, anche i sondaggi, che riguardano il percepito degli italiani, anche
nel Nord Italia, dove c'erano sistemi sanitari che erano celebrati come
eccellenti.
È
chiaro che in Calabria è ancora peggio perché partivamo da meno mille rispetto
ad altri sistemi sanitari; però, in controtendenza, stiamo dimostrando che
almeno la Calabria migliora nei LEA, non è più l'ultima Regione d'Italia e
questo lo dirà il Ministero della salute nelle prossime settimane, ma ce lo ha
già anticipato.
Le
altre cose vorrei dirle in sede di replica - non vorrei abusare troppo del mio
tempo ora perché vi ho detto che avrei fatto un'informativa breve - e rimane,
quindi, l’altro tema che è quello del commissariamento che ho richiesto per
concludere i grandi ospedali.
Anche
su questo, mi è capitato di sorridere. Ho lavorato molto su questo tema che,
peraltro, avevo già anticipato nella stessa intervista nella quale annunciai
che la Calabria sarebbe uscita dal commissariamento. In quell'occasione, ad un
quotidiano, dissi: “La Calabria uscirà dal commissariamento, chiederò al
Governo di avere i poteri di Protezione civile per poter concludere gli
ospedali che sono solo sulla carta, da troppo tempo, e miglioreremo i LEA”.
Sono cose che avevo già detto. Poi, ho sorriso perché qualcuno ha detto: “Viene
commissariato Occhiuto?”.
Ho
chiesto questi poteri perché giovedì alle ore 16 sarò in prefettura a Vibo
Valentia per il Tavolo tecnico, lo stesso Tavolo che facemmo qualche tempo fa
quando avviammo i lavori del nuovo Ospedale di Vibo Valentia col Procuratore,
le forze di polizia, il concessionario; sarò in prefettura perché con questi
poteri ho la possibilità di aggiornare il Piano economico finanziario (PEF)
senza dover passare per le autorizzazioni di mille uffici. Ricordo che per
aggiornare il PEF dell'Ospedale della Sibaritide ci ho messo un anno e mezzo.
Per
aggiornare il PEF dell'Ospedale di Vibo Valentia ci avrei messo da sei mesi a
un anno e mezzo; per quello dell'Ospedale di Palmi, del grande Ospedale della
Piana di Gioia Tauro ci avrei messo un anno e mezzo.
Questi
sono i tempi in Italia di aggiornamento dei PEF per ospedali del genere e
questi sono i tempi, anche, per le varianti che si sono rese necessarie per
ospedali che sono stati progettati vent'anni fa. Vent'anni fa non c'era il
Covid, non parlo delle altre innovazioni che, oggi, devono essere previste
quando si progetta un ospedale; banalmente, non c'era stato il Covid; oggi
quando si realizza un ospedale si progetta in maniera diversa, proprio perché
non bisogna farsi trovare impreparati, come ci siamo fatti trovare ai tempi del
Covid rispetto ai percorsi.
Fare
varianti del genere, a legislazione vigente, avrebbe significato avere, sì, un
piccolo progresso nella realizzazione degli altri ospedali, ma non in quello
della Piana di Gioia Tauro. E ho pensato che avrei dovuto chiedere al Governo
di farmi dare i poteri di Protezione civile che - ne sono cosciente - sono
enormi, perché riguardano i tre grandi ospedali e tutte le altre opere di
edilizia sanitaria, escluse quelle del PNRR, cioè, riguardano gli ospedali di
Reggio, Catanzaro, Cosenza, Locri, Polistena e altri interventi di edilizia
sanitaria anche a Crotone.
Se
avete letto l’ordinanza, sono poteri enormi; è un'ordinanza che addirittura dà
la possibilità al Commissario di fare gli espropri alla presenza dei due
testimoni in due giorni, di affidare la progettazione a trattativa privata;
proprio perché sono poteri enormi, vanno esercitati con la necessaria prudenza
e con il concerto di tutte le Istituzioni. È vero, voi mi avete conosciuto, a
me non difetta il decisionismo, nel senso che sono una persona che non ha
difficoltà ad assumersi delle responsabilità e a firmare atti, però, nel
momento in cui si tratta di assumere impegni su risorse così importanti, voglio
farlo avendo la giusta assistenza da parte di tutte le amministrazioni deputate
a lavorare insieme a me affinché queste risorse, effettivamente, producano
buona sanità in termini infrastrutturali.
Sono
andato dal ministro Crosetto, ho chiesto di darmi dei militari del genio
militare, anche dei carabinieri per far fare loro da supporto al RUP e nel
caso, anche, il RUP di questi interventi.
Ho
chiesto al comandante generale della Guardia di finanza di darmi dei suoi
uomini che potessero assistermi nella contabilità speciale.
Ho
chiesto al Ministero dell'interno di darmi la possibilità di utilizzare la
specifica Direzione del Ministero dell'interno che si occupa di intervenire in
maniera preventiva per evitare collusioni e anche infiltrazioni da parte delle
mafie; per intenderci è quella Direzione del Ministero dell'interno che sta già
lavorando sulle Olimpiadi di Cortina e che proprio qualche settimana fa ha
sventato un tentativo di infiltrazione, guarda caso, proprio da parte di una
cosca calabrese.
Quindi,
ho chiesto di mettermi a disposizione questa Direzione, poiché non si poteva
fare a legislazione vigente - questa è una Direzione che è stata istituita per
i grandi eventi, come le Olimpiadi - e avevo urgenza di poterne disporre
perché, come vi ho detto, già giovedì faremo il primo Tavolo in prefettura e ne
faremo altri con la prefettura di Cosenza, di Reggio Calabria; intanto, ho
chiesto al Governo, alla Protezione civile, di emanare un'altra ordinanza con i
poteri di Protezione civile per estendere le competenze di questa Direzione
anche all’edilizia sanitaria in Calabria.
È
un altro passaggio che siamo riusciti a fare in una settimana, nel senso che
abbiamo avuto questa possibilità. Perché è importante?
Vi
spiego come funziona. Un patto corruttivo con la ‘ndrangheta non si fa andando
sul cantiere e chiedendo la tangente, ormai è diventato molto più raffinato, si
fa attraverso imprese di subfornitura che vengono imposte al concessionario e
sono imprese mafiose. È successo già, per esempio, su altri cantieri; c'è una
recente operazione della DIA (Direzione investigativa antimafia) che lo ha
dimostrato, quindi, è molto importante vigilare su tutti i subappalti, su tutte
le forniture.
Come
funziona questo sistema? Funziona così: chiunque debba fornire lavoro, parti di
produzione, forniture di qualsiasi genere, deve iscrivere la sua azienda nella
lista della Direzione del Ministero dell'interno che, entro 15 giorni, dirà se
l’azienda è in white list o no. Per cui non c'è più il rapporto diretto fra
impresa e azienda di subappalto, nel senso che l'azienda di subappalto deve
iscriversi, se non ha il “via” dalla Direzione del Ministero dell'interno non
può lavorare ed è a garanzia, anche, dei concessionari. Pensiamo, per esempio,
all'Ospedale di Vibo Valentia: ci sono moltissime lavorazioni che ancora devono
essere fatte e a garanzia, anche, dei concessionari perché sanno che a quel
punto gli affidamenti che faranno sono vigilati.
Questa è un'attività, ci sono poi anche altre
attività che riguardano, per esempio, la qualità del lavoro, perché anche su
questo la Direzione ha potere di vigilanza.
Questa è già un'attività che abbiamo deciso di
mettere in cantiere perché il Prefetto, che si occupa di questa Direzione,
giovedì alle 16, si collegherà con la Prefettura di Vibo, il Procuratore di
Vibo, le forze di polizia, il RUP dell'Ospedale, il concessionario, e
illustrerà il percorso da tenere. La stessa cosa poi faremo a Cosenza per
l'Ospedale della Sibaritide e per l'Ospedale della città di Cosenza, a Reggio
per l'Ospedale di Reggio, a Catanzaro per l'Ospedale di Catanzaro, in modo che
le risorse stanziate per costruire gli ospedali siano effettivamente
utilizzate, schermandoci da possibili infiltrazioni ed evitando anche ritardi.
Quando si interviene nella fase della prevenzione, i lavori non si fermano,
quando invece le infiltrazioni vengono contrastate, una volta che il lavoro è
dato, spesso si bloccano.
È un lavoro titanico, come anche quello che abbiamo
dovuto svolgere per ottenere la prima ordinanza. La seconda ordinanza ci dà la
possibilità di costruire questo percorso di garanzia e di prevenzione rispetto
all'illegalità. È un lavoro titanico, però ci è servito per poter dare ai
calabresi, entro il termine della prossima legislatura, almeno due ospedali e
farne arrivare un altro, più o meno, al punto in cui oggi è l'Ospedale della
Sibaritide.
Sono tutte attività che, quindi, servono a
realizzare gli obiettivi di governo che ho annunciato altre volte in questo
Consiglio regionale. Certo, prevedono una fortissima assunzione di
responsabilità e nella Pubblica amministrazione è difficile trovare persone che
siano così propense ad assumersele, sapendo anche che si corrono molti rischi,
ma io ho deciso di fare quest'esperienza nel tentativo di lasciare un segno
nella mia comunità e ho dimostrato di non preoccuparmi mai dei rischi, perché
sono convinto che, se uno fa le cose per bene, con coscienza, non ha nulla da
temere.
Credo di aver dato un'informativa sulle ultime
novità, ora aspetto gli interventi dei consiglieri. Mi auguro che siano densi
di proposte, di suggerimenti, perché, se saranno buoni, li prenderemo in
considerazione. In passato, in occasioni del genere, non ci sono stati
moltissime proposte e moltissimi suggerimenti che io abbia potuto recepire e mi
auguro che oggi sia un po’ diverso.
Grazie, Presidente. Ha chiesto di intervenire la
collega Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, per questa informativa. Avevamo
già letto qualcosa sulla stampa, ma chiaramente credo che sia indispensabile
discutere in questa Assise della sanità, che è il problema più grande e più
grave di tutti i calabresi. Tra l'altro, la problematica della sanità ci ha
fatto plaudire quando lei da Presidente è stato nominato Commissario e noi
abbiamo desiderato che ci fosse un dialogo. Lo abbiamo detto molte volte,
l'abbiamo detto già nella prima seduta di Consiglio, il 4 novembre del 2021, che
questo rapporto dialogico tra la maggioranza e la minoranza sulla sanità
avrebbe dovuto essere intenso. Intenso perché senza interferenze politiche; non
volevamo rallentare nessun processo di decisionale, non volevamo fare
protagonismi di maniera, pensavamo di poter rafforzare dei percorsi, delle
strategie, insieme, per porre fine all'emergenza sanitaria.
Devo dire che così non è stato. Noi abbiamo sempre
seguito e continuiamo a seguire come bussola la ricostruzione dell'offerta
sanitaria regionale, che comunque è insufficiente, e abbiamo sempre chiesto di
discutere all'interno di quest'Aula di un progetto globale di riforma e di un
ridisegno del Servizio sanitario calabrese. Non siamo stati ascoltati perché,
Presidente-Commissario, lei si è chiuso all'interno di una dinamica di annunci
con una rappresentazione fondamentalmente mediatica che però, purtroppo, non
trova riscontro nella realtà quotidiana dei servizi per i calabresi. Quindi,
secondo noi, anche quando lei dice: “Sono stato io a richiedere l'ennesima
emergenza”, lo stato di emergenza da parte del Consiglio dei ministri, noi lo
vediamo come conseguenza di una sua incapacità di programmazione e di
esecuzione, in questi 3 anni, come se fosse una
sostanziale ammissione di inefficienza di quello che è stato e che è ancora il
suo commissariamento.
Questa ordinanza, eseguita dopo una delibera del
Consiglio dei ministri, in deroga a tutte le disposizioni vigenti possibili e
immaginabili, oltre a una responsabilità enorme, le conferisce - come
giustamente lei diceva e osservava - poteri speciali che interessano tutti gli
ambiti; quindi, una sorta di zona franca che chiaramente, per noi, sarà
sicuramente di stimolo per una maggiore vigilanza e che, comunque, ci preoccupa
perché, se lei è preoccupato - mi consenta -, noi siamo preoccupati ancora di
più.
Lei dice: “Terminiamo gli ospedali. Terminiamo
l'Ospedale di Cosenza, Catanzaro…”, ne ha nominati una serie; in realtà io
vorrei un po’ chiarire questo aspetto, perché alcuni ospedali sicuramente
andranno ad essere – speriamo - terminati (Sibaritide, Palmi e Vibo), ma sugli
altri c'è l'INAIL e l'INAIL è una banca. È una banca che finanzia al 4%, che fa
progetti su cui esprime la valutabilità e che, però, devono essere realizzati.
All'articolo 6 di quest'ordinanza ci sono una serie
di risorse che sono state prese e messe insieme, le cui dimensioni, ovviamente,
non siamo in grado di valutare – cosa resta del fondo dell'AIDS o del fondo
Covid o di una serie di altri fondi? -, ma è evidente che, comunque, è
difficile che si riesca a raggiungere una cifra di 600 e oltre milioni di euro
per arrivare a realizzare gli ospedali nominati nell'ordinanza.
È certamente un cammino importante, ma non può
essere “venduto” come qualcosa di già fatto o di già realizzato.
Mi consenta di fare un ennesimo passaggio su questa
storia dei LEA. Sappiamo tutti che bisogna raggiungere la sufficienza, ovvero
il 60 per cento, nei 3 ambiti, Presidente, per avere il semaforo verde, non su
2. Sulla prevenzione, è vero che abbiamo finalmente trasferito i dati sulle
vaccinazioni, ma siamo scesi sulla prevenzione oncologica, dall'8,61% siamo
scesi all'8,11%, che è un valore infinitesimale. È una vergogna italiana,
perché non è pensabile che le donne e gli uomini che hanno diritto e dovere di
fare gli screening oncologici invece non sono spinti e indirizzati alla
realizzazione di questo.
Lei dice che noi siamo passati da una sanità di
“serie C” ad una sanità di “serie B”. Questo, per noi, di fatto significa
relativamente poco, ma quello che vediamo è, al di là dei LEA o di impietose
valutazioni numeriche, un altro argomento indubbiamente importante: lei, in
questi 3 anni, ha sicuramente messo mano a tutta una serie di organizzazioni,
ma più che di organizzazioni, di carte, cioè lei ha fatto moltissimi DCA -
quindi decreti del Commissario ad acta che sono di sua ovviamente pertinenza -,
ma questo non ci fa minimamente capire se siano calati in una visione globale
di prospetto, se siano effettivamente efficaci nei territori, se, come si dice
molto banalmente, vengono messi a terra. Perché, Presidente, dopo tre anni, non
abbiamo capito qual è il suo Piano sanitario, qual è la sua visione della
sanità, dove deve andare la sanità della regione Calabria, quali sono gli
strumenti che sta mettendo in piedi e qual è la rotta per la sanità della
Calabria.
Lei è stato ed è il sesto Commissario della nostra
triste storia di sanità commissariata. Sicuramente, ha ereditato una situazione
particolarmente difficile, ma – lo ha detto lei stesso - è un primus inter pares
perché i poteri e quello che lei ha avuto dal Governo – sono stati diversi
Governi nazionali e lo stesso Parlamento - non l'ha avuto nessuno. In alcuni
casi ci sono state delle vere e proprie forzature - del resto, lo ha appena
riconosciuto -, come quella dei bilanci. Non possiamo non pensare ai revisori
dei conti, tanti sono inorriditi pensando a come potessero essere messi questi
bilanci che non avrebbero potuto essere fatti perché quelli degli anni
precedenti sono stati, praticamente, messi da parte e si è proceduto solamente
in avanti. Certo, sono artifici e organizzazioni contabili dai quali,
evidentemente, lei è riuscito alla fine a tirare fuori dei dati - di questo
siamo contenti - ma riguardano i dati che sono stati trovati. Noi temiamo
moltissimo che questo non corrisponda poi, purtroppo, a una realtà.
In ogni caso, al di là di tutte queste situazioni,
vogliamo comunque sottolineare che non c'è alcun pregiudizio e, soprattutto,
non siamo minimamente interessati a screditare il suo operato; noi cerchiamo di
valutare il merito delle questioni e i risultati che si ottengono e vorremmo
solamente che questa sanità - così sofferente, come noi cittadini - andasse
meglio.
Continuiamo a spendere di sanità passiva e di
mobilità passiva - sono i dati di GIMBE, li conosce benissimo - 304,8 milioni
di euro con un aumento, quindi, di 52,4 milioni rispetto al 2021. È chiaro che
la mobilità sanitaria, che potrebbe apparire come una libera scelta del
cittadino difatti spesso non lo è; è una necessità spesso imposta dalle
profonde diseguaglianze che si sono create in questa nostra sanità. Tra
l'altro, i cittadini che si devono spostare con costi economici, psicologici e
sociali enormi, partono da una Calabria che è la regione più povera d'Italia,
in cui cittadini pagano una delle imposte più alte d'Italia, l'addizionale più
alta, proprio perché siamo commissariati.
Una prima domanda che vorrei porle è: siccome, in
tema di migrazione sanitaria, Age.Na.S. - cosa che
prima non ha mai fatto - ha riconosciuto che, addirittura, ci siano una quota
di prestazioni non appropriate tra il 12 e il 15 per cento, potremmo sapere
quante contestazioni abbiamo fatto, come Dipartimento salute, sui DRG delle
Regioni che hanno effettuato prestazioni? In passato questo si faceva, si
controllavano i DRG.
Però, lo spirito che ci contraddistingue non ci
consente di fermarci a questi dati impietosi, vorremmo andare avanti, avere una
visione, un progetto, idee, perché questo nostro Sistema sanitario ha bisogno
di riforma, di essere adeguato, soprattutto, alle nuove domande di salute.
Perché, Presidente-Commissario, oltre alle vecchie domande di salute, purtroppo
ci sono nuove domande di salute. Una sfida nella sfida, perché con gli anni le
popolazioni cambiano, la demografia cambia. La demografia, attualmente, dà atto
di un invecchiamento tout court di tutta la popolazione mondiale e,
anche qui in Calabria, ci fa dire che abbiamo 435.000 persone sopra i 65 anni
e, di questi, 33.000 hanno già una forma di demenza, sono già censiti, e 25.000
stanno iniziando. Le nostre modalità di gestire e di assistere questi pazienti
non sono assolutamente adeguate.
Ancora, come non citare il difficile disagio
psicologico delle giovani generazioni, che richiede interventi calibrati,
sartoriali. I vecchi schemi non funzionano e la nostra proposta sullo psicologo
di base, che pur altre Regioni hanno istituito, che potrebbe rispondere in un
momento storico e sociologico così difficile, ha trovato tanti ostacoli.
Inoltre, mi permetta di aggiungere che a queste
nuove domande di salute si aprono anche le necessità di avere nuove professioni
sanitarie e sociosanitarie, nuovi metodi di cura e che, quindi,
all'invecchiamento della popolazione non possiamo rispondere solo con
l'ospedalizzazione o le RSA. Dobbiamo rendere la casa, l'abitazione del
cittadino il primo luogo di cura, attraverso il rafforzamento vero dell'assistenza
domiciliare, il potenziamento della telemedicina e, soprattutto, un rapporto
aperto e costruttivo con le Università che dovranno formare il personale
specialistico che a noi serve.
A proposito di personale, il decreto Calabria ha
fatto la fortuna di tutte le Regioni d'Italia, oltre 5.500 medici
specializzandi assunti, Presidente, ma quanti ne abbiamo assunti in Calabria?
Quante nuove Unità operative sono state accreditate per l'alta formazione per
assumerli, visto che, tra l'altro, nella legge di bilancio ci sono ulteriori
facilitazioni e nuove opportunità per l'assunzione di medici specializzandi? Ci
siamo attrezzati, ci stiamo attrezzando, su questo?
Poi, lei ha fatto un passaggio sul personale
gettonista e intramoenia; le voglio dire una cosa, Presidente - parto male
perché non ho mai fatto intramoenia, non ho mai fatto attività privata e quindi
non sono troppo addentrata nella materia dei soldi -: lei è l'unico che è
riuscito a ricomporre tutto questo, perché, al di là dei medici cubani, si è
fatto operare da un medico che opera nel privato in una struttura pubblica,
quindi, è arrivato ad una bella sintesi!
Riguardo la nostra visione di Sistema sanitario,
non possiamo che ripartire dalla rete dei servizi territoriali, da sempre
purtroppo sottovalutata e che è in piena emergenza, e passare dalla
ricostruzione del Distretto sanitario. Distretti di cui non parla quasi più
nessuno, dove si incontrano la domanda e l'offerta dei servizi. Ovviamente,
questo ha una ripercussione drammatica soprattutto nelle zone interne, nelle
aree marginali.
È indispensabile che io faccia un passaggio sulla
prevenzione, che è negletta e che tutti ascrivono solamente agli aspetti di
natura oncologica. Non posso non sottolineare che se, come Calabria, facessimo
la prevenzione, riusciremmo a combattere il 60% delle patologie prevenibili.
Gli elementi su cui puntare, persino per le demenze, devono servire a
combattere i fattori di rischio con stili di vita e alimentazione corretta.
L'Istituto Superiore di Sanità e il Ministero hanno
i dati misurati, regione per regione, su quali siano i fattori di rischio.
Basta semplicemente mettere in piedi queste progettazioni per migliorare la
qualità di vita dei nostri assistiti, dei nostri concittadini, sin da subito.
Poi, la medicina generale è un pilastro
fondamentale per garantire efficienza e prossimità. Purtroppo, la specialistica
ambulatoriale, la prevenzione, i servizi sociosanitari, la presa in carico del
paziente, continuano a rimanere solo auspici.
Qui entra il tema del PNRR, quello che purtroppo
sotto gli occhi di tutti è un vero e proprio fallimento, perché manca un anno
alla chiusura
e al conteggio di questo PNRR e noi, su 61 Case della comunità programmate, ne
abbiamo attive zero.
Le grandi apparecchiature andavano solo acquistate, nulla più, e abbiamo
ancora oltre 120 grandi apparecchiature da acquistare. Questo, mentre i nostri
concittadini vanno a utilizzare fuori regione queste grandi apparecchiature,
ovviamente, e noi abbiamo ancora 38 milioni di euro da spendere.
Quindi, tornando alla visione: un Servizio sanitario efficiente ha
bisogno di una rete territoriale capillare e robusta. Non ci sembra che questo
sia stato sviluppato e, se manca questo, anche la rete ospedaliera non arriva a
funzionare.
Lei si è concentrato su Azienda zero, una struttura che è stata cambiata
sei volte, da un punto di vista legislativo, un ente che ancora non opera
appieno, ma ha rastrellato risorse umane da Aziende sanitarie e ospedaliere e
ha anche assorbito funzioni dirigenziali, sottraendole a ospedali e territori.
Di questa situazione non pensiamo bene, ci sembra un vero fallimento.
Tra l'altro, la costituzione di Azienda zero ha sancito di fatto
l'agonia del Dipartimento della salute. Gliel'abbiamo chiesto sin dalla prima
volta: come saranno i rapporti tra Azienda zero e il Dipartimento della salute?
Tra Azienda zero e la SUA? Tra Azienda zero e il GSA? Non l'abbiamo ancora
capito.
Quindi, quando lei annuncia che, per la prima volta, ha fatto quello che
non c'era mai stato, che erano trent'anni che non c'era niente, a noi, in
realtà, sembra che tutta una serie di fallimenti vengano, invece, rivestiti da
rivoluzioni positive.
Non è facile, sicuramente. Non è facile, però, noi riteniamo che tutta
una serie di lavori andrebbero fatti, signor Presidente.
Tra l'altro, nella sua dichiarazione di essere a favore della sanità
pubblica, c'è invece una privatizzazione strisciante, non esplicitamente
dichiarata, ma alla fine praticata per mezzo di una continua espropriazione
coatta del servizio sanitario pubblico. Questa non può essere assolutamente la
soluzione alla crisi drammatica della nostra sanità regionale.
L'ultimo passaggio non possiamo non farlo sulla questione
Emergenza-Urgenza: il sistema è al collasso.
Pochi giorni fa a Cutro - l'abbiamo letto tutti - un neonato con
difficoltà respiratorie ha atteso 40 minuti l’eliambulanza che poi è arrivata
senza carburante, costringendo i soccorritori a proseguire in ambulanza. Una
rappresentazione assurda e paradossale che dà la dimensione di cosa vivono i
calabresi quotidianamente.
La nebulosa questione dei medici cubani, l'assoluta incertezza sulle
assunzioni degli specializzandi in Medicina d'urgenza, le interminabili file
nei Pronto soccorso, il personale in burnout, le ambulanze nuove e vecchie.
Ricordiamo che ci siamo presi pure le vecchie ambulanze della Lombardia
dismesse, che vanno in giro demedicalizzate e che a volte si fermano anche
perché mancano agli autisti.
I fondi indispensabili per attrarre i medici - l'unico passaggio
importante era ed è solo questo - sono rimasti invece uguali e i medici
dell'emergenza fuggono o non accettano.
Neanche il passaggio sulle prestazioni aggiuntive è stato fatto e si
cerca di sopperire con gli interventi di elisoccorso, che poi costano migliaia
di euro a intervento e che non possono avere la capillarità di un intervento di
un'ambulanza.
In conclusione, Presidente-Commissario, il governo della sanità ha
bisogno di un progetto chiaro, definito, possibilmente condiviso con parti
sociali, territori, operatori e va costruito come un mosaico con tutte le
tessere, senza fare a meno di nessuno, perché ogni tessera è fondamentale al
risultato globale che noi tutti ci auguriamo.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il collega Tavernise. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. In questi giorni, ho ragionato più volte su come
impostare il mio intervento oggi in Aula, ma, presidente Occhiuto, devo
ammettere che la sua informativa è stata abbastanza equilibrata nella
descrizione, con toni pacati e non populisti. Ho apprezzato sinceramente
l'esposizione di pochi minuti fa.
Proprio per questo motivo, vorrei effettuare un discorso maturo, dai
toni pacati ma concisi e non buttarla in caciara o in
politichese.
Vorrei oggi avviare, con lei, una discussione, insieme anche ai colleghi
di maggioranza, per cercare di risolvere il problema, presidente Mancuso, anche
perché, presidente Occhiuto - l'ha vissuto anche lei in prima persona -, la
sanità non può avere colori. Come è stato male lei pochi mesi fa, oggi stanno
male i miei genitori. Domani può star male qualcuno che fa parte delle nostre
famiglie. Non si può continuare a non cercare una soluzione, tutti insieme, per
risolvere il problema.
Presidente, io la seguo quotidianamente sui social e mi rendo conto che,
da parte sua, sicuramente non manca l'abnegazione e l'impegno. Di questo
bisogna dargliene atto.
Quello che non ho sopportato, in questi tre anni e mezzo di Legislatura,
è l'eccessiva narrazione di una Calabria che è entrata a far parte del paese
delle meraviglie di Alice.
Forse perché è circondato da persone che si occupano di sanità o si
occupano della sua comunicazione che non abitano in questa regione, non la
vivono, Presidente, forse non conoscono realmente i problemi che le famiglie
comuni, i cittadini comuni vivono tutti i giorni.
Cosa vorrei dire oggi in questo intervento? Innanzitutto, vorrei
dividerlo in quattro parti.
Vorrei parlare, con tutto il rispetto, di quello che lei ha detto, anche
in maniera equilibrata, sui lavori per i nuovi ospedali, sull'uscita del
commissariamento, sulla chiusura dei bilanci dopo tanti anni.
Vorrei parlare, in maniera equilibrata e matura, di quello che vivono
tutti i giorni i nostri concittadini calabresi, partendo da un argomento
chiave, Presidente. Lei sa che, oggi, chi vuol fare una visita specialistica ha
diverse opportunità: o sceglie il pubblico, o sceglie il privato o addirittura
sceglie una regione che non è quella di appartenenza. Ho preso un po’ di dati
partendo dalle liste d'attesa. Utilizzo un metodo che le piace molto, quello di
prendere, partendo da oggi, articoli di stampa, articoli presenti sui social,
non di grillini, del PD né dei forzisti, ma di giornalisti che non analizzano
le questioni in maniera soggettiva, ma prendono dei dati oggettivi lavorati con
i numeri.
Ho redatto un dossier in questi giorni e ho scaricato una serie di
articoli degli ultimi 2, 3 anni, presidente Occhiuto, che parlavano di sanità,
partendo dalle liste d'attesa, partendo da stamattina, sulla Gazzetta del Sud,
sul Quotidiano, su La C, su TG3 Calabria. Oggi, nella prima pagina del
quotidiano l'Altravoce, il titolo riporta: “Taglio
delle liste d'attesa, inutilizzato l'89 per cento dei fondi”. In due anni la
Calabria ha ricevuto 40 milioni per ridurre il fenomeno delle liste d'attesa.
Di questi, presidente Occhiuto, 38,3 milioni sono ancora in cassa. Manca il
personale, ma anche la tecnologia sulle liste d'attesa. La Calabria continua a
tenere in cassa quasi il 90 per cento dei finanziamenti ricevuti dal 2022 al
2024, circa 43 milioni complessivi, di questi 38,3 sono rimasti in Tesoreria; a
conti fatti, si tratta dell'89 per cento di quanto finanziato per azzerare le
liste d'attesa dopo il disastro della pandemia.
Sulle liste d'attesa, Presidente, se andiamo sul Cup online che lei
tanto ha pubblicizzato, ci rendiamo conto che per una visita specialistica…
prendo a esempio quello che ha affermato la UIL, il 17 maggio 2024: “Medici in
fuga dalla Calabria”. Per la UIL 450 medici andranno all'estero e le liste
d'attesa esplodono, ci vuole un anno per una colonscopia. A Crotone, invece,
per una visita oncologica si può rimanere in attesa anche 176 giorni. Secondo
la UIL, sono molte le persone che rinunciano a curarsi. Una flessione che ha
riguardato tutte le fasce d'età, ma è maggiore per gli anziani. Rispetto al
2019, aumenta il numero delle persone che ha pagato a spese proprie le visite
specialistiche. Siamo passati dal 37% del 2022 al 41,8% di oggi. Per
accertamenti diagnostici si va dal 23% al 27,6%.
La Gazzetta del Sud del 2 aprile, Presidente, riporta: “Lista d'attesa:
Calabria in coda ai pazienti in fuga”. Per una colonscopia ho già detto, 15
mesi, invece, per una visita urologica e aumenta il costo della migrazione
sanitaria. Siamo arrivati!
“La C news”, il 14 gennaio 2025, riporta: “304 milioni di euro per far
curare i propri cittadini in altre regioni d'Europa”.
Per il 2024, il Governo ha infatti assegnato alla Calabria 4 miliardi di
euro, ma una buona parte sono stati trattenuti alla fonte a saldo della
mobilità passiva che è lievitata, rispetto al 2023, sfondando la quota dei 300
milioni di euro.
Presidente, la collega Bruni ha già ben spiegato il dramma che stiamo
vivendo con i posti letto e coni cittadini calabresi, costretti, purtroppo, a
effettuare le visite a pagamento in cliniche private.
Come ho già detto, è un percorso, purtroppo, che sto vivendo, proprio in
questi giorni, anche io in prima persona, con i miei familiari, con i miei
genitori. Addirittura, Presidente, si ha difficoltà a recuperare una cartella
clinica. Oggi, nel 2025, chi va e riesce, tra mille peripezie, a ottenere delle
visite in un ospedale pubblico ha difficoltà a recuperare i risultati. Quanto è
importante, oggi, avere subito i risultati di una cartella clinica? Lei me lo
insegna, fa la differenza nella salute di persone fragili, nella salute di
persone anziane.
Passiamo al secondo “cancro”, dopo le liste
d'attesa e la mobilità passiva: i posti letto. Presidente, oggi chi è costretto
ad andare in un Pronto soccorso e ha bisogno di un ricovero deve subire 6/7 ore
di attesa in Pronto soccorso per essere visitato. Lei sa meglio di me quale sia
la carenza dell’organico dell'Emergenza-urgenza, soprattutto di medici, ma
ancor di più - è questo che è peggiorato negli ultimi anni – se, presidente
Occhiuto, fino a 4/5 anni fa per un ricovero bastavano due giorni, oggi si toccano
i 5/6 giorni di Pronto soccorso per ottenere un posto letto, soprattutto nei
reparti come Medicina. Rimanendo sui posti letto, vorrei parlare, per esempio,
delle Terapie intensive in Calabria, Presidente. Gazzetta del Sud pochi giorni
fa titolava: “Terapia intensiva in Calabria, i posti letto ancora sulla carta”.
Negli ospedali di questa regione realizzate 35 nuove postazioni, nel decreto
varato nel 2020 è invece prevista l'attivazione di 270 posti letto. I soldi
stanziati, 40 milioni durante la pandemia - sono stati stornati nel PNRR - si
potranno utilizzare entro il 2026.
In sintesi: liste d'attesa, mobilità passiva, posti letto che mancano.
Quarto problema, Presidente: il personale.
Forse, sono stato l'unico consigliere di opposizione - non ricordo la
posizione del collega Laghi, ricordo la posizione del PD - favorevole
all’assunzione dei medici cubani, perché sapevo, visitando gli ospedali, che la
maggior parte dei nostri medici è vicina all'età pensionabile e che, con i
concorsi che vanno a singhiozzo e i nostri giovani che decidono di studiare e
specializzarsi a Napoli, a Roma, Bologna, a Firenze, a Torino, a Milano, è
difficile che tornino indietro, una volta che si laureano in medicina e si
specializzano in un Policlinico universitario del Centro o del Nord Italia.
Sapevo, anche, che, in un contesto storico di emergenza, anche solo un medico
in più - di un colore diverso dal nostro, di una cultura diversa dalla nostra –
avrebbe potuto fare la differenza. Ed è vero che se, oggi, i medici cubani non
fossero presenti nei nostri presidi ospedalieri, forse, decine e decine di
reparti sarebbero ormai chiusi.
Così come ho apprezzato, Presidente, la sua azione che reputo decisiva
in questa legislatura: l'accelerazione sui nuovi ospedali, a partire dal mio
ospedale di riferimento che è quello della Sibaritide.
Quindi, okay sui medici cubani, okay sul nuovo Ospedale della
Sibaritide, però, Presidente, non capisco come mai non mi aiuti in una
battaglia che sto portando avanti contro tutti e che anche il collega Graziano
- devo accoglierlo positivamente - in questi ultimi giorni ha sposato: la
vergogna delle inidoneità e degli imboscati nel nostro Sistema sanitario
regionale. Finalmente, presidente Occhiuto, dopo due anni di accessi agli atti
- sono dovuto ricorrere al Difensore civico -, sono riuscito proprio ieri a
chiudere il cerchio - parzialmente e adesso le dico anche perché – rispetto al
numero degli inidonei e del personale che è stato spostato in funzione
amministrativa. Ci ho messo due anni, Presidente, perché le ASP e le Aziende
ospedaliere non avevano ancora i numeri. Ad oggi, l'ASP di Cosenza non ha
ancora il numero dei medici inidonei della provincia di Cosenza. Tant'è che,
rispondendo alla Corte dei conti, ha fornito - due giorni fa - soltanto il
numero degli infermieri inidonei. Dei medici non c'è traccia. Ma nonostante non
ci sia questo dato, concludendo l’accesso agli atti, sono arrivato, Presidente,
alla cifra di 1.625 unità nel nostro Sistema sanitario regionale, tra medici,
infermieri, OSS, tecnici sanitari, ostetriche, fisioterapisti, puericultrici,
ausiliari. 1.625 di loro sono inidonei. Nello specifico: 1472 inidonei di cui
115 medici, presidente Occhiuto, 802 infermieri, 114 OSS. Sono esenti dai turni
notturni, dai turni di reperibilità, non possono lavorare
nell’Emergenza-Urgenza.
Presidente Mancuso, ci sono vedovi da dieci anni esentati dal lavorare
durante i turni notturni nei nostri ospedali, nei nostri Pronto soccorso,
perché vivono uno stato d'ansia perenne, uno stato di depressione perenne. Ora,
immaginate, presidente Mancuso e presidente Occhiuto, un'azienda privata, un
grosso colosso che permette a un marito o una moglie che, purtroppo, hanno
vissuto un lutto familiare di non lavorare nei turni notturni, magari nelle
fabbriche di Stellantis. Io una cosa del genere nel
Pubblico non riesco ad accettarla, soprattutto nel Sistema sanitario regionale.
Ma poi, queste depressioni o questi stati di ansia hanno un inizio e una fine,
non se li possono portare fino alla fine dei loro giorni.
Allora, Presidente, come ha avuto coraggio sui medici cubani, mi aspetto
da parte sua, oltre al video da lei pubblicato sui social di pochi mesi fa con
cui ha denunciato di aver scovato mille infermieri inidonei, il passo
successivo. Mi aspetto che dia ascolto a quello che ha detto la Corte dei conti
- non l'opposizione o i sindacati - nella relazione all’inaugurazione dell'anno
giudiziario, in cui si è soffermata su un passaggio delle nostre dichiarazioni
a una trasmissione di Rai 3, Presa diretta, Presidente, sulla adibizione di
medici e paramedici a mansioni diverse dal profilo professionale per cui sono
stati assunti. “L'assegnazione del personale in forza a mansioni diverse”,
afferma la Corte dei conti, “da quelle per cui è stato assunto e inquadrato, in
violazione dei limiti e delle condizioni previste dalla legge, sovvertirebbe il
modello organizzativo di soddisfacimento del fabbisogno di personale con
nocumento sia alla garanzia degli standard di erogazione dei servizi che al
sinallagma contrattuale che deve sussistere tra quantità e qualità delle
mansioni espletate, da un lato, e trattamento retributivo riconosciuto,
dall'altro. In tali casi, potrebbero configurarsi pregiudizi patrimoniali
all'amministrazione pubblica interessata, contestabili e funzionali ai fautori
degli stessi nel caso risultassero sussistenti tutti gli elementi costitutivi
della responsabilità erariale”. La Corte dei conti afferma che, siccome questi
dati sono raddoppiati rispetto alle altre regioni, potrebbe evincersi una responsabilità
erariale.
Mi aspetto, Presidente, da parte sua un esposto alla Procura della
Repubblica perché non possiamo accettare che assuma nel Sistema
sanitario regionale 300 - 400 - 500 medici cubani, quando ci sono 1.700
calabresi, assunti per fare i medici o gli infermieri nei Pronto soccorso, che,
invece, o vi lavorano a mezzo servizio oppure, addirittura, sono dietro una
scrivania.
Per quanto mi riguarda, questo è quello che è
mancato, da parte sua, Presidente, se realmente – così come ha detto – vuol
cambiare le sorti della nostra regione e del diritto alla salute dei calabresi.
Oggi, Presidente, – in questo le devo contestare un'analisi – è vero che,
forse, i dati non ci danno più all'ultimo posto, ma siamo quasi sempre o al
penultimo o al terzultimo, dopo la Sicilia e dopo la Campania, in alcuni casi,
dopo il Molise. Quindi, Presidente, non siamo forse più in terza categoria, ma
non siamo arrivati in Lega Pro, siamo fermi in seconda categoria. Adesso, ha
due anni per entrare nel mondo dei professionisti. Mi auguro almeno che, dopo
cinque anni di commissariamento, si riesca a raggiungere la promozione in Lega
Pro, in serie C. Oggi – ripeto – siamo ancora in seconda categoria.
In conclusione, sperando di aver fatto un discorso
maturo, riflessivo e di confronto costruttivo nei vostri confronti e nei
confronti dell'Assise che tutti quanti noi rappresentiamo, le chiedo un cambio
di passo e un atto di coraggio maggiore rispetto a quello che ha avuto oggi,
soprattutto riguardo agli inidonei e agli imboscati.
Anticipo, poi, una battuta che sicuramente arriverà
dai banchi della maggioranza e concludo subito, presidente Mancuso, infatti, la
settimana scorsa il consigliere Talerico – mi
dispiace che non ci sia – ha fatto una battuta sullo smemorato Cotticelli: quando ho visto quel video del generale Cotticelli, mi sono vergognato, presidente Occhiuto, non ho
problemi a dirlo. In quel caso, si fece l'errore di affidare la sanità in mano
a persone che avevano avuto una carriera brillante, magari come Generale
dell'Arma dei Carabinieri oppure, come è successo dopo con Longo, nelle Forze
di polizia, però, non vale più guardarsi indietro e dire che il Movimento 5
Stelle ha nominato Cotticelli, che, poi, tra l'altro,
ha fatto il Commissario forse nei due anni peggiori della storia della nostra
Repubblica, durante il Covid, nei quali nessuno ha capito che cosa stesse
vivendo.
Mi aspettavo e mi aspetto anche da parte vostra,
per esempio, di riconoscere quanto di buono ha fatto il primo governo Conte nel
2019 – questo me l'aspetto, soprattutto dai colleghi della Lega che facevano
parte di quel Governo – quando quell'allora maggioranza venne qui a Reggio
Calabria, a tenere un Consiglio dei ministri straordinario e a parlare di
“decreto Calabria”. Oggi, grazie anche a quel decreto e a quel Governo, abbiamo
avuto 60 milioni di euro l'anno, precisamente negli anni 2021, 2022, 2023, prorogati
per il 2024 e il 2025, di nuove risorse da destinare al Sistema sanitario
regionale per fare i concorsi.
Quindi, anche in passato, presidente Occhiuto, chi
ha governato la sanità, sia a livello nazionale sia nella Regione Calabria, ha
fatto delle cose di cui anche lei ha beneficiato perché, altrimenti, poi,
dovrei tornare indietro e dire che il centrodestra 12 anni fa ha chiuso 18
ospedali, ma non serve fare la rincorsa e mi riferisco soprattutto ai
consiglieri della maggioranza. Se guardiamo indietro, tutti quanti hanno
fallito nella governance del Sistema sanitario regionale.
Mi auguro, da qui alla fine di questa legislatura,
che ci siano dei risultati da parte di tutti, ognuno con il proprio ruolo, e io
cercherò di fare, in maniera costruttiva, sempre da pungolo a questa
Amministrazione regionale e, soprattutto a lei, presidente Occhiuto. Ricordo
alcuni suoi interventi da parlamentare di opposizione contro il presidente
Conte che, sicuramente, erano molto peggiori rispetto ai miei nei suoi
confronti e mi auguro che si diano finalmente delle risposte agli anziani e ai
giovani, perché non è accettabile continuare ad ascoltare di quotidiani casi di
malasanità.
Considerato che, poi, quel giorno non ha risposto,
mi aspetto, Presidente, che dica anche poche parole sul caso di Serafino Congi
a San Giovanni in Fiore perché la famiglia se lo aspetta e perché, al di là
delle bandiere e dei colori politici, non possiamo più tollerare quello che è
successo a San Giovanni in Fiore, a Trebisacce e, probabilmente, a
Corigliano-Rossano pochi giorni fa con la scomparsa di un bambino di cinque
mesi. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere
Alecci. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, non sarebbe stato probabilmente
onesto intellettualmente venire qui oggi, dopo poco più di tre anni di questo
Governo regionale, e aspettarsi una sanità migliorata in tutti i suoi aspetti.
C’è una situazione drammatica che ci trasciniamo da tantissimi anni, ma,
considerato che il presidente Occhiuto, oltre a essere Presidente di Giunta, è
anche Commissario della sanità con poteri eccezionali rispetto alla normalità,
mi sarei aspettato qualcosa in più – devo essere sincero – non nelle grandi
opere e nei grandi sistemi, ma nella quotidianità che, purtroppo, tanti
calabresi vivono all'interno delle nostre strutture sanitarie.
Sono d'accordo con lui quando chiede anche a tutti
noi una narrazione migliore della Calabria e di non piangerci addosso e anche
da questo punto di vista, a dimostrazione della mia onestà intellettuale,
proprio in questi giorni, sto contribuendo a finanziare e a portare in giro nei
nostri ospedali – inizieremo tra qualche settimana – un bellissimo testo
scritto da un'autrice calabrese sul tumore al seno per parlare di buona sanità,
anche della buona sanità calabrese e – ripeto – sono d'accordo quando il presidente
Occhiuto dice che il suo obiettivo è quello di far sì che la Calabria torni ad
essere una regione normale.
Chiedo, pertanto, al Presidente e Commissario alla
sanità, se, secondo lui, è normale, ad esempio, lasciare ancora oggi personale
sanitario ad operare e pazienti all'interno di una struttura dichiarata
inagibile con gravi criticità dal punto di vista sismico; si tratta della
struttura sanitaria di Chiaravalle, in cui si attende la realizzazione della
nuova Casa della Salute, iniziata già da diversi anni; la struttura del
commissario Occhiuto a una mia interrogazione, fatta circa un anno e mezzo fa,
risponde letteralmente che l'opera sarà ultimata nel mese di febbraio 2025.
Peccato che siamo ad aprile 2025 e, qualche giorno, fa mi sono recato a
Chiaravalle, dove ancora si stanno realizzando le fondazioni di questa
struttura. Non parliamo di una mega opera di decine di milioni di euro, ma di
una struttura, forse di due o tre piani, che, normalmente, si realizzerebbe in
sei mesi o in un anno.
È questo ciò che non accetto ed è questa la
normalità che in Calabria non esiste.
A Serra San Bruno, poi, c’è un Ospedale che ha un Pronto
soccorso, che rimane in piedi grazie a un solo anestesista. I Pronto soccorso
per poter essere attivi devono avere necessariamente la figura dell'anestesista
e a Serra San Bruno esiste un solo medico anestesista, reperibile 24 ore su 24,
7 giorni su 7, 365 giorni all'anno. Significa che questo signore, che è un eroe
che dobbiamo ringraziare, non può neanche partire con la famiglia per andare a
fare un viaggio o prendersi un raffreddore, perché si rischia la chiusura del Pronto
soccorso con la conseguenza che le persone di quell'area dovrebbero raggiungere
l'ospedale più vicino facendo anche più di un'ora di macchina. Un'ambulanza
impiegherebbe un'ora per raggiungere un ospedale ed è un tempo che, in alcune
situazioni, purtroppo, può essere letale.
Sempre a una mia interrogazione relativa a Serra
San Bruno, oltre due anni fa, la struttura del presidente Occhiuto, del
Commissario alla sanità, risponde che è stato istituito un gruppo di lavoro
tecnico-amministrativo, che saranno avviati in maniera tempestiva gli
investimenti e i lavori e che si farà il primo sopralluogo già in data 27
febbraio 2023, affinché possa partire subito il progetto di layout e i
lavori funzionali di manutenzione edilizia e impiantistica.
Questa risposta l'ho avuta più di due anni fa.
Volete sapere che lavori sono stati realizzati in quel pronto soccorso?
Nessuno.
Non stiamo parlando di costruire il mega ospedale
da un miliardo di euro, ma di investire trecento o quattrocento mila euro per
adeguare un pronto soccorso in un'area interna. Non è una cosa che ho scritto
io, ma la struttura del Commissario alla sanità due anni fa. Le sembra normale?
Le sembra normale che nell'Ospedale oggi
probabilmente più importante, che è il Dulbecco, al centro della regione, ci
sia una PET che ha compiuto più di vent'anni? Abbiamo un primato in Calabria:
la PET più vecchia d'Italia e sono anni che stiamo chiedendo un investimento
per acquistarne una nuova.
Lo sa, Presidente, che ogni giorno i pazienti vanno
a fare l'esame della PET e spesso vengono rimandati indietro perché è rotta e
la stanno riparando.
Nella vita non sono fortunato al gioco e nelle
scommesse, ma sono andato un giorno a fare un sopralluogo, mandando prima una pec per avvisare. Casualmente, il giorno in cui sono andato
alla Dulbecco c'erano i tecnici che la stavano riparando perché era rotta.
La cosa che un po’ mi amareggia è leggere qualche
giorno fa dell'arrivo di una nuova TAC con l'intelligenza artificiale
nell'Ospedale di Cosenza. Sono contento e felice di questo. Non faccio
campanilismi, però, insomma, stride un po’ il fatto che a Cosenza arriva una
TAC di ultimissima generazione con l'intelligenza artificiale e a Catanzaro –
in quello che lei ha dichiarato che dovrà diventare l'Hub principale del
Mezzogiorno, dal punto di vista sanitario – c’è una macchina vecchia di
vent'anni. Non credo che ci possano essere calabresi di serie A e di serie B.
Potrei stare qui ore a dire ciò che non va bene, ma
sarebbe troppo facile e – ripeto – il mio intervento vuole evidenziare come non
ci sia la situazione di normalità che lei richiama sempre e sulla quale poteva
e doveva agire in maniera tempestiva perché nessuno le chiede miracoli o
stravolgimenti eccezionali, che non si possono avere in tre anni, ma soltanto
una situazione di normalità sul territorio.
Le pare normale che i pazienti oncologici non
possano fare le cure perché mancano gli aghi?
Le sembra normale che un elicottero
dell’elisoccorso arrivi dopo 40 o 50 minuti, facendo aspettare un bambino di
tre mesi con i genitori, che in quei 40 minuti avrebbero potuto raggiungere l'ospedale?
Consideriamo, poi, che l'elicottero non è potuto ripartire perché non bastava
il carburante e il medico ha messo una pezza che è peggio del buco, dicendo che
in queste situazioni l'importante è fare arrivare sul posto il medico di
medicina d'urgenza per soccorrere il bambino.
Non è così, perché è comprensibile se il medico
arriva in un tempo inferiore a quello che avrebbe impiegato l'ambulanza per
raggiungere l'ospedale, ma se il medico arriva in un tempo superiore, allora,
mi sembra una grandissima fesseria.
Anche le cose più sciocche: gli interventi per una
semplice ernia che vengono rimandati perché manca la retìna per l'intervento o
il figlio di un mio amico che, la settimana scorsa, è caduto e si è fatto una
profonda ferita, è andato al Pronto soccorso di Soverato e lo hanno dovuto
cucire con un filo di sutura, il più grosso che c'è, lasciandogli una cicatrice
che, purtroppo, gli rimarrà a vita perché non era arrivato il filo sottile per
le suture, per poter fare, soprattutto in zone scoperte del viso, un intervento
migliore anche dal punto di vista estetico.
Sembrano fesserie, dettagli, ma non lo sono, perché
questo dimostra che non c'è un governo della macchina amministrativa.
Concludo con una questione che mi amareggia molto e
che riguarda la neuropsichiatria infantile: è una battaglia che sto facendo da
anni e mi dispiace che su questo, Presidente, siamo proprio fuori strada.
Chieda pure alla sua struttura quante sono le bambine e i bambini calabresi in
lista d'attesa per essere presi in carico in neuropsichiatria infantile:
bambini di due, tre, quattro anni, che hanno dei ritardi e delle disabilità,
per le quali, se non si interviene subito, si rischia, purtroppo, di non più poter
intervenire. Ci sono bambini in lista d'attesa da 3-4-5 anni e, o rinunciano
alle cure oppure si devono rivolgere al privato con dei costi che alcune
famiglie non possono sopportare.
Allora, dico al Presidente di una Regione, che è
anche un po’ il padre dei calabresi, quale padre abbandona i propri figli senza
riuscire a dare le risposte e le cure che gli necessitano?!
Questo della neuropsichiatria infantile, purtroppo,
Presidente, è un fallimento certificato che la Calabria non può e non deve
permettersi e le chiedo, per favore, di intervenire con forza e veemenza, per
fare i concorsi e le assunzioni, perché è un segno anche di civiltà e non
soltanto di diritto alle cure.
Concludo con la sua sollecitazione dell’augurio che
dall'opposizione non ci siano solo critiche, ma anche delle proposte
costruttive. Di proposte costruttive ne abbiamo fatte tante, le ho scritte a
penna perché questo mio intervento non era previsto, quindi, magari, ne
dimentico qualcuna.
Quando la Regione Calabria il primo anno ha
finanziato le borse di studio aggiuntive regionali – quattro o sei, se non
sbaglio – dopo uno o due giorni, Presidente, le dissi che ne avevano finanziate
80 in Sardegna e 100 in Campania.
Poiché possono essere finanziate anche con i fondi
comunitari, lo ha fatto. È stata una proposta nata anche dai banchi di
opposizione, anche se, poi, magari, aveva già l'idea e non c'era bisogno di
sentire Ernesto Alecci perché lei – lo so – è bravissimo. È stata una delle
prime proposte che ho fatto e sono compiaciuto che l'anno dopo ne ha finanziate
molte di più.
Ho presentato in quest'Aula – la collega Straface
lo sa – la mozione con la proposta di inserire la fibromialgia nei LEA.
Ho fatto una proposta per l'infermiere di processo
e sono felice che lei lo abbia inserito, poi, all'interno dei pronto soccorso
perché è una figura importante.
Le ho fatto, inoltre, una proposta, che ancora non
è partita e mi auguro che la porti avanti, che riguarda l'infermiere di
comunità. Ho presentato anche un'interrogazione e mi ha risposto che nel suo
programma è prevista l’attivazione dell’infermiere di comunità che è utilissimo
sui territori. Sono andato in Toscana dove funziona in maniera eccellente e
sarebbe una risposta per la sanità territoriale.
Ho fatto una proposta di legge, che verrà discussa
in Commissione giorno 10 aprile, sui corsi salvavita per la disostruzione nelle
scuole, perché in Italia ogni anno 30-40-50 bambini muoiono per soffocamento,
perché spesso il personale nelle scuole non sa neanche intervenire. Credo che
in Commissione con la collega Straface dovrebbe andare bene e la Calabria sarà
finalmente una Regione apripista da questo punto di vista.
Ho fatto la proposta per aumentare gli ausili per
le persone disabili e lei lo sa che i bambini che hanno gravi disabilità
utilizzano circa 6-7 pannolini al giorno. L'ASP ne dà in tutto una ventina o
trenta per ogni mese, per cui le famiglie spendono due o trecento euro al mese
per l’acquisto di queste forniture sanitarie. La mia proposta è lì, però,
ancora oggi dall'ASP non mi ha risposto nessuno.
Ho presentato una mozione per aumentare i fondi per
le disabilità gravi che avete fatto vostra ed è stato fatto perché erano state
escluse centinaia di famiglie con un reddito ISEE inferiore ai 9.000 euro.
Insomma, proposte ne sono state fatte tante.
Credo che sia anche giusto che dall'opposizione
siano sollevate le problematiche, come ho fatto prima, mettendole in fila una
dopo l'altra sempre in maniera intellettualmente onesta e credo che vada anche
riconosciuto che da questa parte si fanno e si portano delle proposte che ogni
tanto possono essere utili.
Concludo con una nota di colore che non c'entra
nulla con il discorso sulla sanità, ma è per sottolineare come spesso –
purtroppo, ahimè, – l’attività dell'opposizione, passa in silenzio e non viene
valorizzata: tre anni fa ho presentato una proposta di legge per la street
art – potrebbe dire che è una fesseria – per valorizzare i giovani artisti
calabresi e mi fa sorridere, presidente Occhiuto, che, molto spesso, vedo lei o
qualche suo collega assessore andare in giro per i Comuni a farsi foto con
murales, con opere d'arte bellissime posizionate nelle strade o nelle ville;
eppure, in Calabria non esiste una legge sulla street art.
Tre anni fa – ripeto – appena eletto, ho presentato
una proposta di legge sulla street art per valorizzare gli artisti
calabresi, che è passata all'unanimità in Commissione e anche i suoi colleghi
di maggioranza l'hanno votata perché hanno preso atto che era una proposta
utile.
Lo sa perché non è mai arrivata in Aula? Perché è
una proposta di un consigliere d'opposizione e, quindi, chiaramente non è
opportuno che arrivi in Aula.
Se lo dico è perché qualche tuo collega me l'ha
detto. Avrò mille difetti, ma non consento a nessuno di mettere in dubbio la
mia sincerità e onestà intellettuale. Quindi, se dico così, assicuro che è
così.
Anche dall'opposizione c'è uno sforzo per essere
costruttivi, l'importante ogni tanto è volerlo cogliere. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere
Afflitto. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Buon pomeriggio a tutti. Il
problema della sanità non è un problema soltanto calabrese, italiano, ma di
tutta l'Europa. L'Europa sta affrontando una significativa carenza di medici e
personale sanitario. Le ragioni principali includono l'invecchiamento della
popolazione, che aumenta la domanda di assistenza sanitaria e le difficoltà
nel trattenere il personale a causa di scarsa remunerazione e condizioni di
lavoro difficili, spesso insostenibili. Dal 2014 al 2022 c'è stata una carenza
di circa 1,2 milioni di medici, personale infermieristico, ostetrico, in tutta
l'Unione europea. È una situazione molto complessa, che richiede attenzione e
soluzioni efficaci.
Il lavoro del medico di famiglia è davvero impegnativo, in Italia ne
mancano 5.500. Spesso devono gestire una lunga lista di pazienti, senza pausa,
il che può rendere difficile prendersi anche un solo momento per sé stessi.
Negli ultimi cinquant'anni la medicina è stata vista non solo come lavoro,
ma come una vera e propria vocazione. Molti medici hanno dedicato la loro vita
a prendersi cura degli altri, spesso mettendo le esigenze dei pazienti e della
professione al di sopra della propria necessità personale e familiare.
Questo impegno profondo è ciò che ha reso la medicina così rispettata e
apprezzata, ma ha anche portato a sfide significative per l'equilibrio tra vita
professionale e vita privata. Purtroppo, le nuove generazioni tendono a dare
molta importanza all'equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Molti
giovani oggi cercano lavori che permettano loro di avere tempo per gli amici e
la famiglia, e preferiscono un orario di lavoro più flessibile e ragionevole.
Inoltre, la richiesta di non lavorare di notte e nei weekend
è sempre più comune, poiché vogliono dedicare tempo alle proprie passioni e al
relax. È un cambiamento interessante che riflette le priorità e i valori di
queste generazioni.
La situazione della sanità in Italia è molto complessa.
Il fabbisogno nazionale è aumentato notevolmente negli ultimi anni. È
passato dai 106 miliardi di euro dal 2014 ai 134 miliardi nel 2024, ma
l'inflazione ha eroso il potere d'acquisto, per cui ci vogliono più soldi per
comprare le stesse cose.
Inoltre, il sistema di attribuzione delle risorse alle regioni, basato
sulla quota capitale ponderata, porta a disparità che penalizzano le regioni
del Sud. Questo porta a disuguaglianza nell'accesso alle cure e con conseguenze
dirette sulla salute dei cittadini. È vero che ci sono diverse criticità, come
le lunghe liste di attesa e l’affollamento nei punti di primo soccorso, che
possono rendere difficile l'accesso alle cure, specialmente per chi ha meno
risorse, tuttavia, è anche fondamentale riconoscere che il nostro Sistema sanitario
nazionale è un sistema di cui possiamo essere orgogliosi, apprezzato da molti
altri Paesi. In qualità di Presidente della Commissione speciale di vigilanza,
ho dedicato molto tempo e sforzi per affrontare alcune criticità del Sistema sanitario,
ma non solo, cercando di migliorare i servizi per i cittadini senza ricorrere a
lamentele pubbliche e alimentare polemiche.
Spesso si nota che lamentarsi della sanità e dei medici attira
l'attenzione dei media. Ho lavorato a stretto contatto con vari uffici
regionali e con il presidente Occhiuto per risolvere problemi concreti, come il
fascicolo sanitario elettronico, il rimborso degli emolumenti del Covid per gli
operatori sanitari, riportare la PET da Germaneto al Pugliese Ciaccio,
l'acquisto della macchina per esami colturali per migliorare le cure nei
reparti malattie infettive dell'Ospedale di Crotone e altro, senza fare articoli
sui giornali.
Questo è senso di responsabilità verso la comunità.
Per tale motivo sono stato definito il più fesso dei consiglieri regionali
da un piccolo dittatore arrivista che si è venduto - mi è stato detto - per una
futura candidatura. Intanto è doveroso rispondere in merito a chi parla a
vanvera dei medici che per patologia cambiano mansione, detti ignominiosamente
imboscati. Questi medici, tanto vituperati da qualche imbecille politico -
scusate il mio lapsus, chiedo scusa a tutti i componenti del Consiglio e a
tutti i presenti, non volevo dire imbecille, ma ignorante -, per questo motivo
vengono considerati dei parassiti.
È davvero importante chiarire questo malinteso: i medici che cambiano
mansioni non devono essere visti come parassiti o imboscati, ma piuttosto come
professionisti che, dopo anni di duro lavoro, in situazioni spesso molto
stressanti, possono trovarsi ad affrontare problemi di salute.
Chiedere un trasferimento è una scelta legittima, è necessario per il loro
benessere. È fondamentale riconoscere il loro valore e i sacrifici che hanno
fatto, piuttosto che giudicarli in modo ingiusto. Ogni professionista merita
rispetto e comprensione, specialmente in un campo così delicato come la
medicina.
La sensibilità verso le loro circostanze è essenziale per creare un
ambiente di lavoro più empatico e solidale.
Sono un medico che ha lavorato 10 anni come Guardia medica, 13 anni nel
servizio di Emergenza Urgenza (SUEM 118) e, a causa di una patologia che ha
impedito di continuare a lavorare sulle ambulanze, sono stato trasferito al
Dipartimento di igiene e medicina preventiva, dove ho effettuato il lavoro di
circa 7 medici andati in pensione e quindi assenti. Io, a detta di qualcuno,
sono stato un medico imboscato.
Ho lavorato per quasi 14 anni nel Dipartimento di igiene e medicina
preventiva, mi sono interessato di vaccinazioni, patenti, esami necroscopici e
quant'altro. Io ero il medico di riferimento per 14 paesi; quindi, faccio parte
di quella categoria di medici imboscati e l'ho già detto in altra occasione.
Volevo aggiungere, Presidente, - sicuramente mi attirerò adesso
l'antipatia di parecchi medici - che l'attività svolta dai dirigenti del ruolo
sanitario al di fuori dell'orario di lavoro era stata inserita nella legge 502
dal ministro Bindi ed è stato un modo per incentivare il lavoro, il guadagno o
la remunerazione dei medici che volevano guadagnare di più.
Penso che dovrebbe esserci un riscontro tra le visite effettuate in
intramoenia e quelle effettuate in istituto, perché succede che tanti
specialisti, purtroppo, effettuano tante visite in istituto e dovrebbero farne
lo stesso numero in intramoenia. Succede, invece, che in intramoenia effettuano
100 visite e in istituto solo 50. Questo andrebbe approfondito.
Un'altra cosa che mi preme dire, perché ho lavorato nell'emergenza, è che
credo che tutti i medici di famiglia e gli operatori sanitari debbano fare
annualmente, non dico mensilmente, un corso di primo soccorso. È inammissibile,
infatti, che un paziente in attesa di un'ambulanza per sospetto infarto possa
morire perché non c'è un medico o un operatore sanitario che gli mette sotto la
lingua una cardioaspirina, - c'è il dottore Comito che è un cardiologo - un carvasin, una trinitrina e anche un po' d'ossigeno che per
il momento possono stabilizzare il paziente. Qui c'è il dottore Comito che è
cardiologo e può confermare: il primo intervento per un cardiopatico, per un
infartuato è la cardioaspirina, la trinitrina, il carvasin
sotto la lingua e l'ossigeno e il paziente può aspettare abbastanza, in attesa
del soccorso avanzato. Ma questo vale anche per gli operatori sanitari perché
il primo anello della catena della sopravvivenza è il cittadino e il cittadino
deve essere la prima unità coronarica.
Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il collega Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Intervengo nel dibattito, prima che da politico, da
medico con una lunga esperienza, ahimè, e probabilmente con una qualche
competenza.
Mi soffermerò su alcuni aspetti principali avanzando infine alcune
proposte.
Parto dal contesto nazionale.
La regionalizzazione della sanità si è rivelata un errore e un danno. Lo
ha drammaticamente dimostrato l'emergenza Covid.
Nessuno dei 21 sistemi sanitari del nostro Paese ha dato risposte adeguate
mentre si è approfondito e aggravato il divario già presente tra le Regioni,
con la Calabria confinata nelle posizioni di retroguardia del panorama
nazionale.
Qual è stato il ruolo della politica?
I pilastri sui quali si fonda la tutela della salute dei cittadini, in
particolare di chi non ha strumenti e mezzi economici per scelte alternative a
quelle offerte dalla sanità pubblica, sono gestione e programmazione, che sono
state man mano sgretolate poiché gli interessi di salute dei cittadini non sono
stati considerati una priorità assoluta. La Legge di riforma, la 833 del 1978,
è stata disattesa e la frammentazione regionale del sistema sanitario nazionale
ha prodotto sistemi sanitari di qualità assai differenti, offerti a cittadini
con gli stessi bisogni e diritti. Né, a livello di programmazione, ha avuto
miglior fortuna, in quanto si è passati da una ridondanza di medici all'attuale
abissale carenza, figlia della sciagurata introduzione di un arbitrario numero
chiuso nelle Università, malgrado gli allarmi lanciati con venti anni di
anticipo dai sindacati di categoria, prima tra tutti la ANAAO, ad una politica
non so dire se più sorda o indifferente. O entrambe le cose.
Passiamo alla sanità calabrese.
La Calabria non è stata, né è, esente dalle distorsioni di sistema della
sanità nazionale. Alcuni aspetti anzi appaiono enfatizzati e aggravati, tra cui
l'ubiquitaria ingerenza della politica in un ambito ricco, anzi ricchissimo, di
potenziali consensi elettorali e di allocazione di risorse economiche.
La ripartizione geografica della sanità calabrese ha poi giocato un ruolo
evidente nel condizionare la qualità delle prestazioni sanitarie erogate dal Sistema
sanitario regionale. Da un numero francamente eccessivo di USL, 31, in cui
tuttavia i comitati di gestione consentivano in qualche modo un equilibrio tra
esigenze diverse, si è passati, nel 1995, a 11 Aziende sanitarie locali, con
l'introduzione della figura monocratica del direttore generale, con un
ampliamento degli ambiti territoriali e una velocizzazione dei processi
decisionali. Era una sanità logisticamente vicina ai cittadini e in continua
relazione con le loro concrete necessità.
Fin da allora, in ogni caso, andava consolidandosi un aspetto negativo: la
progressiva marginalizzazione, nel governo della salute pubblica, della
componente medica che gli stessi sanitari, per la verità, hanno subìto
supinamente, spesso per rincorrere vantaggi individuali.
Il sistema delle 11 ASL rimane quello che meglio
ha tutelato il diritto alla salute delle nostre popolazioni ma, come è noto, è
stato spazzato via in una notte e sostituito con l'attuale improvvida
organizzazione su base provinciale che prevede alcuni ambiti territorialmente
gestibili, come Crotone, Vibo Valencia, in parte Catanzaro, altri molto meno,
Reggio Calabria, ed altri ancora tanto estesi da essere ingovernabili anche da
parte di bravi amministratori, come Cosenza. Figuriamoci se, come purtroppo sta
accadendo, per la provincia più estesa della Calabria gli amministratori bravi
non lo sono affatto.
Il territorio della provincia di Cosenza rappresenta oltre il 43 per cento
dell'intera Calabria, con oltre 6.600 km², ben maggiore di quella della
Liguria, 5.400 km², che di aziende sanitarie, però, ne ha cinque, a cui si
aggiungono quattro aziende ospedaliere; il 40 per cento della popolazione
calabrese abita nei 150 comuni del cosentino. A peggiorare ulteriormente il
quadro è la complessità orografica e la precarietà della rete viaria
provinciale.
Fatto sta che la disastrosa ricaduta, tuttora in corso, dell'accorpamento
notturno si è fin da subito manifestata in maniera così evidente e
progressivamente peggiorativa che lo stesso ambito politico cui è addebitabile
non ha potuto non riconoscerlo. Eppure, a questa missione di responsabilità non
è seguito alcun tentativo di rimediare al danno, seppur tempo e possibilità di
intervento sulla infausta riforma non sarebbero mancati già nella stessa
legislatura oppure in quella successiva. Bisogna anche sottolineare come in
realtà nessuna forza politica, anche avendone la possibilità, abbia ritenuto di
intervenire su una organizzazione che è evidentemente funzionale ad interessi
diversi dai bisogni di salute dei cittadini.
Passiamo alle criticità strutturali: personale, strutture e tecnologie,
rappresentate da strumentazione e software gestionali, sono le tre componenti
base della sanità e sono tutte e tre deficitarie nella nostra regione.
La più grave è la difficoltà di reclutamento di personale - medici,
infermieri, OSS, tecnici - che condiziona negativamente ogni possibilità di
offerta sanitaria adeguata, allunga le liste di attesa e provoca disagi e
problemi di ogni tipo: una rete ospedaliera poco abitata; un territorio da
sempre non adeguatamente presidiato o non presidiato del tutto dal punto di
vista sanitario; situazioni assai diffuse di marginalità delle aree interne;
competizione invece che complementarietà della sanità privata con la sanità
pubblica, non sempre all'interno di canoni e comportamenti trasparenti.
Insomma, una sanità che non è percepita soddisfacente ed effettivamente non
risolve i problemi di salute della popolazione calabrese.
I livelli essenziali di assistenza, i LEA, relativi al 2023, seppur
migliorati rispetto all'anno precedente - 150 nel 2023, rispetto ai 135 del
2022 - risultano comunque insufficienti e pongono la Calabria in posizione di
retroguardia, fortunatamente non più ultima nel ranking delle Regioni italiane.
Così come “il buco di bilancio” rappresentato dall'amministrazione sanitaria
verso altre regioni, la cosiddetta mobilità passiva ha pesato per oltre 300
milioni di euro sul bilancio regionale che, da parte sua, destina alla sanità
circa il 70 per cento del suo totale.
Il commissariamento della sanità calabrese, disposto nel luglio 2010 dal
Consiglio dei ministri, abnorme ed illogico nella sua durata - siamo nel
quindicesimo anno - ha contribuito fortemente a bloccare qualsiasi processo di
rinnovamento e miglioramento dell'offerta sanitaria anche a causa di commissari
del tutto inadeguati che hanno miseramente fallito il principale obiettivo loro
assegnato: il rientro del disavanzo economico. Al contrario, la spesa è
sfuggita ad ogni controllo, tanto da essere addirittura di difficilissima
quantificazione.
È del tutto evidente che la fine del commissariamento, invocato da anni e
anni, risulti essere un obiettivo prioritario per il miglioramento del sistema
sanitario regionale.
Tra le criticità strutturali, infine, vanno certamente ricordate le Case e
gli Ospedali di comunità, cui è demandato un compito fondamentale
nell'assistenza sanitaria di base. Vediamo adesso i trend
gestionali.
La stratificazione delle difficoltà ed inefficienze che hanno
caratterizzato e caratterizzano il Sistema sanitario regionale rendono
realisticamente impossibile un repentino cambiamento di sistema; si tratta
piuttosto di bloccare e invertire la deriva di questi lustri che rischia di
portare la sanità pubblica ad un irreversibile collasso.
È necessario partire da una visione prospettica della sanità calabrese,
basata su obiettivi chiari e comportamenti virtuosi, che coinvolgano tutte le
componenti del sistema sanità, con un impegno eccezionale da parte di tutti e
con il coinvolgimento delle forze sociali, del volontariato, dei cittadini, in
un reale processo di inclusione che non sia soltanto formale; un percorso
complesso e accidentato già di suo che viene reso maggiormente difficile dal
fatto che, ad onta delle consuete e puntuali dichiarazioni, nella realtà dei
fatti la sanità non è considerata affatto un ambito libero da appartenenze
politiche, ma è invece diventata a tutti gli effetti terreno di scontro tra
partiti.
Detto questo, passo, andando per punti, ad alcuni accadimenti di questa
legislatura funzionali, io credo, all'auspicato cambiamento della situazione
sanitaria nella nostra Regione:
1. Il reclutamento dei medici cubani di cui già tanto si è parlato ha di
fatto impedito la chiusura di strutture sanitarie la cui riapertura sarebbe
stata assai problematica. Iniziativa sorprendente ed originale ancor più ove si
consideri la collocazione politica del governo calabrese,
che ha addirittura stimolato un polemico interessamento degli Stati Uniti.
Figuriamoci! Va sottolineato, comunque, che la presenza dei medici cubani nasce
come “provvedimento ponte” per sopperire ad una carenza di sanitari da
correggere strutturalmente e non rappresenta il superamento dell'emergenza da
mancanza di camici bianchi, che deve rimanere una priorità delle aziende
sanitarie provinciali;
2. L'istituzione del corso di laurea in medicina a
Cosenza getta le basi per uno sviluppo sanitario e una formazione di giovani
medici con giovamento per la sanità calabrese, anche con il passaggio
dell'azienda ospedaliera di Cosenza ad aziende ospedaliere universitarie.
L'Ateneo sta già reclutando e acquistando apparecchiature con fondi PNRR;
3. La sinergia tra UniCal
e UniCz, l'università di Catanzaro, che ha dato avvio
nel corrente anno al corso di laurea interateneo di medicina e chirurgia presso
Crotone;
4. Il tavolo delle trattative per l'avvio del corso
di laurea in questione anche presso l'Università di Reggio Calabria e il GOM
(Grande Ospedale metropolitano);
5. L'affido della gestione di quattro delle cinque
ASP calabresi a tecnici esperti, con un elevato livello di autonomia, in quanto
svincolati da legami territoriali e che garantiscono oggi una presenza
quotidiana e costante;
6. Il faticoso riavvio dell’edilizia sanitaria dei
3 nuovi grandi ospedali regionali, ora sotto il controllo della protezione
civile, per la prevenzione nei confronti della criminalità organizzata, e le
attività connesse alla riapertura e potenziamento di altre strutture
ospedaliere (Cariati, Praia Mare, Trebisacce);
7. La definizione del debito ascrivibile alla
sanità calabrese, il cui misterioso ammontare, assai lievitato in questi anni,
ha rappresentato in passato un ostacolo insormontabile per la cessazione del
commissariamento, il cui termine, annunciato in tempi brevi, rappresenterebbe
un grande vantaggio per la sanità pubblica calabrese e per le sue possibilità
di ripresa;
8. Infine, la digitalizzazione dei servizi
sanitari, che deve però rispondere a criteri di qualità e passare attraverso
uno stretto e rigoroso controllo degli organi regionali preposti, per diventare
uno strumento di accelerazione dei processi e di sveltimento nella fruizione
dei servizi sanitari e non, come in alcuni casi accade, mera evasione di
obblighi burocratici o, addirittura, cespite di guadagno per tecnici del
settore e fonte di disagio per gli utenti.
Si tratta, con ogni evidenza, di aspetti
oggettivamente positivi e importanti che, tuttavia, devono rappresentare solo
l'inizio di un processo che non deve interrompersi, per potervi spiegare
pienamente, nel tempo, i suoi effetti e che non può prescindere dalla fattiva e
leale collaborazione degli attori coinvolti a vario titolo e a diverso livello
e, dunque, in primo luogo da parte delle aziende sanitarie.
Criticità gestionali.
Il mandato di consigliere regionale mi ha portato a
partecipare a eventi sulla sanità e a svolgere visite ispettive in strutture
sanitarie di tutta la Regione. Tuttavia, l'ambito territoriale che meglio
conosco sotto l'aspetto sanitario è quello della provincia di Cosenza, che
presenta, a mio avviso, gravi criticità che devo e voglio portare a conoscenza
di voi tutti.
Le strutture sanitarie di riferimento sono l'hub di
Cosenza dell'Azienda ospedaliera, e i tre ospedali spoke dell'ASP - quelli di
Paola-Cetraro sulla costa tirrenica, Corigliano-Rossano sulla costa jonica e
Castrovillari per l'area centro-nord della provincia. Solo quello di
Castrovillari è uno spoke tecnicamente idoneo, in quanto collocato in un'unica
sede, a differenza degli altri due che, dislocati in due diversi centri abitati
per scelte non in linea con gli interessi di salute dei cittadini, rappresentano
un vero assurdo tecnico sanitario. Il comportamento dell'ASP di Cosenza è
fortemente disomogeneo rispetto alle necessità delle varie aree provinciali,
con penalizzazione dell'area afferente allo spoke di Castrovillari, di
riferimento per oltre 100.000 persone.
L'area centro-nord della provincia, da sempre la
più debole politicamente, sta subendo la sorte del vaso di coccio tra i vasi di
ferro, soltanto che non di vasi in questo caso si tratta, ma del diritto alla
salute di quelle popolazioni a cui tale diritto viene puntualmente negato, in
particolare alle fasce deboli che vedono progressivamente ridursi, fino a
scomparire, servizi sanitari tradizionalmente offerti ed ora non più ottenibili
in loco e per molti non più ottenibili del tutto, a causa delle loro condizioni
socio-economiche.
La mancanza di tempo mi impedisce di illustrare nel
dettaglio il particolare di questa gestione discriminatoria ed iniqua, i cui
dati sono contenuti in questi documenti redatti faticosamente per la difficoltà
di reperimento e verifica dei dati stessi; documenti più di una volta proposti
da parte delle associazioni che li hanno redatti e che voglio qui nominare: l'AVO,
l'AVIS, l'Associazione Famiglie Disabili, i Medici Cattolici, gli Amici del
Cuore e Solidarietà e Partecipazione, ma rifiutati dai vertici dell'ASP, che
hanno respinto ogni possibilità di dialogo e di confronto con i cittadini, con
le Associazioni e addirittura con rappresentanti istituzionali. Comportamenti
tanto sorprendenti quanto censurabili, contrari ad ogni obbligo deontologico e
politico. D'altra parte, anche gli strumenti telematici di approccio alle
attività dell'ASP raccontano di una gestione opaca e spesso indecifrabile, in
assoluta antinomia con i criteri di trasparenza e fruibilità che la Pubblica amministrazione,
specie in sanità, dovrebbe obbligatoriamente offrire. Tutto ciò è chiaramente
emerso anche nel recente dibattito d'Aula per l'Istituzione dell'Agenzia
regionale per la digitalizzazione nonché nelle recenti sedute della Commissione
anti ‘ndrangheta, opportunamente convocate dal presidente Molinaro, riguardanti
le misure di trasparenza e anticorruzione adottate dalle ASP calabresi.
Chiederò di allegare ai verbali della seduta
odierna questi documenti, che sono stati invece accettati e discussi senza
difficoltà da rappresentanti autorevoli dell'Ufficio del Commissario e dal
Dipartimento regionale salute. In essi, i numeri, che
descrivono la situazione sanitaria come verificati, per così dire, sul campo,
dimostrano in maniera incontrovertibile la fondatezza di quanto ho affermato.
L'ultimo grave atto della censurabile gestione
dell'ASP di Cosenza, che continua a togliere a chi ha già fin troppo poco, è
rappresentato dall'atto aziendale che, diversamente da quanto in esso
affermato, è stato redatto e trasmesso in condizioni di semiclandestinità,
evadendo solo in maniera superficiale, burocratica e parziale quanto previsto
dalle norme che indicano le modalità di partecipazione alla sua stesura,
derogando anche da impegni formalmente, pubblicamente e ripetutamente assunti.
E questo, probabilmente, per far passare inosservate le criticità in esso
contenute. Tra queste, mi limito a
segnalare un assetto organizzativo, quello riguardante i distretti sanitari,
addirittura in contrasto con quanto previsto dalla vigente normativa.
Assumo, ovviamente, la piena responsabilità di
quanto dico e conto in necessari approfondimenti e in dovute correzioni per
ridare equità e giustizia alle popolazioni così evidentemente penalizzate nel
loro fondamentale diritto alla salute.
Proposte operative.
Lo spirito che mi ha animato fin dall'inizio della
legislatura, anche a motivo della mia appartenenza ad un autonomo polo civico,
mi spinge ora a concludere con delle proposte operative che spero possano
risultare utili:
1. Gli ambiti territoriali delle
attuali ASP devono essere ridisegnati per riportare la sanità vicina ai
territori e alle popolazioni. Il riferimento alle precedenti 11 ASL oppure alle
11 storiche diocesi calabresi non vi sembri una bizzarria, potrebbe essere di
utile riferimento. Certamente le province di Cosenza e Reggio Calabria,
soprattutto la prima, per numerosità di abitanti, conformazione orografica e
assetto viario, non possono non comprendere quattro ambiti territoriali
ciascuna. A inizio legislatura ho presentato una proposta in tal senso,
purtroppo bocciata in Commissione sanità, in quanto ritenuta irricevibile da
tutti gli altri componenti, per via - è stato detto - del commissariamento, che
per ora speriamo venga prestissimo abolito;
2. Quello dei concorsi per le
varie figure sanitarie richiede, al contrario, a mio parere, una
centralizzazione che sottragga questi processi alle autonome decisioni, non
sempre lineari e comprensibili, delle singole aziende sanitarie. Azienda Zero
potrebbe farsi carico di concorsi su base regionale, dopo aver effettuato una
ricognizione delle necessità per le varie figure professionali, prevedendo,
inoltre, un progressivo diritto di scelta della sede da parte dei candidati
risultati vincitori. Vorrei poi sottolineare che i concorsi da bandire con
urgenza, ma soprattutto da portare a termine, sono quelli dei direttori di
unità operativa complessa, i vecchi primari, su cui si basa la costruzione e la
gestione di un reparto e che con la loro presenza e capacità possono rendere
appetibile un concorso, altrimenti magari destinato ad andare deserto.
Purtroppo, i concorsi a direttore sono quelli che – sembrerebbe - si bandiscono
solo in determinate circostanze e, talvolta, potrebbe addirittura sorgere il
dubbio che siano subordinati a scelte già effettuate;
3. Lo smaltimento delle liste di
attesa rappresenta, poi, un problema su scala nazionale che, tuttavia, nella
mia esperienza, riconoscendo numerose variabili, potrebbe trarre giovamento da
varie iniziative, alcune delle quali già messe in pratica da qualche ASP
calabrese. Ho sperimentato durante la mia vita professionale alcuni progetti,
conseguendo ottimi risultati, per cui su questo argomento do fin d'ora piena
personale disponibilità a collaborare;
4. La riorganizzazione, o forse
sarebbe meglio dire finalmente una prima reale organizzazione della sanità
territoriale, a cominciare dal ridisegnare gli ambiti dei distretti sanitari,
finalizzati a reali interessi dei cittadini, deve avere infine quella priorità
che le viene riconosciuta dalla normativa e che - interessi di tutti - promuove
il più rapidamente possibile. Grazie.
Grazie, collega Laghi.
Dà lettura di un seguito di comunicazioni.
Ha chiesto di intervenire il collega Lo Schiavo. Ne
ha facoltà.
LO SCHIAVO Antonio Maria
(Gruppo Misto)
Spero che la discussione di questa sera possa poi
produrre qualche risultato concreto, cioè che possiamo uscire da quest'Aula,
dopo questa discussione, con una speranza in più e con qualche idea in più. Non
vorrei che ci si limitasse a svolgere un dibattito in cui ci si sfoga e
sostanzialmente si ripercorrono i ruoli di maggioranza e opposizione.
Il dibattito è troppo importante per essere
affrontato in una logica di contrapposizione politica ed è un dibattito
importante, impegnativo, difficilmente analizzabile anche per la complessità
dei problemi e perché, su temi così delicati, ogni semplificazione rischia di
portarci fuoristrada. Un dibattito complicato che però deve investire il
Consiglio regionale perché la storia del diritto alla salute in Calabria è la
storia di un tradimento nei confronti dei cittadini calabresi. Penso che questo
sia il termine corretto da utilizzare: quando amiamo la Costituzione e
sprechiamo fiumi di inchiostro a ricordare l'articolo 32 sul diritto alla
salute come diritto dell'individuo, ancora prima che diritto del cittadino, noi
abbiamo l'esempio più concreto di come la Carta costituzionale sia violata, non
applicata in larghi territori di questo Paese e in particolare in questa
Regione.
I quindici anni di commissariamento della sanità in
Calabria rappresentano la storia di un tradimento. Sono la storia del
tradimento di chi, per quindici anni, ha fatto finta di non vedere un problema
enorme. Lo Stato, che doveva intervenire per tutelare il diritto alla salute
dei calabresi, con un paradosso ancora più amaro, utilizzava uno strumento con
cui il diritto alla salute finiva per essere compresso ulteriormente, in una
perversione giuridica dove la forma prevaleva sulla sostanza, sulla procedura e
sul risultato.
Noi abbiamo piegato la sanità calabrese a un Piano
di rientro, nonostante la Corte costituzionale abbia più volte affermato che i
diritti inviolabili non possono essere bilanciati su una logica di bilancio e
vengono prima dell'equilibrio di bilancio; i diritti fondamentali
costituzionali incidono sul bilancio, ma non si fanno condizionare da esso.
Noi abbiamo accettato una mannaia sociale ed
economica attraverso il Piano di rientro sanitario; abbiamo accettato che in
questa regione ancora di più si creasse quella che è stata definita
un'apartheid istituzionale; una discriminazione nelle discriminazioni, in cui i
cittadini calabresi sono stati fortemente sacrificati sia dalla propria classe
politica, che ha usato la sanità come terreno di consenso elettorale, sia dalla
‘ndrangheta, che si è infiltrata nella sanità ricavando enormi forme di denaro
e inserendosi negli appalti, e sono stati traditi dallo Stato, che ha mandato
qui dei generali, persone che rappresentavano, sì, le forze dell'ordine, ma che
erano totalmente inadeguati al ruolo. Dietro, poi, la paura e il pregiudizio
della criminalità organizzata abbiamo consentito, per quindici anni, di avere
una gestione di massacro sociale e sanitario verso i calabresi, in cui la
politica è stata spogliata di ogni ruolo e messa da parte e la democrazia è
stata sospesa.
Altro che principio di sussidiarietà! Bisognerebbe
scrivere un libro su quanto accaduto in Calabria negli anni del
commissariamento, su come si chiudevano gli ospedali, su quanti ospedali nelle
aree interne abbiamo chiuso, sulla prevalenza data all'equilibrio di bilancio.
E cosa abbiamo raggiunto? Cosa si è ottenuto dopo
questi anni? Che non solo il debito sanitario è aumentato - è triplicato e fino
a qualche tempo fa non avevamo neanche il quadro della massa debitoria - ma la
cura non ha prodotto nessun risultato: sono aumentati e sono peggiorati tutti
gli indici sanitari, economici e sociali di questa Regione.
Parlo di un impoverimento sistematico, di un costo
umano e sociale altissimo: il 34 per cento delle famiglie ha rinunciato a
prestazioni sanitarie; la spesa sanitaria privata è aumentata del 29 per cento
nell'ultimo triennio; l'aspettativa di vita in Calabria è di 2,1 anni inferiori
alla media nazionale; l'indice di povertà sanitaria colloca la Calabria al
primo posto con un valore di 52,8 contro una media nazionale del 21,3.
Potrei leggere altre statistiche, altri numeri che
confermano il fallimento totale del commissariamento della sanità in Calabria,
ma non lo farò perché dietro questi numeri poi ci sono delle persone in carne
ed ossa che hanno vissuto sulla propria pelle il tradimento perpetrato in
questa regione.
Presidente Occhiuto, penso, quindi, che lei abbia
avuto una grandissima responsabilità. In questo dibattito - lo abbiamo fatto
anche altre volte - avremmo forse dovuto usare più prudenza perché le parole
hanno un significato importante e alcuni messaggi poi rischiano di causare un
cortocircuito tra la politica, questo palazzo, e la realtà dei cittadini.
Dico questo perché, quando si dice che le cose
stanno cambiando e che si è fatto più di quello che si è fatto negli ultimi 30 anni, che la
Calabria passa da serie C a serie B; quando si dice tutto questo bisognerebbe
avere più prudenza, perché i dati ancora non confermano queste affermazioni.
Presidente Occhiuto, lei ha fatto, ha deciso - sì, lo ha fatto - ma
bisogna anche dire che lei ha avuto dei poteri straordinari che mai nessun
Presidente della Regione ha avuto. Bisogna dire chiaramente che lei ha avuto
dei poteri straordinari, potendosi riappropriare delle scelte che la politica
calabrese non ha mai potuto compiere negli ultimi 10 o 15 anni.
Lei ha avuto, Presidente, la possibilità ed ha la possibilità di
utilizzare poteri straordinari.
Le cito anche una serie di provvedimenti normativi che danno senso dei
poteri enormi: lei ha il doppio ruolo di Presidente e Commissario; lei ha un
controllo totale su nomine, su bilanci, su investimenti, su programmazione; il
Decreto Calabria le ha dato facoltà straordinarie; la legge 14/2003 le ha dato
poteri enormi; Azienda Zero le ha conferito uno strumento gestionale diretto,
con facoltà di accentrare le scelte e le procedure amministrative; il PNRR le
ha dato a disposizione 700 milioni di euro per la sanità calabrese.
Mai nessun amministratore calabrese ha avuto a disposizione tanti
strumenti e tante risorse contemporaneamente.
Questo è il dato di partenza! Se non si dice questo e si vuole fare un
raffronto col passato, intanto si sta nascondendo un dato. E, quindi, rispetto
a questi poteri, Presidente, lei ha avuto poteri straordinari. Ma i risultati
sono straordinari? Ognuno risponderà come vuole, non entro nel merito perché
sembrerebbe volere andare sempre contro, per partito preso, perché tutte le
cose vanno male. Non è vero, non bisogna avere questo atteggiamento, non è
questo il punto. Il punto è riportare alla realtà e alla drammaticità della
situazione. La drammaticità della situazione è che, se noi diciamo che i LEA
sono migliorati perché abbiamo i dati della vaccinazione, non possiamo però
dimenticare che ancora siamo gli ultimi in materia di prevenzione oncologica -
ho i dati sugli screening oncologici e non li leggerò - e parlo anche di
disparità di trattamento tra provincia e provincia di questa regione, che è
l'altro paradosso. Le disuguaglianze non sono solo nazionali, ma anche tra
territori e territori di questa regione.
Ma c'è un dato che più di tutti conferma ancora la drammaticità della
situazione: il dato sulla mobilità sanitaria. Basta questo per capire quante
enormi risorse dei calabresi vengono drenate a favore delle regioni ricche,
Veneto e Lombardia in primo luogo.
Anche in riferimento alla definizione della massa debitoria: per la prima
volta noi - bisogna darne atto - abbiamo dei bilanci; avevamo la contabilità
orale, ora abbiamo dei bilanci e abbiamo dei bilanci consolidati. Ma cosa
dicono questi bilanci? Non basta dire abbiamo i bilanci. Abbiamo i bilanci con
una massa, un debito sanitario enorme, mostruoso, di cui quasi la metà è
contestato, cioè noi non abbiamo crediti certi, liquidi ed esigibili
sull'esistenza della massa debitoria e, in questa incertezza, nel mercato
secondario dei crediti, banche d'affari fanno i loro interessi e drenano
ulteriormente le risorse dal sistema regionale sanitario calabrese verso altri
lidi.
Quando c'è incertezza, quando c'è debolezza, quando ci sono situazioni
così confuse, con ritardi storici, c'è sempre qualcuno che è forte, che entra
in questo mercato e nel mercato secondario dei crediti, delle grandi società e
del sistema di predatori del debito. Noi calabresi forse dovremmo alzare un
muro, perché lo sviluppo del mercato secondario dei crediti è un'ulteriore
ingiustizia verso la sanità pubblica di questa regione.
E poi, le disuguaglianze territoriali. Noi abbiamo una mobilità
intraregionale in aumento - parliamo di aree interne - ma a quanto
corrispondono i tempi di intervento del 118 nelle aree interne? Sono aumentati
o diminuiti? Quanti sono i tempi di attesa per le emergenze in tante aree della
Calabria? Le statistiche dimostrano come c'è una correlazione diretta tra
centri di cura e mortalità per eventi acuti. Ogni 10 chilometri di distanza
dall'ospedale più vicino comporta una mortalità per infarto aumentata di 3,2
punti. Questi sono i dati su cui la politica dovrebbe interrogarsi. Sulla
storia del tradimento che i calabresi hanno subito sulla sanità, sulle logiche
clientelari che hanno pervaso il sistema sanitario calabrese e sulle
responsabilità giuridiche e istituzionali.
Per questo, Presidente, non voglio dare giudizi, non è mio compito, non
voglio essere di parte, nonostante abbia le mie idee. Dico solo che noi abbiamo
delle opportunità che non possiamo perdere.
I fondi PNRR certificano che la Calabria è in netto ritardo rispetto
all'utilizzo di questa grande opportunità.
È stato prima detto: Ospedali di comunità, case della comunità e centrali
operative territoriali, ovunque ci sono ritardi sulla medicina territoriale.
Non sono un medico, non bisogna essere un medico per capire che, se non si
interviene sulla medicina del territorio, non c'è nessuna possibilità e nessun
futuro per la sanità in Calabria. Abbiamo questa grande opportunità.
E anche la scelta di ricorrere ai medici cubani, che pure sono stati
un'iniziativa importante di fronte al blocco del turnover, non può essere la
soluzione strutturale rispetto a una grandissima carenza di operatori sanitari.
Abbiamo anche il tasso più alto di anzianità del personale medico - anche
questa è una nostra statistica - tra tutte le regioni italiane. Dal 2010 al
2025 la Calabria ha perso oltre 3.500 operatori sanitari. Questa desertificazione professionale ha portato a una
lesione strutturale del diritto alla salute e la misura tampone dei medici
cubani non può essere la soluzione, seppur utile e seppur necessaria.
Non parlerò delle liste d'attesa, ma mi impressionano i dati che
dimostrano l'incapacità di spesa: su 40 milioni di euro, quanti soldi abbiamo
speso per abbattere le liste d'attesa?
Questa incapacità di spesa deve preoccupare la politica e tutti noi. Ma il
nuovo modello di governance che io auspico è quello di un reale superamento del
commissariamento e di una reale partecipazione democratica in cui la politica
si assume la responsabilità delle scelte.
Finalmente questo Consiglio regionale può decidere di assumere delle
scelte. Finora non era stato
possibile. Domani forse lo sarà. E questa forse è la più grande vittoria che
noi, oggi assieme, possiamo pretendere e possiamo sperare.
In questa marea di dati - è inutile anche ripeterli, perché ripetiamo
dati, ma ognuno usa i dati che vuole - l'aveva detto prima il consigliere
Alecci, forse, da un punto di vista emblematico, la più grande ingiustizia
nelle ingiustizie calabresi è quella della disattenzione verso alcune malattie
dei più deboli, in particolare dei bambini. Parlavamo della neuropsichiatria
infantile, io parlerei delle malattie psichiatriche in genere che sono il
dramma nel dramma di famiglie lasciate sole.
Presidente, porti a Roma la voce dei calabresi.
Anche sul riparto dei fondi di perequazione e delle spese destinate al
sistema sanitario regionale, ulteriori tagli ci hanno portato indietro rispetto
ad altre regioni italiane. Presidente, si svesta dai panni di una coalizione
politica, sia il Presidente che rappresenta tutti i calabresi.
L'unica utilità di questo dibattito è che possa emergere dai consiglieri
regionali il grido di allarme che lei deve portare sui tavoli del Governo
nazionale, per un cambio vero di logica, perché con i piani di rientro e con le
esigenze di bilancio noi abbiamo ucciso la speranza dei calabresi, abbiamo
ucciso la speranza dei calabresi che scappano da questa regione. Le statistiche
e l’ISTAT ci dicono che scappano da questa regione anche perché qui non hanno
la speranza di potersi curare. La mancata speranza delle cure è un ulteriore
elemento che porta tante persone, giovani e anziani, a scappare da questa terra
ed è giusto che i consiglieri regionali, la politica in genere, mandino un
grido di allarme a chi di dovere. Grazie, Presidente.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il
collega Mammoliti. Ne ha facoltà.
Grazie, presidente Mancuso. Intanto le rivolgo i complimenti perché anche
lei diventerà un imperatore in Calabria. Dopo i poteri assoluti che il
presidente Occhiuto ha sulla sanità, lei diventerà un imperatore perché è
riuscito finalmente a regolare gli interventi, togliendoci anche dal video la
possibilità di conoscere e di sapere chi si è iscritto a parlare e facendo
parlare esclusivamente i rappresentanti della minoranza. Mi auguro che quelli
della maggioranza non intervengano e che intervenga solo, forse, il presidente
Occhiuto.
Le rispondo alla fine, non si preoccupi.
MAMMOLITI Raffaele (Partito Democratico)
Però, se lei è riuscito anche in questa genialità, sta conquistando anche
lei questo ruolo di imperatore. Complimenti. Sarebbe utile su
questi aspetti - lo dico ai capigruppo di opposizione, poiché lei ogni volta
richiama queste riunioni nelle quali evidentemente non vi capite bene -
riflettere, approfondire, ragionare meglio per regolare anche il dibattito. Se
è un dibattito non deve essere a senso unico, non possiamo parlare prima solo
noi e voi avere tutti quanti la parola per ultimi – parlo dei consiglieri di
maggioranza - compreso il Presidente della Giunta.
Presidente Occhiuto, ha ragione quando dice che in una delle sedute di
Consiglio precedenti aveva sollecitato e chiesto di ritirare alcune
interrogazioni perché avremmo discusso in un dibattito sulla sanità, come sta
avvenendo soltanto, però, dalla parte dell'opposizione.
La vorrei informare, intanto, che ieri sono stato costretto a presentare
l'ennesima interrogazione perché - è stato anche già richiamato nel dibattito
che si è sviluppato - c'è stata una mancanza di aghi per la chemioterapia nel
reparto di oncologia del Presidio Ciaccio De Lellis dell'Azienda ospedaliera
Renato Dulbecco.
Presidente, lei è troppo erudito, capace ed intelligente per non sapere se
un cittadino con quella vulnerabilità, con quella fragilità, può essere
soddisfatto e contento che abbiamo individuato la definizione di massima del
debito della sanità oppure che abbiamo approvato il bilancio consolidato. Ma per l'amore di Dio! Probabilmente sono anche risultati
utili, importanti, ma i cittadini verificano la qualità, l'esigibilità dei
diritti attraverso la possibilità di avere riconosciute le cure appropriate e
le cure adeguate. Quindi credo che, anche dal punto di vista della sensibilità,
Presidente, sarebbe utile e giusto fermarsi un attimo e riflettere sulle
scelte, sui provvedimenti che sono stati assunti e quali ricadute concretamente
siano state prodotte.
Le do un'altra notizia: ho dovuto presentare un'istanza, sempre ieri,
perché la Calabria è una delle poche Regioni d'Italia che disattende alcuni
contenuti di alcune sentenze.
Più volte le ho detto che c'è una discrasia tra i DCA che lei emana, il
lavoro anche poderoso che lei sviluppa a livello regionale e l'applicazione
pratica, coerente, appropriata e concreta delle ASP territoriali.
Lei lo sa che agli inoccupati della Calabria non viene riconosciuta
l'esenzione ticket? Gli inoccupati sono - parliamo dello status, l'assessore lo
sa - delle persone che non hanno mai lavorato; poiché ci sono delle sentenze in
cui sono equiparati ai disoccupati, in Calabria le ASP non applicano queste
sentenze. Al loro status, quindi, si aggiungono ulteriore disagio e ulteriore
criticità.
Presidente, lei dice che dall'opposizione non c'è stata, nel corso di
questi anni, una capacità adeguata di proposta operativa nel merito del sistema
sanitario. Lo dice, ma sa molto bene che non è proprio del tutto così, nel
senso che sono stati già elencati una serie di provvedimenti che noi avevamo
presentato, a volte singolarmente, a volte come gruppo regionale; invece c'è un
atteggiamento di chiusura che non è adeguato alla sua, a volte, esuberanza e
capacità di politico esperto. Un uomo come lei dovrebbe
spronare la sua maggioranza a discutere con l'opposizione nelle Commissioni e
nei dibattiti, come questo, in Consiglio.
Le voglio ricordare, Presidente, dato che da anni per altri impegni mi
sono occupato di sanità, che ci sono due criticità imponenti nel sistema
sanitario calabrese: le liste d'attesa e la mobilità passiva.
Ho presentato un'apposita proposta di legge che, anche questa, si è
smarrita nei meandri della Commissione. Una parte di quella proposta è stata
recuperata all’interno di una proposta della presidente Straface, quella sulle
liste d'attesa, mentre la parte relativa alle nomine dei commissari non si
capisce perché sia accantonata lì.
Presidente, lei è Commissario e più volte ripetutamente in questa Aula ha
detto che ha liberato i direttori sanitari delle ASP dalle nomine asfissianti
della gestione e del governo della politica; benissimo, ma perché continua a
nominare i commissari e non i direttori generali? Come lei sa, il commissario
può gestire e governare fino al tempo necessario in cui lei deciderà di
tenerlo, mentre i direttori generali hanno una maggiore capacità, una maggiore
autonomia anche di pianificazione e di programmazione.
Presidente, nella mia proposta di legge prevedo che la nomina dei
commissari o dei direttori generali o l'eventuale riconferma non debba avvenire
sulla base di una valutazione discrezionale dell'imperatore, che in questo caso
ha poteri assoluti su tutti e può decidere su tutti, ma secondo un criterio di
valutazione per me appropriato: se in un’ASP il commissario o il direttore
generale sono realmente e concretamente riusciti ad abbattere le liste d'attesa
- ci sono anche le risorse sufficienti e necessarie per poterlo fare – e a
contenere la mobilità passiva.
Quindi perché dobbiamo rinnovare un commissario soltanto sulla base di
valutazioni discrezionali che attengono, in questo caso, naturalmente al
Commissario o al Presidente della Giunta? Sarebbe utile, invece, che ci
fosse una legge che verifichi gli impegni del commissario nel lavoro, cioè se
io, nominato commissario, Presidente, so già che verrò valutato sulla base di questi due
obiettivi strategici, importanti e significativi, è chiaro che mi adopererò con
determinazione, con appropriatezza per realizzare azioni e provvedimenti capaci
di migliorare questa performance. Se,
altrimenti, so che godo della sua fiducia e, a prescindere da quello che
realizzerò, sarò confermato commissario o direttore generale, non ho bisogno di
fare questi grandi sforzi.
Presidente,
lei dice: “Io sono pronto ad ascoltare, raccogliere proposte” ma, se lei
riterrà meritevoli di riflessione, di valutazione, questi eventuali
suggerimenti, queste indicazioni, queste proposte che noi abbiamo avanzato,
dica alla sua maggioranza di non chiudersi a riccio, in maniera pregiudiziale e
preconcetta sulle proposte di merito appropriate, vere, che introducono
elementi di riforma significativi e positivi per il sistema sanitario e
sociosanitario della Calabria.
Presidente,
lei in un provvedimento omnibus ha
introdotto alcuni elementi di modifica per continuare a poter nominare commissario
una persona in pensione; quindi, non è vero che non si interviene quando si
vuole, perché la discrezionalità delle scelte c'è ed è contenuta nei
provvedimenti che state assumendo; in uno degli ultimi provvedimenti avete
modificato anche questa possibilità, nelle ASP sciolte per mafia, di poter
nominare commissari in pensione.
E
poi, Presidente, abbiamo approvato - avete approvato! - una norma per
equiparare i commissari con un aumento vertiginoso di 50 mila euro all'anno,
quando invece non avete fatto nulla, nonostante i poteri, per attirare i
medici, le professionalità che vorrebbero venire o che vorrebbero restare in
questa Regione.
Con
tutti questi poteri si sarebbe potuto anche - lei lo dice ogni tanto -
prevedere qualche intervento per consentire a chi viene a lavorare in Calabria
di avere riconosciuta una indennità di disagio; quella che viene riconosciuta,
per esempio, ai magistrati quando lavorano in una zona disagiata. Perché non
l'ha fatto? Perché, dopo tre anni, presidente Occhiuto, lei, con la sua
capacità, con il suo dinamismo, con il suo attivismo, si accorge che era
necessario avere anche poteri di Protezione civile per la costruzione della
rete ospedaliera e della costruzione di nuovi ospedali? Aveva già poteri
rafforzati. Aveva già poteri straordinari. Perché, dopo tre anni, si accorge,
invece, che c'era bisogno di questa ulteriore nomina?
Colleghi
consiglieri, presidente Occhiuto, credo che noi dovremmo provare ad aprire una
fase di confronto e di partecipazione diversa perché altrimenti continueremo
con la solita solfa: chi a valorizzare qualche tiepido dato di miglioramento e
chi, naturalmente, facendo l'opposizione, a criticare le tante difficoltà, i
tanti disservizi che ancora, purtroppo, ci sono e si registrano nell’erogazione
delle prestazioni del sistema sanitario calabrese.
Anche
lei diceva che, quand'anche si dovessero realizzare alcuni obiettivi dei LEA,
il superamento del commissariamento e quant'altro, non significa che tutto è
stato risolto, ma ci sono ancora dei punti di criticità che vanno affrontati.
E, allora, Presidente, non le manca sicuramente l'onestà intellettuale di
valutare.
Lei
ritiene che con i poteri straordinari, che non ha mai avuto nessun Presidente
di Regione, con le risorse e gli strumenti disponibili che sono nelle sue mani,
nella sua disponibilità, i miglioramenti ottenuti siano proporzionati, in
questa situazione data, a questi poteri e a queste risorse? Sinceramente, caro
Presidente, pur cogliendo, alcune spinte innovative di riforma che lei ha
introdotto, pur cogliendo alcuni tiepidi risultati di maggiore performance, che si stanno in qualche
modo favorendo - mi consenta - non considero questi risultati proporzionati
alla mole, alla quantità, alla straordinarietà del potere che lei ha in questo
momento nelle sue mani.
Poi,
Presidente, lei ritiene di aver raggiunto un risultato storico. Io vorrei
ricordare - senza voler, assolutamente, adesso discutere se storico, non
storico, lo vedremo – che nel 2012 la Calabria aveva già ottenuto delle buone performance sui livelli essenziali di
assistenza e un suo predecessore, nel 2012, aveva ottenuto il miglioramento dei
LEA a 132, in Calabria. Dopo tantissimi anni, ecco dove siamo ritornati e,
oggi, probabilmente ritorneremo ad avere queste performance.
Perché
faccio questo passaggio? Perché avere ottenuto e raggiunto questi risultati,
Presidente, - lei lo sa meglio di me - è importante, è significativo, dà
speranza di un reale cambiamento nel sistema sanitario calabrese, ma non
possiamo stare tranquilli, non possiamo pensare di aver realizzato questo
obiettivo, se poi non riusciremo, con azioni e provvedimenti continuativi di
sostegno costante, a mantenere questi obiettivi e a migliorarne la performance. Anche se abbiamo raggiunto
il semaforo verde nella prevenzione, dal punto di vista degli screening oncologici mi pare che ci sia
una inattività delle ASP calabresi, che lei dovrebbe provare a sferzare con
determinazione e con convinzione, dicendo: “Lavorate, operate su questi
percorsi”. In questi tre anni, i morti per malattie oncologiche, ahimè, sono
aumentati.
Questi
sono dati incontrovertibili, dati impietosi che nessuno di noi vorrebbe
assolutamente avere in questa regione, però è giusto ed è corretto, se non
vogliamo aver realizzato obiettivi effimeri, lavorare per dare una prospettiva
di solidità e di rafforzamento per la ricostruzione di questi importanti
obiettivi per la sanità calabrese.
Presidente,
ci sono due passaggi scolpiti nella storia socio-sanitaria di questa regione e
li vorrei ricordare a tutti i consiglieri regionali: lo stato sociosanitario in
Calabria è stato proclamato già nel lontano 2007; la Commissione d'indagine,
all'epoca, si concluse con la relazione del prefetto Silvana Riccio, che rimase
nei cassetti e non è stata mai declinata e affrontata dalla politica, pur
avendo quella relazione individuato le cause e le concause che avevano
determinato lo sfascio del sistema calabrese - gli intrecci della politica, gli
affari con la ‘ndrangheta, come diceva giustamente il collega Lo Schiavo – e,
ancora oggi, anche lo scioglimento di alcune ASP, come quella di Vibo, ma anche
altre come quella di Catanzaro e, non vorrei sbagliare, forse quella di Reggio.
Questo
lo voglio ricordare con tanto rispetto perché sono morti tre minorenni: Federica
Monteleone, Flavio Scutellà ed Eva Ruscio. Sono morti tre minorenni! All'epoca
si dichiarò lo stato di emergenza sociosanitaria. Poi, nel 2020, Presidente, la
Calabria fu dichiarata zona rossa, non per il numero delle persone affette da
Covid-19, ma perché l'Istituto Superiore di Sanità era preoccupato della tenuta
del sistema sanitario calabrese.
Caro
Presidente, oggi, cosa è cambiato se ancora si muore perché un'ambulanza arriva
in ritardo, se ancora si muore perché l'ambulanza non parte perché non c'è
l'autista o a volte perché non c'è il medico, se l’elisoccorso poi non ha la
benzina necessaria o non ci sono in tutte le province della Calabria - altro
che sperequazioni territoriali - le piste per l'atterraggio notturno
dell'elisoccorso, determinando anche qui, territori di serie A e territori di
serie B?
Presidente,
lei ha introdotto - l'ho riconosciuto - alcuni elementi di riforma innovativi,
importanti, che tutti quanti avevamo salutato favorevolmente, non tanto sulle
riforme, quanto sulla funzione e sul ruolo che finalmente il Presidente di
Regione riusciva ad avere con il ruolo di Commissario ad acta. Purtroppo, c'è stata questa
discrasia tra la sovranità sanitaria, che restava in capo alle Regioni in
Calabria, e chi veniva nominato commissario: prefetti, commissari, generali che
hanno determinato uno sfascio totale di questa regione. Non ci sono dubbi.
Le
quattro azioni più importanti che lei ha introdotto sono: Azienda Zero; fusione
per incorporazione della Università Mater Domini con l'Azienda ospedaliera
Pugliese Ciaccio; la facoltà di medicina a Cosenza e il reclutamento dei medici
cubani.
Ebbene,
Presidente, su queste quattro azioni di riforma innovativa che lei ha
introdotto in questi tre anni, è giusto soffermarsi in maniera ragionevole,
senza posizioni pregiudiziali e fare una riflessione per capire a che punto sia
realmente l'operatività di Azienda Zero, a che punto sia la fusione per
incorporazione, tanto declamata che è rimasta probabilmente sulla carta, mentre
non si parla più del secondo pronto soccorso. E sui medici cubani lei stesso ha
annunciato l'altro giorno che nel 2027 andranno via e finirà questa convenzione;
quindi, ritorneremo, come nel “gioco dell'oca”, al punto di partenza, perché
anche le persone formate dalla facoltà di medicina di Cosenza non saranno
pronte prima del 2030.
Vorrei,
poi, ricordare, Presidente, che la Corte dei conti ha detto che nonostante i
poteri - non lo dico io, lo dice la Corte dei conti - nonostante le risorse,
questi progressi sono limitati e per alcuni versi impercettibili. Non è una mia
dichiarazione, è della Corte dei conti.
La
stessa Garante della salute, sulla base delle segnalazioni ricevute, denuncia
il dato allarmante delle liste d'attesa, dei pronto soccorso sovraffollati,
delle difficoltà all'accesso ai reparti per mancanza di posti letto; vorrei
citare anche i dati della Federconsumatori, e via discorrendo.
Presidente
Occhiuto, lei è il secondo Presidente di questa Regione che ha ottenuto questi
poteri, perché tutti gli altri Presidenti non li avevano ottenuti; il
centrodestra in Calabria governa ormai da 5 anni ed ha governato 10 anni negli
ultimi quindici. Questi sono i dati, questi sono i fatti, poi ognuno fa le
riflessioni che vuole e che ritiene più opportuno fare.
Caro
Presidente, lei può continuare a narrare una Calabria e una sanità che i
calabresi non vedono, non registrano, una sanità che non esiste, nonostante -
lo ripeto - alcuni miglioramenti che, se lei fosse meno chiuso al dibattito,
potremmo anche riconoscere più appropriatamente e adeguatamente. Noi
continueremo giustamente a svolgere il nostro ruolo, quello che spetta
all'opposizione, sapendo che, a mio avviso, dal dibattito di oggi, lei potrà
aprire una nuova stagione di partecipazione e di confronto, come sollecitato
anche dall'intervento iniziale dalla collega Bruni; un confronto aperto con
tutti gli attori del territorio, con i Sindaci, con le organizzazioni
sindacali, con l'opposizione, con gli Ordini professionali.
Presidente,
se lei sceglierà questa strada, noi saremo, come sempre, disponibili, attenti e
scrupolosi a dare e ad offrire il nostro contributo per realizzare
provvedimenti in grado di migliorare la situazione sociosanitaria della
Calabria. Se lei, Presidente, non è disponibile, si renda disponibile giorno
10, perché il 10 maggio saremo sotto la Cittadella riuniti in quella che sarà
la prima, grande, vera e forte manifestazione dei cittadini che sancirà il suo
fallimento e il fallimento del centrodestra sulla situazione sociosanitaria
della Calabria. Grazie, Presidente.
Grazie,
collega Mammoliti. Se fossi veramente un imperatore non le avrei concesso di
sforare di 15 minuti il tempo che le spettava. Ha battuto nettamente tutti: 25
minuti.
Poi,
giusto per chiarirlo, visto che lei è uno studioso dei regolamenti, l'ordine
degli interventi lo decide il Presidente del Consiglio. Dato che non funziona
bene la programmazione, li ho presi in ordine di prenotazione; se lei guarda si
accende una luce verde; quindi, avrebbe potuto vedere chi era prenotato o meno,
ma questo non ha importanza.
Sono
prenotati a parlare la collega Straface e i consiglieri Giannetta e Bevacqua,
poi, se non c'è più nessuna richiesta di intervento, concluderà il Presidente.
La
collega Straface ha facoltà di intervenire.
Grazie,
Presidente. Permettetemi di esprimere gratitudine verso il presidente Mancuso
per aver consentito che si tenesse questa seduta monotematica di Consiglio
nella quale abbiamo la possibilità di confrontarci ed esprimerci sullo stato
dell'arte della sanità nella nostra Regione.
Affrontando
ogni giorno questa esigenza nella funzione di Presidente della terza
Commissione sanità, senza alcuna retorica, ritengo che non potesse e non
dovesse esserci sede, scelta ed occasione più adeguata. Auspico ci siano altre
di queste sedute, proprio perché danno la possibilità di condividere e
diffondere informazioni corrette sul progresso e sulla normalizzazione in corso
del nostro sistema sanitario. La normalizzazione della nostra sanità era, resta
ed è la priorità delle priorità, la vera vertenza istituzionale su tutte le
vertenze con cui tre anni fa il presidente Roberto Occhiuto, esordendo con una
precisa scelta di campo, ha fissato un punto di non ritorno, una linea di
demarcazione netta tra il malgoverno, il non governo politico, commissariale,
regionale, nazionale della sanità calabrese negli ultimi decenni e quanto è
accaduto, invece, dal 2021 in poi.
Non
vedo il consigliere Tavernise, ma non possiamo uscire con l'affermazione:
“Vogliamoci tutti bene e dimentichiamoci il passato”. Abbiamo due immagini
simboliche, che meglio e più efficacemente di altre, possono sintetizzare
quello che ci siamo lasciati alle spalle, assumendo la guida politica della
Regione ed in primis della sanità:
una è quella di un Presidente di Giunta regionale che decide di affrontare
l'emergenza, il disastro sanitario, minacciando di incatenarsi sotto Palazzo
Chigi; l'altra è quella di quei Commissari che
venivano calati dall'alto, imposti da Roma e in particolare dal Movimento 5
Stelle, all'epoca forza di Governo nazionale, che, in piena pandemia - lo
ripeto ogni volta - dichiarava di essersi perso il Piano Covid e, per
giustificare le sue deliranti dichiarazioni, diceva che, probabilmente,
qualcuno lo aveva drogato. Ecco, queste vicende rappresentano, forse, le
istantanee più eloquenti della situazione di stallo, di malgoverno, di non
governo sanitario, in cui dominavano le clientele, in cui le nomine politiche
venivano fatte per appartenenza politica, in cui non si badava alle scelte di
merito, come accade oggi. Un sistema asfittico, oscuro, malato.
Voglio ripeterlo: tre anni fa,
Roberto Occhiuto, con la sua maggioranza, ha ereditato, in condizioni di
dichiarazioni belliche, una sanità letteralmente distrutta dalle fondamenta,
alla cui devastazione ha contribuito una politica incapace di assumersi tutta,
per intero, la sfida, la responsabilità per affrontare quello che l’emergenza
richiedeva.
Sono state accettate gestioni
commissariali reiterate, calate dall'alto, senza alcuna misurazione di quelle
che erano le reali capacità, senza risultati prodotti da una classe politica di
centro sinistra mai contestata, da quello stesso centro sinistra che viene,
questa sera, in questa Aula a farci lezioni di buona sanità.
Allora, ripeto, presidente
Mancuso, bene ha fatto lei a convocare questa seduta monotematica perché è
giusto far conoscere ai calabresi quello che è accaduto in questi anni, per non
ricadere negli stessi errori.
Per non dimenticare, mi pare
giusto ricordare qualche numero.
Siamo nel 2021, ci viene detto
che il sistema sanitario calabrese ha un debito di cinque miliardi, una
contabilità sporca dove la partita contabile veniva chiusa a seguito di
contenziosi, con doppi pagamenti delle stesse fatture.
Parliamo dei livelli
essenziali di assistenza, i LEA, che la Regione Calabria non garantisce in
tutte e tre le aree, quella ospedaliera, quella territoriale e quella della
prevenzione. Parliamo dei bilanci delle aziende sanitarie: non risultano
approvati i bilanci dell'ASP di Reggio Calabria dal 2013 e dell'ASP di Cosenza
dal 2018.
Parliamo di bilanci regionali:
mancano i consolidati regionali da sempre, perché non erano stati approvati i
bilanci delle Aziende di Reggio Calabria e di Cosenza. Secondo la Corte dei
conti negli ultimi quindici anni non erano mai stati parificati i bilanci
regionali, gli unici bilanci parificati fanno riferimento, senza riserve, agli
anni 2022 e 2023.
Parliamo di personale: mancano
circa tremila unità tra medici ed infermieri, di cui almeno quattrocento
nell'emergenza.
Parliamo anche dei flussi
informativi: risultano totalmente inaffidabili sia per la qualità dei dati sia
per la tempistica di invio, come più volte è stato evidenziato dai Ministeri.
Sull'accreditamento delle strutture sanitarie, mancano ben quattrocento
rinnovi. Ripeto, questa è la fotografia che fa riferimento fino al 2021. Non
sono soltanto i numeri, il disastro dal quale siamo partiti, siamo partiti
dallo zero assoluto, da ospedali chiusi, da realizzare, dall'assenza di medici
ed infermieri, dalla totale assenza di risposta, ad esempio, nella previsione
della gobba pensionistica, che avrebbe lasciato, ancora di più, la Calabria
senza risorse umane in sanità e, non ultimo, dal Medioevo della contabilità,
inaffidabile e inattendibile, da una voragine finanziaria che fino a tre anni
fa veniva indicata unanimemente come una ipoteca irrisolvibile per la nostra
sanità; un debito che, dicevo, era quantificato in cinque miliardi di euro.
È da qui che parte la
differenza! Altro che poteri oggi attribuiti al presidente Occhiuto con il
Decreto Calabria. Parliamo di un Presidente che non ha abdicato alle proprie responsabilità
che, pur conoscendo bene l'emergenza alla quale bisognava rispondere, la
gravità delle macerie dalle quali si è dovuti partire per ricostruire, ha
deciso di assumersi l’onere pesantissimo di commissario della sanità, di
mettere in atto le condizioni per arrivare a quello che, noi, oggi, definiamo
un vero e proprio miracolo: la progressiva normalizzazione del nostro Sistema sanitario.
Quella normalizzazione che, come è stato detto dal presidente Occhiuto, ci farà
uscire dalla stagione del commissariamento.
Ricostruire, programmare, lo
abbiamo fatto, partendo proprio dalla salute finanziaria del sistema sanitario,
con un lavoro fatto e coordinato dal Dipartimento salute, con le Aziende sanitarie
della Calabria, insieme, con la collaborazione della Guardia di finanza, per
arrivare ad avere dei bilanci chiari, trasparenti, certificati e, dopo decenni,
abbiamo accertato che il fantomatico debito è di 862 milioni di euro - più che
debito parliamo di pretese di creditori - che corrisponde ad un sesto di quello
che si ipotizzava; un debito fisiologico, in linea con tutte le altre Regioni
d'Italia.
Parliamo di pretese che sono
in contenzioso, che non è detto che debbano essere pagate, e di questi 862
milioni di euro buona parte è stata già pagata, per la parte dovuta ai
fornitori, e la parte restante, che corrisponde a 330 milioni, è in contenzioso
e, come ho detto, probabilmente, non dovranno neanche essere pagati. Questa è
una verità che ci è stata riconosciuta da enti, da agenzie, da osservatori
terzi e nazionali.
Oggi, alla luce di questa
evidenza storica, incancellabile e inopinabile, dei risultati e dei numeri
bisognerebbe, carissimi consiglieri della minoranza, prenderne atto.
Quali sono le riforme che sono
state avviate?
È stata avviata la riforma del
118 e oggi abbiamo una nuova centrale operativa regionale, abbiamo finalmente
un CUP unico regionale on-line, abbiamo riaperto gli ospedali di
Cariati, Trebisacce e Praia a Mare, abbiamo progettato e realizzato un'azienda
unica, la Dulbecco di Catanzaro, abbiamo investito, come mai era stato fatto
fino ad oggi, sulle risorse umane, abbiamo immesso 3.400 persone, è stata
superata la soglia delle 20.000 unità lavorative in un sistema che, oggi,
altrimenti, sarebbe imploso per incapacità di prevedere, governare il vulnus,
legato alla carenza del personale medico che resta un problema non soltanto
calabrese ma, anche, nazionale.
Avevamo bisogno, subito, di
medici specialisti e da qui l'intuizione del presidente Occhiuto di reclutare i
medici cubani, a causa della carenza nazionale di personale medico; anche
questa divenne strumentalizzazione da parte dell'opposizione e, invece, col
passare del tempo, si è rivelata un'idea formidabile che sta diventando un
modello che viene imitato anche da altre regioni d'Italia e per la quale,
proprio ieri, è stato attribuito un riconoscimento da parte del Capo dello
Stato; come risposta alla popolazione abbiamo limitato con i medici cubani il
ricorso ai medici gettonisti, abbiamo consentito, soprattutto, di mantenere
aperti degli ospedali - parlo dell'Ospedale di Locri, dell'Ospedale di
Polistena - e chiedo a tutti ad andare a prendere informazione sul garbo,
sull'umanità, sul modo di fare dei medici cubani, sui quali ci arrivano grandi
e seri apprezzamenti.
Parliamo, poi, delle risorse
del POR che sono state messe sulla sanità, 130 milioni di euro, che, grazie al
coordinamento del Dipartimento, le aziende sono riuscite a spendere in sei mesi
con l'acquisto di macchinari, di attrezzature e sono arrivati nei nostri
ospedali TAC, risonanze di ultima generazione ed ecografi.
Negli ultimi anni i bilanci
sono stati chiusi in equilibrio, abbiamo completato le procedure di
reclutamento del personale infermieristico e tecnico, abbiamo fatto sì che si
arrivasse alla proroga di tutte le graduatorie vigenti, abbiamo progettato i
nuovi ospedali, come quello di Cosenza, attraverso l'individuazione della
localizzazione - dovrà essere vicino all'Università e alla facoltà di medicina
- abbiamo fatto ripartire progetti e lavori rimasti fermi inerenti i nostri
nuovi ospedali mentre, prima, abbiamo solo assistito ad inaugurazioni e a pose
di prima pietra.
Per il nuovo Ospedale di Vibo
Valentia è in corso l’elevazione del pacchetto fondazioni con 12 SAL; quello di
Gioia Tauro è in accelerazione, si sta definendo il piano finanziario ed entro
maggio ci sarà l'avvio; riguardo quello di Locri, progettazione in corso e poi
l'appalto; per quello della Sibaritide i lavori procedono spediti secondo il
cronoprogramma stabilito e ci sarà la consegna entro il 2026 con 44 SAL.
Per quanto riguarda le Case di
comunità e gli Ospedali di comunità non mi risulta che ci sia tutto questo
ritardo. Proprio ieri sono stata a farmi un giro nella provincia di Cosenza -
ne parlavo anche con il collega Comito - e molti lavori sono stati già
consegnati oltre ai lavori che sono anche in itinere.
Per quanto riguarda il
commissariamento della rete ospedaliera - è stato detto dal presidente
Occhiuto, con l’ordinanza di Protezione civile - il giorno dopo la sua nomina a
commissario, caro Presidente, richiesta e voluta fortemente da lei stesso,
abbiamo letto, subito, sulla stampa: “L'edilizia sanitaria viene
commissariata”.
Non avete avuto neanche il
garbo e la delicatezza di andarvi a leggere quello che conteneva l'ordinanza
della Protezione civile che va, sicuramente, nella direzione di creare
un'accelerazione di quelli che sono i lavori legati all'edilizia sanitaria.
Ma questo non bastava!
Dopo aver spiegato bene il
contenuto dell'ordinanza di Protezione civile, si sono inventati la storia che
il Presidente vuole questi poteri per fare clientelismo. Subito arriva
l'ordinanza firmata dal capo di Dipartimento e la Protezione civile affida alla
struttura di missione per la prevenzione antimafia del Ministero dell'Interno,
lo svolgimento delle attività finalizzate alla prevenzione e al contrasto delle
infiltrazioni mafiose nell'affidamento e nell'esecuzione dei contratti aventi
ad oggetto lavori, servizi, forniture connesse alla realizzazione dei nuovi
ospedali in Calabria.
Stiamo portando la sanità e il
diritto alla salute nelle periferie, attraverso l'installazione di nuovi
presìdi; ma la rivoluzione vera e propria nasce proprio con il servizio di
emergenza urgenza dove si registra un potenziamento: le PET sono passate da 54
a 75, con l'assunzione di 163 autisti e 153 infermieri; abbiamo potenziato la
postazione di soccorso di base, con l'indizione della manifestazione di
interesse per realizzare l'aumento delle stesse da 11 alle previste 62
postazioni; abbiamo acquistato nuove ambulanze; abbiamo aumentato, in modo
esponenziale, il numero dei siti di atterraggio abilitati al volo notturno;
abbiamo investito sulla formazione della nuova classe medica, con l'apertura di
due facoltà di medicina, la facoltà di medicina a Rende e la facoltà di
medicina a Crotone, e stiamo registrando, grazie all'apertura di queste due
facoltà, da mesi, la scelta di tanti giovani medici, luminari calabresi,
docenti, scienziati, ricercatori, di ritornare nella loro terra, nelle nostre università,
nei nostri ospedali, per mettersi al servizio di quello che è il vero riscatto
sanitario dei calabresi. Su tutti Franca Melfi, la luminare
che torna in Calabria, che combatte il tumore ai polmoni con un robot.
Ho il dovere, per questo, di
ringraziare tutti i primari, i direttori dei vari Dipartimenti dell'Annunziata
per il lavoro che stanno svolgendo.
Con il presidente Occhiuto
siamo passati da una selezione dei dirigenti per nomina e gradimento politico
alla selezione per titoli.
Vorrei ricordare giusto
qualche consulente sanitario del presidente Oliverio a cui è stato riconosciuto
uno stipendio notevole e che, mi risulta, abbia dovuto restituire i soldi
perché si trattava, carissimi colleghi consiglieri, di uno stipendio che non
gli era dovuto.
Si è parlato poi di Azienda
Zero, l'altra riforma. Azienda Zero sta avviando le procedure per
l'espletamento dei concorsi per tutte le Aziende sanitarie. Abbiamo investito
sugli specializzandi nei Pronto soccorso con due manifestazioni di interesse,
la prima, a giugno 2024, alle quale hanno risposto in 147 e ne sono stati presi
100, la seconda, a marzo, con 70 domande. Abbiamo raddoppiato le risorse per
quanto riguarda le borse di studio per gli specializzandi con il vincolo a
rimanere per cinque anni nei nostri ospedali.
Anche sui livelli essenziali
di assistenza, quasi quasi vi ha dato fastidio che il Ministero ci abbia
riconosciuto di essere “verdi” per quanto riguarda la rete ospedaliera e quella
della prevenzione, siamo un po’ indietro su quella territoriale ma, in ogni
caso, c'è un aumento complessivo di 18 punti.
Abbiamo e stiamo abbattendo le
liste d'attesa e, con l'approvazione del DCA numero 345 dello scorso novembre,
sono stati ripartiti 22 milioni di euro a tutte le Aziende del Servizio sanitario
regionale e questo va nella direzione di rafforzare le prestazioni aggiuntive
per il personale medico, infermieristico e di comparto.
Con Azienda Zero è partita la
gestione relativa ai flussi informatici: abbiamo previsto un sistema di recall
automatico per cui, 3 giorni prima della visita richiesta, vengono contattati
e, in caso di rinuncia, si chiama la persona successiva. È stata attivata la
telemedicina che a breve sarà collaudata e distribuita in tutte le Aziende
della regione. È partita la televisita, il
teleconsulto, la teleassistenza, il telemonitoraggio. Abbiamo avviato il Piano della
sanità digitale rispetto al quale mancava una regia. Abbiamo avviato la presa
in carico del fascicolo elettronico su tutte le Aziende con l'avvio di un
programma di formazione. Abbiamo reinvestito nei DEA (Dipartimento d’emergenza
e accettazione) di primo e di secondo livello ed è previsto un piano triennale
per arrivare alla cartella clinica unica integrata con tutte le aziende.
Per quanto riguarda l'ADI
(Assistenza domiciliare integrata), sono stati raggiunti gli obiettivi
prefissati dal PNRR, che hanno consentito anche un'erogazione di premialità per
quanto riguarda l'annualità 2023 e il 2024. Abbiamo aderito al Piano nazionale
di equità.
Indipendentemente da tutti i
dati che ho voluto elencare, in soli tre anni di gestione commissariale,
l'obiettivo principale è quello di restituire ai cittadini calabresi la
certezza e la speranza di potersi curare nella propria terra e nella Regione
Calabria. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il collega Giannetta. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Penso che
il tema della sanità e della salute, in Calabria, sia il tema dei temi. Da
questo punto di vista, quindi, oggi, avere un solo punto all’ordine del giorno
del Consiglio è un'occasione importante che ci mette nelle condizioni di
confrontarci. A dire il vero, noi non ci siamo mai sottratti e, soprattutto, il
Presidente non l'ha fatto mai.
Non abbiamo la presunzione di
dire che abbiamo risolto tutti i problemi della sanità, guai se fosse così.
Nessun altro l'avrebbe potuto fare, considerato tutto quello che abbiamo
ereditato, ma abbiamo sicuramente l'ambizione di dire che ce la metteremo tutta
e che ce l'abbiamo messa tutta fino adesso, proprio per cercare di risollevare
le sorti della nostra della nostra sanità.
Abbiamo questa consapevolezza
perché crediamo, in primis, nelle capacità del nostro Presidente, nella
sua competenza, concretezza e capacità risolutiva dei problemi.
Lo spaccato che noi, da questa
parte, questa sera offriamo è completamente diverso rispetto al vostro: noi
riteniamo che ci siano dei segnali positivi e di incoraggiamento riscontrabili
in questi anni di attività del nostro operato all'interno della Regione.
Non è mio compito stasera
elencare tutti i risultati che abbiamo ottenuto. Ne citerò qualcuno come
esempio verso la fine del mio discorso, ma adesso mi limito a citare le
certificazioni dei bilanci delle ASP. Sembra, a volte, che sia stata una
questione semplice e qualcuno ha insinuato che la certificazione non sia
attendibile. Da questo punto di vista non possiamo immaginare di discutere su
un tema così importante in questo modo.
Questi segnali di ripresa non
sono certificati solo da noi, ma sono certificati da un Governo che sostiene il
nostro Presidente e che mette a disposizione uomini e mezzi proprio per fare in
modo che tutto questo possa avvenire.
Ovviamente, noi desideriamo
che vi sia un dialogo costruttivo, ma concordo con il Presidente, che non vi
siano un granché di spunti costruttivi per poter poi impostare il dialogo
futuro. È normale, anche nella logica del pluralismo, avere delle visioni divergenti
- ci mancherebbe altro – e lo comprendiamo, ma come si possono non evidenziare
dei fatti acclarati, certificati e che mettono nelle condizioni tutti noi di
avere degli atti documentati.
Il presidente Occhiuto è
sicuramente per tutti noi una guida illuminata, coraggiosa e soprattutto
efficace. Di questo sicuramente non possiamo avere alcuna smentita. Vi parlo
quale osservatore privilegiato, poiché oltre che essere consigliere regionale sono
un medico, che tutti i giorni visita reparti, pronto soccorso, sale operatorie
e dialoga con colleghi medici, infermieri, OSS, personale tecnico e
amministrativo, che partecipa a convegni medici, partecipa a discussioni con
dirigenti e direttori sanitari.
Il pensiero diffuso e non
politicizzato è: se c'è Occhiuto una cosa si farà o, comunque, se c'è qualcuno
in grado di farla è lui.
Questa è la visione che io
percepisco giorno dopo giorno e questa percezione di fiducia nei confronti del
presidente Occhiuto è significativa non solo della sua persona, ma di quello
che rappresenta dal punto di vista istituzionale come Presidente e anche come
Commissario.
Allora, mi rivolgo ai colleghi
dell'opposizione e chiedo: voi una domanda ve la siete posta? Perché è così?
Perché la gente ha percepito che qualcosa si muove, la gente ha percepito che
abbiamo davanti qualcosa di serio e questa credibilità è fondamentale per tutti
noi. La fiducia discende, come dicevo prima, dall'aver toccato con mano tutto
quello che, giorno dopo giorno, si fa. Il nostro Presidente si applica, non si
gira dall'altra parte, assume su di sé delle responsabilità, anche a volte
rischiose, coraggiose e inedite, ma è proprio questa la sua e la nostra forza.
Qualcuno citava prima il ruolo
commissariale per quanto riguarda gli ospedali. A me viene da pensare che
questo potere speciale, come voi lo definite e come difatti è, rischiava
probabilmente, se non fosse stato così, di vanificare tutti gli investimenti
che per la Calabria c'erano in campo. Colleghi dell'opposizione, ma vogliamo
essere soddisfatti o dobbiamo a tutti i costi gufare perché in Calabria le cose
vadano male?
La percezione diffusa, anche
qua, e non politicizzata nell'ambiente ospedaliero è che questa è l'unica
squadra che può realizzare veramente gli Ospedali e questa squadra è guidata
dal presidente Occhiuto che, probabilmente, ha una visione diversa da quella
del PD, che è reduce in questi giorni dal tour all'interno degli Ospedali e che
probabilmente vede solo sfacelo e disastri. Non è così, perché quella è la
vostra storia, noi ne raccontiamo un'altra che è diversa.
D’altra parte, alimentare
preoccupazioni, sfiducia, resa, non aiuta affatto nessuno di noi a vedere le
cose nel senso giusto, semmai non fa altro che essere funzionale a chi cerca di
cavalcare questi sentimenti per creare consenso elettorale e, al contrario di
quanto voi affermate, con i pieni poteri non si fa politica.
Non è forse quello che sta
facendo in questi giorni fuori e dentro le piazze chi era il fautore
dell'immobilismo che ha caratterizzato la politica sanitaria regionale: salire
sul piedistallo e dare lezioni? Noi, consentiteci, lezioni non ne accettiamo.
Tra le altre cose, non credo
che vi sia bisogno di scontri accesi e faziosi su questo tema importante.
L'obiettivo di questa squadra è semplicemente dare ai calabresi il diritto alla
salute che merita e non fare speculazioni, come state facendo voi e come avete
fatto in passato sulla pelle dei calabresi. Quando qualcuno dice che noi
abbiamo governato in tutti questi anni probabilmente mente sapendo di mentire.
I calabresi hanno bisogno di
avere sempre una maggiore consapevolezza delle possibilità della nostra
regione, a iniziare dalle persone, dai medici, dagli infermieri, dagli OSS, che
sicuramente non hanno proprio nulla di meno rispetto agli altri professionisti
che operano nel resto d'Italia. Il disfattismo è il peggior nemico del fare,
figuriamoci del fare bene. Questo vostro modo di fare politica sicuramente non
porterà da nessuna parte. Noi non saremo clementi con questa politica del
disfattismo e lo dimostreremo con i fatti, lavorando e rimboccandoci le
maniche; proprio così facendo il nostro Presidente, dal primo minuto del primo
tempo, ha dimostrato di sentire addosso il peso enorme della responsabilità
della sanità calabrese e gestire l'emergenza ospedaliera non è stata
sicuramente cosa facile.
C'è, però, chi ha capito la
bontà dell'operato e del percorso del Presidente: i sindacati hanno dato
disponibilità affinché si facessero dei turni di lavoro per garantire le norme
di sicurezza del lavoro e, al contempo, andare incontro a questa politica sana
e proattiva per accelerare il processo dei cantieri ospedalieri; lo stesso
Governo nazionale, come dicevo prima, ha messo e metterà a disposizione mezzi e
strumenti per tenere lontani dagli ospedali dalle mire delle infiltrazioni
mafiose.
Questo vuol dire fare un gioco
di squadra! Muovere delle critiche sulle opportunità dell'emergenza ospedaliera
è un effetto boomerang; quindi, chi l'ha detto probabilmente ne riceverà
l'effetto.
Noi continueremo su questa
strada, perché crediamo che la strada intrapresa dal presidente Occhiuto sia
quella giusta, lastricata di risultati concreti, tangibili che tutti, avendo
della correttezza, dovremmo riconoscere.
Stiamo parlando di numeri
inconfutabili. Mi sovrapporrò a qualcuno dei dati che prima la collega Straface
ha riferito:
- abbiamo fatto 3.500 assunzioni tra medici e infermieri;
- la stabilizzazione del personale;
- le proroghe della graduatoria nella sanità;
- l'accertamento del debito dopo decenni - non erano
miliardi, ma 862 milioni di euro per metà già ripagato;
- sono stati chiusi i bilanci ASP e delle Aziende, come
dicevamo prima;
- sono ripartiti prima i lavori degli ospedali e oggi
accelereranno ancora di più;
- è stata costituita l'Azienda Dulbecco - su questo vorrei
aprire e chiudere velocemente una parentesi: per molto tempo, anche da parte
dell'opposizione, siamo stati tacciati di non essere una regione civile sulla
questione della neuropsichiatria infantile. Volevo invitare il collega Alecci,
l'amico Ernesto, ad andare a leggere l'atto aziendale della Dulbecco, approvato
qualche settimana fa, in cui finalmente sono previsti 10
posti di neuropsichiatria infantile. Questi sono i risultati concreti che mette in campo il nostro presidente Occhiuto nella doppia
veste di Presidente e di Commissario ad acta -;
- il progressivo miglioramento dei LEA, in 2 indicatori su
3 perché l'assistenza ospedaliera e la prevenzione hanno superato il vaglio e
ci manca solo l’assistenza territoriale;
- si sta avendo una riorganizzazione importante
dell’elisuperficie su tutto il territorio; si sta facendo un grande lavoro
sulla sanità territoriale con il lavoro del sistema dei poliambulatori;
- i nuovi laboratori di neuroriabilitazione con la
risonanza magnetica nucleare ad alto campo a Catanzaro; la chirurgia robotica
della professoressa Malfi, un'eccellenza mondiale, la pioniera della chirurgia
robotica, la prima che interviene su un tumore polmonare col robot e che decide
di venire in Calabria, nella sua terra tra le altre cose. Questo è un segnale
chiaro della credibilità che abbiamo e, come Regione, abbiamo acquistato un
robot di ultima generazione con due consolle. Sapete perché? Perché serve
all'operatore per intervenire e per formare giovani medici, giovani
specializzanti che hanno la possibilità, sicuramente, in questo modo di
rimanere nella nostra bella terra;
- le nuove facoltà di medicina di Cosenza, di Crotone a
indirizzo di digitalizzazione, e il percorso che si è avviato per un'altra
facoltà a Reggio Calabria. Questo perché il nostro Presidente è stato
lungimirante, ha capito quanto è importante formare medici nella nostra
regione, visto tra le altre cose la penuria di medici che ci sono, per offrire
loro la possibilità all'indomani della laurea di fermarsi da noi;
- per restare in zona Reggio Calabria: il Pronto soccorso
dell'Ospedale di Polistena che, veramente, ora è diventato un fiore
all'occhiello;
- c'è in campo la ristrutturazione, nello stesso Ospedale,
della sala operatoria;
- un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e
privato all'Ospedale di Locri, proprio per l'inaugurazione della bellissima
oncologia;
- gli ambulatori di Medicina sociale a Rosarno;
- il potenziamento dei posti rene;
- l'efficientamento della rete della pediatria, oltre che
alcune delle leggi importanti che hanno dato dignità alla Calabria, quale il
registro dei pazienti affetti da diabete e quelli affetti da tumore;
- il PDTA - chi è medico lo sa -, i percorsi diagnostici
terapeutici assistenziali, che abbiamo messo in campo.
Ce ne sono tantissimi proprio per dare le linee guida sui percorsi che,
giustamente, in maniera dignitosa i pazienti devono ricevere per le cure;
- i tavoli tecnici sull'oncologia: abbiamo implementato di
parecchio la rete oncologica;
- possiamo definirci
Regione modello per le altre perché la Calabria è stata la prima regione che ha
istituito la figura del Garante della salute, sentinella dei territori e che
porta all'attenzione di tutti noi tantissime problematiche che poi riusciamo ad
approntare e in buona parte anche a risolvere.
Un capitolo a parte, aprendo e
chiudendo velocemente una parentesi, lo voglio anche dedicare alle Case e agli
Ospedali di comunità. Da Presidente della Commissione speciale di vigilanza, ho
inserito un punto all'ordine del giorno proprio sul monitoraggio delle Case e
degli Ospedali di comunità. Mi viene da sorridere quando poi qualcuno della
minoranza mi dice “eh, ma non ci coinvolgete, quando fate delle cose non ci
coinvolgete”. Eppure, in Commissione speciale di vigilanza, come in tutte le
altre Commissioni, ci sono componenti delle opposizioni. Quando abbiamo
discusso di un tema così importante “Case e Ospedali di comunità”, guarda caso
l'opposizione non c'era, due su due assenti. Quindi, oggi abbiamo di tutte le
ASP delle 5 province dati confortanti sui lavori in
itinere o sulle consegne dei lavori per le Case e gli Ospedali di comunità.
E questa è solo una parte del
risultato instancabile che hanno messo in campo la
nostra Regione e il nostro presidente Occhiuto.
Se abbandoniamo tutti il
disfattismo e usiamo l'onestà intellettuale che dobbiamo ai nostri cittadini,
non possiamo non riconoscere che questo governo regionale, in questi anni, ha
profuso uno sforzo importante. Se diciamo tutti di volere una Calabria migliore
perché, quando si fanno passi in avanti, tendiamo sempre a denigrarla? È una
domanda che faccio alla minoranza.
Sul piano della sanità basta
scontri, occorre remare dalla stessa direzione per garantire il diritto della
salute ai nostri concittadini calabresi.
Avviandomi alle conclusioni,
volevo solo fare qualche passaggio, sempre in risposta a qualcuno della
minoranza che ha definito impossibile far trasferire dipendenti e dirigenti
delle ASP all'interno di Azienda Zero: è la legge che lo consente. Vogliamo sostituirci
anche alla legge? Direi proprio di no.
Come diceva prima la collega
Straface, qualche giorno fa, anzi mi pare proprio ieri, la dottoressa Fantozzi
è stata premiata, a nome della Regione, per lo sforzo profuso e messo in campo in quella situazione emergenziale affrontata
con i medici cubani.
Noi siamo sempre disponibili
al dialogo, ma,
come dicevo prima, non accettiamo lezioni da nessuno e, soprattutto, non
vogliamo che il nostro lavoro, fatto con così tanto impegno, possa essere
denigrato semplicemente da chi ha una visione diversa rispetto alla nostra.
Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il consigliere Mattiani. Ne ha facoltà.
Saluto
il Presidente del Consiglio, il presidente Occhiuto con tutti i membri della
Giunta e i consiglieri regionali.
Presidente,
oggi siamo chiamati a discutere dell'argomento più importante, quello della
sanità, che sta più a cuore ai cittadini calabresi e di cui siamo stati privati
per troppi anni; per troppi anni, infatti, la sanità è stata negata ai
calabresi.
Questa
sera avevo immaginato e anche scritto un intervento diverso, molto più duro e
aggressivo, ma, oggettivamente, Presidente, ho ascoltato con attenzione gli
interventi della minoranza che, sostanzialmente, ha riconosciuto il grande
operato del Presidente di questa maggioranza e di questa minoranza; tuttavia,
ad ogni riconoscimento e apprezzamento, – ai complimenti per i medici cubani,
per le nuove tecnologie, per il 118, per l'inizio dei lavori di due su tre dei
grandi Ospedali – segue, sempre, un “ma …”.
Evidentemente,
però, hanno visto in questa Amministrazione, in questa Giunta regionale e nel
commissario Occhiuto, anche qualcosa di positivo. Non è tutto nero.
Chiaramente,
si poteva fare un po' di più, ma ricordiamo da dove veniamo? Ricordiamo in che
stato abbiamo ricevuto la sanità? Una sanità con gli Ospedali chiusi a causa
dell'assenza dei medici, con tecnologie obsolete, un 118 assente, le liste di
attesa lunghissime in cui si prevedevano risonanze e TAC dopo tre anni. Queste
cose un po' le abbiamo sistemate e aggiustate.
Credo
seriamente che ci sia stato un grande cambiamento della sanità. Come?
Alla
carenza dei medici si è ovviato attraverso la presenza dei medici cubani,
quella grande intuizione che, pochi giorni fa, sulla stampa è stata apprezzata
anche dall'onorevole Sereni – credo del Partito democratico –, ma che da questa
minoranza era stata vista come una sorta di caporalato dei medici che non
vengono più sfruttati a Cuba e che il presidente Occhiuto ha convocato per
sfruttare in Calabria.
Che
brutta immagine che si era data di questi medici che, oggi, invece, accolgono
tanti pazienti nelle nostre strutture sanitarie con un garbo eccezionale – lo
diceva prima la collega Straface – e con una qualità ineccepibile nello
svolgere il loro compito di medico di salvare le vite.
Relativamente
alle tecnologie obsolete – le ricordavamo e prima le ha ricordate il
consigliere Alecci – in qualche Ospedale, magari, ancora non siamo riusciti a
intervenire, ma è chiaro che la ricostruzione dei bilanci ci ha dato la
possibilità di avere, oggi, tecnologie avanzate nel 70-80 per cento delle
strutture sanitarie, come, ad esempio, nelle strutture provinciali degli
Ospedali di Polistena, di Locri e di Reggio Calabria.
Anche
per il servizio del 118 – prima assente e che, oggi, invece, è presente –
abbiamo avuto la possibilità di acquistare oltre 100 ambulanze.
Per
ridurre le liste di attesa abbiamo investito ben 20 milioni di euro – 5 milioni
soltanto nella Provincia di Reggio Calabria – e abbiamo chiesto ai medici di
lavorare il sabato e la domenica, nei presìdi di Palmi, di Siderno e di Locri,
dove tante persone venivano a fare le visite nei giorni feriali.
Sono
previste in Calabria ben 61 Case della comunità, 20 Ospedali di comunità e 21
Centrali operative territoriali (COT); in Provincia di Reggio Calabria sono 17
le Case della comunità, 4 gli Ospedali di comunità e 6 sono le COT. I progetti
esecutivi sono quasi tutti definiti e in alcuni casi i lavori sono già
iniziati.
Grandi
sono gli investimenti anche negli Ospedali – parlo della mia Provincia che più
di altre seguo quotidianamente – e mi rifaccio agli interventi su Polistena con
il rifacimento del pronto soccorso, del blocco operatorio, del reparto di
oncologia con la fornitura di strumentazione all'avanguardia come, ad esempio,
il Pathfast, con l'apertura dell'ambulatorio di
oncologia, e nel nuovo documento di riorganizzazione della rete ospedaliera è
previsto il servizio di emodinamica. Altro che chiusura!
Polistena
è e rimarrà una struttura fondamentale nella rete ospedaliera reggina. Il
Presidente lo ha già messo nero su bianco nel suo DCA e la costruzione
dell'Ospedale della Piana, con sede a Palmi, che realizzeremo, non comporterà
la chiusura di nessun presidio ospedaliero. Lo abbiamo detto con chiarezza,
quindi non giochiamo con le chiacchiere sui giornali.
Sono
stati aumentati i posti letto ospedalieri dell'ASP reggina: siamo passati dagli
attuali 416 a 597.
Su
Locri verrà realizzata una sala angiografica a servizio del reparto di
cardiologia; sono previsti ben 41 milioni di investimenti nella
ristrutturazione del presidio ospedaliero. Stessa cosa a Melito Porto Salvo,
dove sono in corso degli investimenti per il potenziamento della struttura del
pronto soccorso, la sostituzione e l'ammodernamento del parco tecnologico e di
tecnologie obsolete; anche qui si sta procedendo con l'installazione di un
mammografo.
Presso
l'Ospedale riuniti di Reggio Calabria stiamo intervenendo con la fornitura e
l'installazione di una gamma camera TAC per circa 1 milione di euro e con altri
investimenti in ambito sanitario.
L'ammodernamento
del parco tecnologico rappresenta un intervento generalizzato su tutte le
strutture regionali, con investimenti per decine e decine di milioni di euro.
A
Gioia Tauro sono in corso delle indagini strutturali, geologiche e geotecniche,
riguardo un progetto che si chiama “Verso un Ospedale sicuro”, che prevede
l'adeguamento sismico del Presidio ospedaliero gioiese, con un investimento di
ben 3,2 milioni di euro; sempre su Gioia Tauro sono state attivate altre
procedure di gara per l'affidamento dei lavori propedeutici all'installazione
di un mammografo e di una TAC.
Questi
sono dei fatti, dei grandi obiettivi e investimenti che questa Amministrazione
è riuscita a fare e i cittadini ne sono a conoscenza, lo sanno e percepiscono
il passo in avanti che si è fatto in questi anni.
È
questa, amici della minoranza, la sanità che ci hanno lasciato le precedenti
Amministrazioni regionali? È questa dove avete amministrato, non voi
fisicamente, ma chi per voi nei vostri Partiti? Non credo.
L'ultima
parte del mio intervento, invece, la voglio dedicare ai tre grandi Ospedali,
che erano un enigma fino al 2021 quando è arrivata questa Amministrazione
regionale e un Presidente – che ringrazio e con il quale mi complimento –
perché ci ha fatto uscire dal commissariamento. Grazie, poi, alla ricostruzione
dei bilanci, Presidente, non siamo più all'ultimo posto nella graduatoria delle
regioni italiane.
Grazie,
Presidente, e complimenti anche per essere riuscito a ottenere i poteri di
Protezione civile nell'edilizia sanitaria che ci daranno la possibilità
concreta di costruire le tre grandi infrastrutture sanitarie che servono al
territorio calabrese.
L’inizio
dei lavori dell'Ospedale della Sibaritide e anche dell’Ospedale di Vibo è
avvenuto con l'inizio di questa Amministrazione regionale.
A
Palmi, invece, per il grande Ospedale della Piana, già dal 2014, presidente
Occhiuto, venivano a posare le prime pietre, seppur in presenza di
problematiche chiare, perché il primo giorno di insediamento in Consiglio
regionale andai immediatamente a Catanzaro per capire lo stato dell'arte del
grande Ospedale della Piana.
Cos'ho
scoperto? Come potevano, all'epoca, Oliverio e company, anche la rappresentanza
territoriale del Partito democratico – poggiare la prima pietra a Palmi se,
Presidente, non avevano previsto degli adempimenti minimi come: la bonifica
degli ordigni bellici; le indagini ambientali riguardanti il Piano delle
gestioni delle terre da rocce e da scavo, che sono emersi con valori superiori
alla norma e non lo sapevano; la vicenda degli elettrodotti, dove nel 2018 era
stato fatto uno studio di fattibilità e soltanto nel 2023, poi, grazie al
nostro e al suo intervento, Presidente, siamo riusciti definitivamente a
risolvere il problema; il problema degli attraversamenti – questa mi fa ridere,
Presidente, e lei, forse, lo saprà perché ne abbiamo discusso – addirittura sul
terreno dell'Ospedale della Piana, dove una piccola particella era stata
usucapita da un privato. Lo sapevate questo? Lo sapevano nel 2006 che dovevano
essere fatti questi adempimenti? Lo sapevano oppure andavano a posare solo le
prime pietre? E non finisce qui, c'è anche la vicenda del PID, il Perito
Istruttore Demaniale, che era stato indicato per la nomina nel 2014 e che,
invece, abbiamo nominato nel 2024 e ha definito i lavori; per, poi, concludere
con il grande enigma e il grande problema del Piano economico e finanziario che
oggi è una realtà - il Presidente lo può fare in maniera semplificata - e
rispetto al quale c’è stata la grande contestazione della minoranza che, nel
momento in cui non siamo riusciti a definirlo subito, è uscita sulla stampa
sostenendo che “il presidente Occhiuto non voleva incontrare l'azienda che
dovrà costruire l'Ospedale e che non vuole l'Ospedale della Piana”. Falso!
Avevamo
definito il PEF già nei primi giorni del 2025. Questi sono i fatti.
Presidente, la ringrazio per
quello che ha fatto, quello che sta facendo e quello che farà, e sono convinto
che siamo sulla strada giusta, sulla strada del cambiamento per ridare ai
calabresi la sanità che meritano e il diritto di curarsi in Calabria. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il consigliere Molinaro. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. So, ovviamente, che l’ora è tarda, quindi, non voglio rubare molto
tempo, però non mi voglio esimere dal fornire alcune piccole indicazioni
rispetto ad un lavoro che, come ricordava il consigliere Laghi, abbiamo
iniziato a settembre 2024, anche grazie alla condivisione della Giunta
regionale, con l'approvazione del Piano speciale legalità, avvenuta con la
delibera numero 540 del 16 settembre 2024.
Perché
parto da qui? Il presidente Occhiuto ci ricordava il grande lavoro, il grande
impegno e la grande assunzione di responsabilità per cercare di realizzare gli
investimenti pubblici nella nostra Regione, in generale, e nella sanità, in
particolare, parlando di Ospedali, di tanti investimenti e di tante risorse
che, ovviamente, sono a rischio di infiltrazioni, ma anche di attenzione da
parte della criminalità organizzata.
Questo
è un percorso difficilissimo, ma ritengo, nel mio piccolo, che sia stato
avviato con i giusti presupposti di coinvolgimento della Magistratura, delle
Forze dell'ordine, del Ministero degli interni e, quindi, di tutti gli organi
dello Stato che devono garantire, in un Paese civile, la realizzazione di
investimenti pubblici con la massima attenzione e tranquillità e con la
consapevolezza che quelle risorse saranno destinate alle finalità per cui sono
state programmate.
Ritengo,
però, che questo non basti e, quindi, facevo riferimento al Piano speciale
della legalità. Qualcuno potrebbe chiedersi cosa c'entra la Commissione anti
‘ndrangheta che mi onoro di presiedere. Ringrazio ancora una volta tutti i
colleghi insieme ai quali ho condiviso un percorso da proporre alla Giunta
regionale, in particolare al presidente Occhiuto, per cercare di lavorare su
più fronti che devono portare a questo cambiamento in atto, in positivo, e a
questi risultati che sono stati ricordati prima dal presidente Occhiuto e che
tanti colleghi hanno voluto esplicitare.
Oltre
questo aspetto sul fronte della legalità e, quindi, della possibilità di
realizzare investimenti a favore della sanità, c'è un altro fronte molto
importante che non dobbiamo sottovalutare – da qui a poco concluderò con
qualche proposta – e cito alcuni rapporti che sono, sostanzialmente, a
conoscenza di tutti da parte di ANAC, Age.Na.S.,
Censis, Fondazione Gimbe, Istat, Corte dei conti e, perfino, della Commissione
Europea che invita alla caccia agli sprechi e, in generale, alla corruzione
nella Pubblica amministrazione.
Questi
rapporti, questi Enti e queste Istituzioni hanno stimato – mi auguro che
abbiano sbagliato – che il costo della corruzione e degli sprechi nella sanità
corrisponde a circa il 20 per cento della spesa pubblica in sanità che, in
soldoni, se le stime sono vere, in Italia equivale a oltre 26 miliardi.
Perché
è importante contribuire sul fronte della prevenzione della corruzione e -
aggiungo -anche di una maggiore trasparenza nell'amministrazione della sanità e
della cosa pubblica in generale? Perché non dobbiamo nascondere che la
percezione da parte del cittadino in Italia, ma soprattutto in Calabria, per
quello che è stato già detto, è, ovviamente, molto accentuata su un elemento di
sfiducia per come viene gestita la cosa pubblica; ciò riguarda, ovviamente, chi
si occupa della gestione materiale e concreta della cosa pubblica, ma anche
della politica che, poi, determina alcune scelte e dovrebbe – mi auguro sempre
di più – essere nella condizione di effettuare i dovuti e giusti controlli.
Ripeto
alcune affermazioni, in particolare, della Corte dei conti che evidenzia che,
nel nostro Paese, spesso “gli episodi di malaffare nella sanità pubblica si
intrecciano con sistemi di controllo e livelli di scarsa efficienza e scarsa
organizzazione”.
Cosa
ha voluto focalizzare questo Piano speciale della legalità e cosa ha chiesto
alla Giunta? Sostanzialmente, di poter collaborare non soltanto con il
Dipartimento legalità e ringrazio il vicepresidente Pietropaolo e i suoi uffici
per lo sforzo attuato per seguire i lavori della Commissione.
Abbiamo
iniziato ad audire i responsabili delle ASP e
dell'Aziende ospedaliere in termini di responsabilità verticistica, apicale, ma
in particolare i responsabili della prevenzione della corruzione e della
trasparenza. Cosa è venuto fuori, sostanzialmente? Che quello che l'ANAC raccomanda,
da un po' di anni a questa parte, è che gli adempimenti, per esempio, per la
redazione dei Piani anticorruzione e della trasparenza non siano un atto
formale e burocratico, ma un atto che coinvolga la gestione di tutto il
personale, con adeguata formazione, con la rotazione del personale e tante
altre misure che conosciamo benissimo.
Qual è lo spaccato che sta venendo fuori, presidente Occhiuto? Che ci
sono tante persone bravissime e invito i colleghi – per chi non l'ha fatto – a
leggere i verbali della Commissione in cui ci sono nomi e cognomi, ci sono cose concrete;
lavorano su questo fronte, spesso lasciati soli, perché per i 12 anni di
commissariamento e per le tante difficoltà che la sanità calabrese ha avuto, è
stata prestata poca attenzione alla prevenzione della corruzione e alla
trasparenza; soprattutto, spesso, ci sono condizioni non ottimali per poter
svolgere questo lavoro, che non è solo di controllo e di monitoraggio, ma è un
lavoro culturale. Se non incidiamo su questo fronte sulla forza lavoro del
sistema pubblico sanitario, mi domando come facciamo a prevenire questo rischio
di corruzione e di infiltrazione anche con riguardo alla parte gestionale e
burocratica e non solo quella politica? E come facciamo ad avere più risorse
disponibili per investire sulle cose che servono realmente? Faccio un esempio:
non tutte le Aziende ospedaliere e le Aziende sanitarie provinciali hanno un
regolamento che codifica il processo del fabbisogno quando si fanno gli
acquisti. Noi abbiamo audito la SUA e nella relazione scritta - è agli atti –
sostanzialmente ha evidenziato che in alcuni casi c'è stato spreco di denaro
pubblico, ma nel momento in cui si sono attivati intelligentemente si sono
avuti risparmi enormi nell'acquisto di farmaci e di altre forniture.
Ecco perché allora, caro presidente Occhiuto, penso che questo lavoro vada
approfondito e continuato e che, soprattutto, servano le prime riflessioni che
abbiamo già fatto in Commissione. Quando saremo pronti, torneremo in Consiglio
con una relazione, così come prevedono la legge 50 del 2002, che è la legge
istitutiva, e la legge 11 del 2004; cito gli anni delle leggi per dire che non
solo abbiamo avuto 12 anni abbondanti di commissariamento prima di prendere le
redini di questo disastro, ma che le disposizioni legislative sono datate e non
mi risulta che agli atti del Consiglio ci siano stati approfondimenti,
coinvolgimento della Giunta e della Commissione su questi temi.
Quanto stiamo facendo è merito sia di questa maggioranza sia di questa
Giunta ma anche, a onor del vero, della minoranza che
sta nella Commissione anti ‘ndrangheta; tutti insieme, diligentemente e in modo
propositivo, stiamo lavorando su questo tema. Il coinvolgimento è normale nel
momento in cui si vuole fare il bene dei calabresi.
E, allora, caro Presidente, serve che nel momento in cui rinnoviamo gli
incarichi, nominiamo i direttori generali, i Commissari - mi auguro sempre di
più direttori generali - ci sia più attenzione alla valutazione dei risultati,
della performance e degli obiettivi su questo fronte, perché daremo
tranquillità e certezza che non ci sia un rischio elevato - mi auguro sia
vicino allo zero - rispetto a corruzione, infiltrazione, sprechi, offrendo una
buona immagine non solo della Calabria, in Italia e nel mondo, ma soprattutto
faremo riacquistare la fiducia a tutti quei lavoratori che in questo sistema ci
sono e fanno il loro dovere, come riportato dalle testimonianze, per il momento
poche, di eroi che stanno lavorando su questo fronte e vengono lasciati soli. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il collega Muraca. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Purtroppo - lo dico a ogni intervento – non sarei
voluto intervenire, però ogni volta alla fine sento di doverlo fare.
Ho come l'impressione che non viviamo tutti nella stessa regione. Ho
sentito cose assurde: bilanci approvati, come se ai calabresi interessasse
qualcosa dei bilanci approvati o dei numeri relativi ai LEA, delle percentuali,
del semaforo rosso.
Fino a poco fa chattavo con una signora in cui il marito rischia la vita
ogni volta che va a fare la dialisi perché a Taurianova la dialisi non
funziona, il macchinario si blocca e il marito rischia di morire. Questa è la
sanità calabrese.
Non so dove voi vivete, se vivete nella stessa regione dove vivo io.
Mia moglie cerca di prenotare una gastroscopia, anche intramoenia, e non
ci riesce, non c'è nemmeno la lista d'attesa perché è troppo lunga. Io, per
fortuna, me lo posso permettere, la mia indennità è abbastanza adeguata, perciò
la pagherò privatamente. I calabresi questo stanno vivendo.
La sanità è allo sfascio! L'hanno già detto tutti e io non volevo
intervenire.
L'ospedale di Palmi non si realizza e la causa ha un nome e un cognome: il
centrodestra. Il presidente Loiero lo appalta alla stazione unica appaltante,
gestita da Boemi; il governo di centrodestra, di cui non so se il Presidente
fosse consigliere, ritira il progetto, ritira la procedura di gara, riformula
il progetto, tra l'altro sbagliando perché il progetto nuovo non entrava
nell'area di sedimento dove doveva essere realizzato, e il progetto è bloccato!
E voi parlate di centrosinistra?
Mi pare che il collega Mammoliti abbia già chiarito che negli ultimi 15
anni, voi amministrate da 10. Questa amministrazione da cinque anni e mezzo
dice che non sono stati approvati i nuovi PEF, piano economico finanziario. Ma
in cinque anni e mezzo perché non li avete approvati i nuovi PEF?
Perché oggi chiedete di essere commissariati? E poi il Governatore dice:
“Chiedo di diventare commissario perché approverò i PEF”. È giusto, sono
d'accordo, ma ora sento che il PEF per l'ospedale della Piana è stato approvato
nei primi giorni del 2025. Perciò non ho capito: sono stati approvati i PEF o
non sono stati approvati? Sono entrato in confusione.
Noi abbiamo una situazione tragica: a Polistena, il primario Palmanova,
che molti di noi conoscono, non riesce a operare perché non ci sono
anestesisti; non c'è un anestesista nell'ospedale Spoke, la gente muore negli
Spoke perché manca l'emodinamica e non si capisce perché si utilizza
l'elisoccorso quando invece bisogna intervenire con l'emodinamica e salvare le
persone sul posto. In Calabria Perché c’è un grosso problema legato alla
sanità: le infrastrutture, perché dalle aree interne non riusciamo a raggiungere
gli ospedali. La Valle dello Stilaro non riesce a raggiungere l'Ospedale di
Locri se non prima di un'ora e mancano le guardie mediche. Ci sono sentenze del
TAR che stabiliscono che l'ASP deve garantire le guardie mediche, ma l'ASP fa
orecchie da mercante e le guardie mediche restano chiuse.
Questo è quello che avviene in Calabria.
Ho apprezzato l'analisi che ha fatto inizialmente il Governatore, sono
d'accordo: come le forze di polizia, chi lavora su strada, cioè nel pronto
soccorso, non può guadagnare come chi lavora all'ufficio passaporti dietro una
scrivania. Questa è la direzione, bisogna lavorare sui medici perché possiamo
creare gli ospedali più belli del mondo, ma se non troviamo i medici….
I cubani, è vero, sono stati utili all'inizio, ma non è una soluzione
strutturale. I cubani se ne andranno e l'affiancamento non è avvenuto. I medici
devono impararlo il mestiere. Quando i cubani se ne andranno - pure voi lo
sapete, non potranno restare per sempre - perché i permessi di soggiorno
scadono - i primi 2 anni sono passati, ora abbiamo gli altri 2 anni - e se ne
andranno, ma nel frattempo chi ha imparato il mestiere del medico?
Non è una soluzione strutturale, ma quello che più mi preoccupa è che il
Governatore, il Commissario vuole uscire dal commissariamento. Ma veramente noi
siamo convinti che oggi la sanità calabrese riuscirà in maniera ordinaria a
reggere in queste condizioni? Ho come l'impressione che si voglia togliere una
patata bollente. Io invece dico che non siamo nelle condizioni di uscire dal
commissariamento e se qualcuno in quest'Aula pensa che noi siamo in grado di
uscire dal commissariamento, a mio avviso, vive in un mondo dei sogni. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il collega Bevacqua. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Credo che il dibattito abbia dimostrato la necessità
di una seduta di Consiglio ad hoc sulla sanità e abbiamo fatto bene come
gruppi di minoranza a chiederla; richiesta accolta dal Presidente, che
ringrazio, nella Conferenza dei capigruppo perché ha dato la possibilità ad
ogni collega di esprimere la propria visione, il proprio pensiero, le proprie
idee, le proprie convinzioni, il proprio modo di rapportarsi a un tema che è
nevralgico per la vita e la qualità della vita dei calabresi.
Credo che l'intervento che ha centrato di più il problema sia stato quello
del collega Lo Schiavo che ha cercato di spiegare la complessità del tema di
cui trattiamo, che deriva da 15 anni di commissariamento, nato con la Giunta
Scopelliti - vorrei ricordarlo - e che si è trascinato per 15 anni in una
condizione sempre più precaria e più fragile, a causa delle scelte effettuate
dalla politica nazionale e subite dai Governi regionali. A mio modesto parere,
dobbiamo avere il coraggio di dire che quelle scelte, volute anche dalla
politica nazionale, hanno favorito la migrazione sanitaria, hanno fatto più
ricche le Regioni del Nord, perché con quelle scelte, con cui si pensava di
governare la Calabria o di far uscire la Calabria dalla migrazione sanitaria,
abbiamo fatto il gioco di altre Regioni di questo Paese. Questa è una verità
storica dalla quale partire per capire e comprendere oggi la complessità della
situazione e di questa emergenza che non si risolve facendo i tifosi o
rappresentando la Calabria come il paese delle meraviglie.
Ho apprezzato l’intervento di alcuni colleghi di maggioranza, ma non si
può dire che in Calabria sia cambiato il mondo, che in Calabria sia cambiata la
musica, che la Calabria abbia cambiato verso.
Certo, il Presidente della Giunta regionale ha fatto delle scelte
apprezzabilissime, ci mancherebbe altro. Anche sui bilanci bisognerebbe però
dire qualcosa perché, se è vero, come è vero, che i bilanci sono stati
approvati, è anche vero che qualcuno ha fatto approvare un emendamento al
Senato per tutelare chi aveva approvato quei bilanci. Anche lì, quindi, c'è un
problema che potrebbe esplodere e riemergere e, giustamente, chi governa oggi
il Paese ha proposto questo emendamento che tutela chi, oggi, si è preso la
responsabilità di approvare questi bilanci, che oggi permettono di dire al
Presidente della Giunta - Commissario che finalmente la Calabria non ha bilanci
orali ma scritti. È un dato importante che vogliamo evidenziare.
Inoltre, per noi non è un merito che dopo tre anni e mezzo il commissario
Occhiuto chieda pieni poteri sull’edilizia sanitaria: per noi questo è un
motivo di debolezza perché, dopo tre anni e mezzo, lei avrebbe potuto
strutturare meglio il Dipartimento della salute, invece ha fatto una scelta
diversa: ha investito tutto su Azienda Zero! Una scommessa legittima, per
carità, perché pensava che con Azienda Zero potesse governare il sistema
sanitario in maniera completa, con garanzie, con tutele e anche con una
centralizzazione di tutti i processi necessari. Dopo tre anni e mezzo, però,
ancora non si capisce dove siamo con Azienda Zero e che cosa abbia
rappresentato in questi 3 anni in termini di risposta
al territorio, di supporto al territorio, di aiuto ai processi delle aziende
ospedaliere e sanitarie. Per cui questo tema non è una forza da evidenziare e
da mettere in campo ma è una debolezza.
Ci meravigliamo anche del fatto che sentiate il
bisogno di dire in quest'Aula cosa avete fatto. Saranno i cittadini calabresi a
dire quello che avete fatto o non avete fatto; non c'è bisogno di venire in
quest'Aula e dire “Noi abbiamo fatto questo, noi abbiamo fatto quest’altro”; se
avete operato bene, tra un anno e mezzo i calabresi vi daranno ragione, quindi,
è inutile venire qua ad elencare le cose che avete fatto.
Noi abbiamo il diritto di dire alcune cose che non vanno e le abbiamo
dette; il presidente Occhiuto forse non ricorda ma, nel momento in cui ha
presentato in quest'Aula il piano di reti ospedaliere, noi lo giudicammo, caro
presidente Occhiuto, un mero atto burocratico, frutto del lavoro del
commissario Scura che non teneva conto, in quel piano, dell'assistenza
territoriale e delle aree interne. La vera partita in cui perderà la sfida,
caro presidente Occhiuto, è proprio l'assistenza territoriale e le aree interne:
inseguire oggi un modello ospedale centrico è antistorico perché le condizioni
della Calabria sono completamente cambiate rispetto a 20 anni fa.
Oggi la Calabria è una terra di anziani, di fragilità, che potevano forse
far investire fortemente sul territorio e non sul modello ospedale centrico,
che sembra dare risposte ai territori, ma invece crea ancora più fragilità, più
debolezze, più afflussi ai Pronto soccorso. Io credo che lei avrebbe dovuto
investire maggiormente sui territori, considerato che i LEA dell’assistenza
ospedaliera erano a 69, dando risposte a chi soffre, ai tanti anziani, alle
tante fragilità, potenziando i servizi sociosanitari, potenziando gli Ospedali di
comunità.
Questa è la sfida che, secondo me, lei ha perso, presidente Occhiuto!
Lei ha fatto cose positive, ci mancherebbe altro, ma è suo dovere farle.
Vorrei ricordare che l'ospedale di Vaglio Lise non è opera di Occhiuto, ma
del Direttore generale uscente, che l'ospedale di Palmi rientra nell'ordinanza
del 2007, che l'ospedale di Vibo Valentia rientra in questa ordinanza. Quindi lei, per continuità istituzionale, sta portando
avanti questi temi, questi progetti. Lei non se li è inventati, sono cose già
decise da anni e lei fa il suo dovere a portare avanti questi temi con più
forza, con più energia, utilizzando i suoi poteri straordinari, utilizzando i suoi
poteri regionali, i suoi poteri nazionali, la considerazione che ha a livello
nazionale; ci mancherebbe altro, fa il suo dovere e ha fatto bene il suo
dovere, perché ha accelerato l'Ospedale di Vibo, ha scelto oggi la costruzione
dell'Ospedale di Cosenza, che io condivido, come Policlinico universitario a
Rende; a Vibo stanno partendo i
lavori. Nessuno contesta questo, ma si tratta di una continuità istituzionale,
non è una sua scelta mirata, è continuità Istituzionale. Lei è stato
bravo ad accelerare i processi, ma non ci dica che sono scelte fatte dall'oggi
al domani. Sono scelte che lei ha trovato, di cui si è assunto le
responsabilità.
L’Ospedale della Sibarite è da 15 anni in costruzione; se i lavori non
sono andati avanti in questi anni in maniera veloce e accelerata le
responsabilità sono di tutti. Ma oggi, il presidente
Occhiuto, porta a termine, ci auguriamo, un'opera che dà servizi migliori a
quel territorio e così le persone che oggi sono distanti, lontane dalla
politica, dall'istituzione, forse inizieranno a capire che le istituzioni sono
più attente, più responsabili, che governano i processi e che si assumono le
responsabilità.
Questa è la chiarezza, presidente Occhiuto, non dire che tutto va bene o
tutto va male. Lei ha fatto cose positive.
Noi riteniamo che la sfida fosse sull'assistenza territoriale. Questa è la nostra convinzione! E lei la sfida
sull'assistenza territoriale la perderà, perché sul territorio c'è tanta
amarezza.
La collega Straface dice che gira. Anche io visito le aree interne e c'è
una sofferenza enorme: gli anziani rinunciano alle cure, non hanno da chi farsi
fare una ricetta medica, non ci sono medici di base, non c'è un laboratorio di
analisi. Quelle sono le vere fragilità e le loro sofferenze, a cui lei non ha
dato risposta, presidente Occhiuto.
Ripeto: la sfida la perderà in questo settore e la sfida la perderà anche
perché lei non ha lavorato per favorire la sanità pubblica; infatti, con le
scelte che avete fatto sulle liste d'attesa, non limitandole o riducendole, voi
avete favorito la sanità privata. È logico, è naturale che, se
uno ha un problema, si rivolga alla sanità privata per servizi non suppletivi,
ma complementari alla sanità pubblica.
Queste sono le sfide su cui lei perderà la partita, presidente Occhiuto,
non sul coraggio che ha messo in alcune cose. Noi le diamo atto di quello che
ha fatto sugli ospedali, per le facoltà di medicina, del coraggio di aver
ottenuto alcuni successi anche nei rapporti nazionali. Le diamo atto di queste
cose, però possiamo dire, come opposizione, che, secondo noi, la sfida la perde
sull’assistenza territoriale e sulla sanità pubblica.
Noi siamo convinti di questo. Non è una critica, è una nostra osservazione
che nasce dal territorio, dalla conoscenza dei territori, non dalla nostra
filosofia.
Noi, caro consigliere Giannetta, stiamo visitando gli ospedali e, ad ogni
visita, non diciamo che l'ospedale di Sibari non funziona, che l'Ospedale di
Palmi non funziona, ma diciamo che ci sono professionisti che mettono in campo per la sanità tutta la loro disponibilità,
tutta la loro umanità. Tutto questo, però, non basta per garantire il
funzionamento degli ospedali.
Non
stiamo facendo un lavoro denigratore, perché abbiamo capito che nell'Azienda
ospedaliera di Cosenza si è migliorato molto su alcune cose, è arrivata la
dottoressa Melfi, è arrivata la robotica, sono arrivate tante cose positive.
Però, non è sufficiente vedere che l'Ospedale di Cosenza oggi funzioni. Ecco
perché diciamo: “Lavoriamo insieme”. Noi siamo pronti a lavorare insieme.
Oggi
proponiamo, caro presidente Occhiuto, di istituire un Osservatorio
epidemiologico regionale permanente, per capire dove va la sanità e cosa si
aspetta il territorio; un osservatorio aperto a tutti, alle forze sociali, ai sindaci,
per capire cosa bisogna fare sui territori ai quali, forse, non siamo in grado
di dare risposte sufficienti, perché la conoscenza è limitata, è parziale. Se,
invece, tutti insieme lavoriamo ad un progetto, un'idea, una visione, forse i
calabresi avranno risposte migliori, alle quali noi lavoreremo per dire che
questo Consiglio regionale è sempre propositivo, perché la Calabria merita le
risposte.
Credo
che ognuno di noi stasera abbia detto la propria verità, che non è assoluta,
ma, magari, parziale. Ci auguriamo possa aiutare il dibattito per trovare le
soluzioni migliori per i calabresi.
Grazie,
collega Bevacqua, anche perché lei è stato l'unico a rimanere entro i termini
previsti per l’intervento. Cedo la parola al presidente Occhiuto.
Grazie,
Presidente. Intanto, facciamo un'analisi di contesto, restituendo verità alle
parole: sia il consigliere Bevacqua sia il consigliere Tavernise prima dicevano
di contestare il fatto che il Presidente della Regione voglia dare l'immagine
di una Calabria meravigliosa in ambito sanitario. Mai fatto. Cioè, io voglio
dare l'immagine di una Calabria meravigliosa, perché amo la mia Regione in
tanti ambiti - l'avete visto: l'ambiente - ma nella sanità mai!
Nel
senso che io per primo ho coscienza del fatto che rimane tantissimo da fare. Io
per primo ho coscienza dei problemi che ogni giorno i calabresi sono costretti
a vivere in Calabria, perché non c'è ancora un sistema sanitario civile. Non ho
mai detto che il sistema sanitario calabrese è un sistema sanitario che
funziona bene o che l’ho cambiato, come se avessi avuto la bacchetta magica, in
tre anni e mezzo, portandolo al livello del sistema sanitario regionale del
Veneto. Mai detto! Mai Detto! Trovatemi una sola dichiarazione!
Certo,
quando per esempio si tratta di salutare con entusiasmo la circostanza che
finalmente vengano medici apprezzati in tutta Italia, in tutta Europa, nel
nostro sistema sanitario, lo faccio, perché il nostro compito poi è quello di
essere onesti con i calabresi, dicendo le cose che vanno migliorate, ma il
nostro compito è anche quello di dare un po' di speranza, di non alimentare
condizioni di sfiducia guardando solo quello che non funziona, perché la
sfiducia poi genera mobilità passiva. Poi, anche di questo vorrò parlarvi.
Ho
salutato positivamente, per esempio, il lavoro svolto insieme al sistema
universitario per costruire altre facoltà di medicina, grazie a scelte volute
dal governo regionale e dal Commissario; ho salutato favorevolmente il fatto
che oggi nel nostro sistema sanitario ci sia la dottoressa Franca Melfi - ne
avete parlato anche voi –, e non solo lei, c'è il dottor Ralph Schmid,
che è stato il Presidente della società svizzera di chirurgia robotica
toracica, c'è un altro calabrese eccellente, il dottor Francesco Vommaro, che abbiamo preso dall’Istituto ortopedico
Rizzoli, che viene a operare qui - dicono che sia il migliore in Italia - e
tanti altri che, finalmente, stanno guardando alla Calabria come un sistema
sanitario dove si può lavorare bene; anche nell'Università di Catanzaro ci sono
state delle collaborazioni nell’ambito della neurochirurgia, mi pare ci siano
dei luminari che si sono avvicinati al sistema sanitario calabrese.
Anche
qui c'è stata una scelta all'origine e ringrazio i rettori che hanno favorito
la costituzione di più facoltà, anche per creare un rapporto competitivo nel
sistema universitario, per quanto riguarda la formazione, ma anche l'assistenza
sanitaria. Ci lamentiamo sempre che mancano medici, che c'è stato quest'imbuto
formativo.
Forse
oggi ho riscontrato un limite nel dibattito - mi perdonerete se lo evidenzio -
perché non avete contestualizzato quello che accade nella sanità calabrese nel
panorama della sanità nazionale. Tranne il consigliere Laghi, pochi altri hanno
messo in evidenza quello che all'interno della sanità nazionale avviene, anche
all'interno del sistema universitario, in cui si è verificato un imbuto
formativo che ha impedito di avere poi specializzati nelle aree mediche che ci
servivano.
Quindi,
mai ho salutato con parole di giubilo, di entusiasmo quello che si faceva in
sanità, anzi, anche quando abbiamo ottenuto dei risultati, ho sempre detto ai
miei collaboratori: “Dobbiamo evitare di enfatizzare questi risultati, perché
ancora c'è tantissimo da fare”. Però, è vero o non è vero che in 12 anni di
commissariamento prima di me sono state fatte zero assunzioni in Calabria e in
tre anni e mezzo, da quando io mi occupo di governare la sanità in Calabria,
abbiamo fatto 3.500 assunzioni, mentre 2.500 persone andavano in quiescenza?
Abbiamo un sistema sanitario molto vecchio, molto anziano, per il fatto che non
si sono fatte assunzioni negli anni passati. È vero o non è vero?
Qualcuno
ha parlato di annunci. Ma quali annunci? Questo è un fatto o non è un fatto? È
vero o non è vero che in 12 anni di commissariamento prima di me i Commissari
erano tutti figli di un pregiudizio odioso nei confronti della Calabria, tutti
figli di quel pregiudizio nazionale secondo il quale la Calabria non potesse
essere governata e soprattutto e non potesse essere governata nella sanità? È
vero o non è vero che i Commissari in 12 anni non hanno approvato i bilanci e
io in tre anni e mezzo sono riuscito a approvare i
bilanci? Sì, ho avuto delle norme che mi hanno consentito di approvare i
bilanci pregressi. Ma – attenzione! - perché nella sanità succede come nel
calcio: tutti ne parlano come se fossero grandi allenatori e pochissimi ne
capiscono davvero, a volte, anche persone che dovrebbero avere un'esperienza.
La
consigliera Bruni diceva: “Non siamo sicuri dei bilanci”.
I
bilanci sono certificati, i bilanci che abbiamo fatto certificare – certo, non
sono quelli del 2013, o del 2014, o del 2015, è chiaro che quelli non si
possono certificare – sono quelli del 2022, del 2023, del 2024, perché su
quelli abbiamo assoluta certezza. Chiunque capisca di contabilità oltre che di
sanità sa quello di cui sto parlando.
Ma
lei, consigliera Bruni, ha dei dubbi anche su un'altra cosa, che mi ha fatto
dirizzare i capelli. Ha detto che “Noi non possiamo uscire dal commissariamento
perché non abbiamo ancora i tre aggregati LEA verdi”. Ha detto questo! Questo
non è un presupposto per uscire dal commissariamento, quello è un presupposto
per uscire dal Piano di rientro. Anzi vi dirò di più…
(Interruzione fuori microfono)
L'ho
ascoltato, ora ascolti me.
Il
tema qual è? Noi usciremo dal commissariamento perché abbiamo dimostrato di
avere finalmente il governo dei conti e perché i LEA stanno migliorando.
La
mia ambizione, che vorrei realizzare entro la fine del 2026, ma si potrebbe
realizzare anche nel 2027 - lo potrà fare chi si occuperà di sanità, se sarò io
lo farò io, se sarà qualcun altro lo farà qualcun altro - è quella di uscire
dal Piano di rientro. Come vi ho detto, sembra che di sanità tutti possano
parlare con competenza, con perizia, invece, la gestione dell'organizzazione
sanitaria è una materia molto complicata.
Ho
dovuto studiare ancora, ho dovuto studiare molto, sto studiando molto anche
oggi perché è molto complicato.
Molti
dei problemi a cui faceva riferimento il consigliere Muraca, ma anche molti
altri, dipendono dal fatto che non c'era un sistema sanitario che avesse i
conti in ordine. Se noi nel 2024 abbiamo potuto autorizzare tutte le Aziende
sanitarie ad assumere al massimo - nel 2024 c'è stato il tetto massimo di
assunzioni - lo abbiamo fatto perché avevamo chiuso i bilanci. Capisco che i
cittadini non abbiano interesse a che si chiudano i bilanci, ma chi sta in
Consiglio regionale, non in un Consiglio comunale, queste cose elementari le
dovrebbe almeno capire. Sono cose fondamentali per poter risolvere anche quei
problemi che tutti quanti noi riscontriamo e riconosciamo.
È
vero o non è vero che per 12 anni di commissariamento, prima di me, i
Commissari sono stati mandati secondo questo pregiudizio?! L'unico, secondo me,
che ha fatto delle cose buone per il sistema sanitario è stato il commissario
Scura che, guarda caso, guarda caso, è entrato in conflitto e ha litigato con
il Presidente della Regione e poi è stato sollevato.
Ma
è vero o non è vero che per 12 anni, prima di me, il punteggio LEA è sempre
stato insufficiente, anche nell'area della prevenzione? Certo, dobbiamo
migliorare molto, dobbiamo migliorare moltissimo e lo stiamo facendo anche
stipulando Convenzioni. - Ho sentito
ieri il direttore generale di Poste che mi ha detto che c'è un ritardo da parte
loro, ma con Poste stiamo cercando di colmare, per esempio, i ritardi della
Calabria sullo screening del colon
retto: Poste consegnerà il kit ai
calabresi, con il video che spiega come bisogna fare l'esame, e poi il
portalettere lo andrà a ritirare; così cerchiamo di colmare questo ritardo.
Certo, ci sono moltissime cose che ancora vanno fatte, ma per 12 anni
questo punteggio LEA noi non l'abbiamo mai avuto. Attenzione, onorevole
Mammoliti, nemmeno nel 2012, se lei va a guardare come era attribuito o
calcolato il punteggio LEA perché il set
delle prestazioni che poi determina il punteggio LEA cambia di anno in anno.
Noi quest'anno abbiamo avuto una crescita che è record rispetto agli anni precedenti, anche rispetto agli anni dove
c'era stato un miglioramento. È un fatto che non è controvertibile, è
ineludibile, lo dice il Ministero.
È vero o non è vero che questi tre grandi spedali, Sibari, Vibo e
l'Ospedale della Piana di Gioia Tauro, erano soltanto sulla carta? Poi,
consigliere Bevacqua, io ho perfetta coscienza del fatto che bisogna investire
sull'assistenza territoriale perché, se non vi investiamo, avremo i Pronto soccorso
sempre ingolfati. Ci vogliono, però, non solo le Case di comunità e gli
Ospedali di comunità - ora vi dirò anche a che punto siamo rispetto alle Case
di Comunità e agli Ospedali di comunità - ci vuole un investimento anche sulla
qualità del lavoro e noi stiamo cercando dei medici che si occupano
dell'assistenza territoriale; noi stiamo cercando di costruire un rapporto
molto positivo con i medici di medicina generale perché, se non fanno filtro
loro, come probabilmente facevano venti anni fa, è chiaro che poi arriva tutto
quanto nei pronto soccorso che scoppiano.
Se
ci sono dei protocolli nei Pronto soccorso spoke, onorevole Laghi, che sono
costruiti per liberare il medico da responsabilità, avviene che tutto quello
che va nel Pronto soccorso dello spoke viene ribaltato sul Pronto soccorso
dell’hub.
L'altra
volta mi hanno mandato una scheda di un paziente, trasferito in un’ambulanza
medicalizzata da San Giovanni in fiore all'Ospedale di Cosenza, che aveva avuto
uno shock anafilattico. Io, che ho di questi problemi perché sono allergico
alla frutta secca, ho avuto uno shock anafilattico persino nel mio ufficio, ma
l'ho risolto senza dover andare con un'ambulanza medicalizzata. Se fosse venuto
in quell'Ospedale dopo un'ora qualcuno che aveva bisogno di un'ambulanza
medicalizzata probabilmente non l'avrebbe trovata.
Il
consigliere Lo Schiavo ha elencato i numeri del fallimento del
commissariamento, ma non ha fatto riferimento ad una cosa che, però, riscontro
quotidianamente: 12 anni di commissariamento, prima di me, hanno generato una
condizione di anarchia nel sistema sanitario regionale, nelle diverse Aziende
sanitarie, e ora abbiamo, invece, direttori generali, o Commissari che siano e
che sono, e la Calabria non li ha mai avuti. Dico a quelli del Partito
democratico che nemmeno il PD ha mai avuto tanti Commissari o direttori
generali come li ha oggi. Ma è una battuta per dire che molti di quelli che
oggi sono direttori generali o Commissari, ed ho convinto a venire in Calabria,
lavoravano o avevano lavorato in Amministrazioni di sinistra in altre Regioni:
la dottoressa Di Furia; il dottore De Salazar; oggi, la dottoressa Frittelli,
che prima faceva il direttore generale a Tor Vergata; la dottoressa Calamai,
che ha diretto la sanità in Toscana e che ha diretto il Careggi. Non è gente
che appartiene alla mia, alla nostra storia politica, alla sensibilità politica
che noi abbiamo, però son bravi, li abbiamo messi a lavorare.
Che
succede? Come dice l'onorevole Mammoliti - lo dice autorevolmente - anche il
Presidente della Procura della Corte dei conti nell'ultimo giudizio di parifica
ha precisato che “c'è una grande attività da parte della struttura
commissariale con tanti DCA che poi però nelle aziende non trovano
applicazione”. Lo ha detto anche in qualche modo il consigliere Laghi.
Perché
avviene questo? Per colpa dei commissari o dei direttori generali? Il più delle
volte avviene perché in 15 anni di commissariamento si è generato il caos e si
è indebolita la qualità del lavoro amministrativo nelle Aziende sanitarie e
ospedaliere e, a volte, si è indebolita anche la qualità del lavoro
professionale; ci sono medici straordinari, ma ci sono tanti altri – li ho
visti - che non caricavano le agende sul CUP perché avevano una concezione
proprietaria delle agende, perché volevano poter dire al loro amico di andare a
ricevere la prestazione il giorno dopo e, se volevano uscire con la moglie,
potevano dire che non avevano visite quel giorno.
Nel
caos che si è generato, quando nessuno governava la sanità - per 12 anni di
fatto, prima di me, nessuno ha governato la sanità - si sono consolidati a
volte dei comportamenti opportunistici che hanno generato anche opacità che,
forse, non abbiamo sradicato completamente.
Mi
è piaciuto l'intervento del Presidente della Commissione anti ‘ndrangheta, c'è
da investire in questa direzione. Perché abbiamo sottoscritto i Protocolli con
la DIA e abbiamo dato alla DIA le banche dati della sanità? Perché noi per
primi sappiamo che all'interno delle Aziende sanitarie a volte si consolidano
dei grumi di potere e un atteggiamento del genere almeno crea deterrenza.
È
chiaro che il commissariamento ha indebolito anche il tessuto del lavoro
professionale nelle Aziende, ma in ogni organizzazione, anche nelle vostre
segreterie, se una qualsiasi organizzazione per 1 mese, 6 mesi, 1 anno, in
questo caso 12 anni, non è governata, avviene il caos; ciascuno è indotto a
inseguire, molti sono indotti a inseguire comportamenti opportunistici.
Noi
stiamo facendo una vera rivoluzione anche da questo punto di vista.
Ed
è nata Azienda Zero: l'abbiamo consegnata nelle mani
del compianto Profiti e, venuto a mancare Profiti, sono molto riconoscente a
Gandolfo Miserendino - peraltro era uno che dirigeva l'Unità di missione della
digitalizzazione sanità alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - perché
finalmente tutta la parte del digitale è passata in Azienda Zero, tutta la
parte dei concorsi finalmente passa in Azienda Zero - è questione di pochi
giorni - e ora tutti i concorsi saranno fatti da Azienda Zero per tutte le
Aziende sanitarie, così si evita di accelerare su alcuni concorsi che servono,
forse, a qualcuno all'interno dell'Azienda e di ritardare su altri. È stato
difficile farlo. Quando si costruisce e si riforma la governance del sistema, è difficile farlo.
Poi,
nessuno ha un'idea ospedale centrica, consigliere Bevacqua. Però, che dobbiamo fare?
Questi tre grandi ospedali non li costruiamo? Non li costruiamo più? Ho trovato
i cittadini che li aspettavano da tanto tempo e abbiamo fatto miracoli
sull'ospedale della Sibaritide.
Non
è vero che il commissariamento che io ho richiesto è un atto di debolezza o la
dimostrazione del fallimento, perché la velocità con cui è stato costruito
l'Ospedale della Sibaritide e con cui si è andati avanti nell'Ospedale di Vibo
Valentia, in questi tre anni, non c'è mai stata. Prima, come diceva il
consigliere Mattiani, facevano soltanto la posa delle prime pietre e basta!
Ora
invece siamo andati velocissimamente. Qual è il punto? Perché è stato
necessario il commissariamento con i poteri di Protezione civile? Non per
limiti interni alla Regione. Inizialmente, speravo che per avere le
autorizzazioni, per fare le varianti, per l'aggiornamento de i PEF bastassero
tre, quattro, cinque mesi. Ho visto che non è così. Per queste cose non serve
neanche parlare con i ministri, spesso sono mille uffici che sono chiamati a
esprimersi su una vicenda. Per aggiornare il PEF dell'Ospedale della Sibaritide
ci abbiamo messo un anno e mezzo e, quando abbiamo visto che per Vibo c'era la
necessità di aggiornare il PEF, perché poi purtroppo il prezziario cambia, i
prezzi delle materie prime cambiano, abbiamo detto: “Che facciamo? Aspettiamo
un altro anno e mezzo?”. Quando abbiamo visto che per Palmi c'era la necessità
di aggiornare il PEF abbiamo pensato: “Ma aspettiamo un anno e mezzo?”. Certo
ci sono chiaramente delle interlocuzioni tra il concessionario e i consulenti
per trovare un equilibrio rispetto all'aggiornamento del PEF e lo faremo
probabilmente prima di Pasqua. Non dipende da nostri ritardi. Dal momento in
cui si invia il PEF, che è il Piano economico finanziario, a quando viene
approvato, passa un anno, un anno e mezzo. Con i poteri di Protezione civile si
risolve questo tema; quindi, nessuna certificazione di fallimento.
Ho
sentito poi dire: “Ah, ma il Presidente, l'attuale Commissario ha poteri come
mai in passato”. Lo dite come se ne foste dispiaciuti. Abbiamo visto che finora
questa benedetta Regione è stata considerata come la più reietta d'Italia dai
Governi nazionali; c'erano Presidenti che voi sostenevate - scusatemi non tutti
perché non erano sostenuti dai consiglieri Tavernise e Laghi - che minacciavano
di incatenarsi perché volevano il commissariamento e non glielo davano. E ora
che c'è un Presidente che finalmente si fa dare più poteri possibili, nel
limite però di quelli consentiti dalle due camicie di forza che abbiamo, il
commissariamento e il Piano di rientro, voi… fin quanto noi non usciremo dal
commissariamento e dal Piano di rientro anche il più autorevole Presidente di
Regione non riuscirà a muoversi con la libertà che hanno gli altri Presidenti
di Regione che si occupano della sanità, quelli che non sono né commissariati
né in Piano di rientro.
Il
mio obiettivo, allora, è questo: uscire dal commissariamento e poi uscire anche
dal Piano di rientro.
Vorrei
tranquillizzare tutti: il consigliere Lo Schiavo diceva che ci vuole “Più
prudenza, i dati non sono ancora positivi”. È chiaro che i dati non sono ancora
positivi, lo sappiamo benissimo, bisogna lavorare moltissimo e lo faremo.
Sono
diminuiti i tempi di attesa del 118? Sì, sono diminuiti, purtroppo non in
misura tale per centrare il target
che ha posto il Ministero. Però, sommessamente, non io, ma anche la Fondazione
Gimbe, molte volte contestata proprio dal centrodestra, dice che i target del 118, in regioni, non solo come la Calabria, ma montuose o
con un’orografia complicata, dovrebbero tener conto dell'orografia: una cosa
sono gli 8 minuti o i 20 minuti in una regione che ha infrastrutture, strade,
pianure, altra cosa sono gli stessi
target in regioni diverse. Anche su questo si sta facendo una riflessione a
livello nazionale.
PNRR:
il consigliere Lo Schiavo diceva che ci sono ovunque ritardi. No! Sul PNRR noi
abbiamo centrato tutti gli obiettivi per quando riguarda la digitalizzazione
dei LEA; abbiamo centrato tutti gli obiettivi per quando riguarda i grandi
macchinari, non siamo una regione indietro rispetto a questo; certo, poi
abbiamo il problema di trovare i tecnici, i medici che facciano funzionare i
grandi macchinari, ma abbiamo centrato questi obiettivi.
Sulle
Case di comunità e sugli Ospedali di comunità siamo confidenti di poter
centrare gli obiettivi, perché anche lì abbiamo ora creato una task force che dovrà vigilare affinché
le singole Aziende sanitarie e i RUP procedano nei tempi che ci hanno indicato.
Attenzione,
consigliere Alecci, è vero quello che diceva lei sul Presidio dell'assistenza
territoriale: c'è una variazione nel cronoprogramma, ma mi dicono che ci sono
stati dei problemi tipici di molte infrastrutture in costruzione; hanno trovato
dei cavi elettrici, dei cavi Telecom ed è un intervento del 2017; cioè, un
intervento che non avevamo programmato noi; non è un intervento PNRR, è un
intervento finanziato dal POR. Comunque, anche lì si sta assicurando
l'assistenza, nella parte dove i lavori sono stati fatti, e, peraltro, ci sono
dei presìdi che sono di assoluta eccellenza, anche riguardo, mi pare, le
malattie respiratorie.
Per
cui attenzione a descrivere una situazione ancora più fosca di come sia, perché
così generiamo altra mobilità passiva.
Sulla
mobilità passiva: non è vero, consigliera Bruni, che non c'è stata la
valutazione e non abbiamo visto che cosa c'è all'interno dei DRG e non
contestiamo l'inappropriatezza dei DRG. Se andiamo a guardare il dato sulla
mobilità passiva, ci rendiamo conto che è di 300 milioni nel 2023 ed ha avuto,
sì, un incremento del 5 per cento rispetto al 2022; attenzione, però - poi
dicono: “Ah, ma nel 2021 era più bassa” - il nostro punto di riferimento è il
2019, che è l'anno pre-Covid. Durante il Covid è
chiaro che non ci sia stata la mobilità, né durante il Covid né nell'anno
successivo, poi è esplosa ed è ritornata di fatto ai livelli del 2019, con una
differenza: abbiamo ridotto del 19 per cento la mobilità passiva legata alle
prestazioni di media complessità ed è aumentata di molto la mobilità passiva
legata soprattutto alla cardiochirurgia. Se guardate i DRG noi abbiamo un
aumento del 16 per cento di mobilità passiva per alte specialità, molta parte
di questo 16 per cento è cardiochirurgia. Per questo abbiamo deciso di fare un
investimento nella cardiochirurgia che è un investimento nel pubblico.
A
proposito, vorrei chiarire, anche qui alla consigliera Bruni, quello che più
volte è stato chiarito: a differenza di molti che vanno fuori ad operarsi,
anche evitando di cedere a qualche consiglio di qualche mio amico del Nord che
si occupa pure di sanità in altre regioni e che mi dava consigli su come fare -
mi hanno fatto quattro o cinque nomi di persone che in passato, non in Calabria
ma nelle regioni del Sud, dicevano di essersi sentiti male a Milano e si
facevano operare a Milano - io ho deciso di operarmi in Calabria. Non mi son
portato un medico privato, ma mi hanno operato i medici di Catanzaro, che hanno
fatto, né più né meno, quello che hanno fatto per 23 volte, fra il 2023 e il
2024, cioè, si son fatti assistere da altri medici. Si fa! Lei che si occupa di
sanità sa che si fa in tutta Italia perché altrimenti non ci sarebbe uno
scambio di competenze, senza gravare di un euro sul Servizio sanitario
regionale e sono persino contento che sia stato un medico calabrese e che non
abbiano scelto, per esempio, un medico vicentino, come di Vicenza è la mia
assistente.
Questa
procedura è stata utilizzata 23 volte fra il 2023 e il 2024, 13 volte solo
sulla valvola mitralica, sempre fra il 2023 e il 2024. Il mio auspicio è che
questi medici, che sono bravissimi, soprattutto quando sono calabresi ritornino
stabilmente a fare i cardiochirurghi in Calabria.
Sulla
mobilità passiva noi paghiamo, quindi, il prezzo delle alte specialità che
ancora mancano in Calabria a cui si aggiunge questo clima di sfiducia che
abbiamo generato noi stessi a volte nel sistema sanitario calabrese, in cui,
invece, ci sono bravissimi medici.
Vi
dicevo quindi che sul PNRR non c’è nessun ritardo sulle due azioni che
riguardano la digitalizzazione dei LEA e la telemedicina; siamo confidenti di
poter centrare l'obiettivo anche per quanto riguarda le Case di comunità e gli
Ospedali di comunità, poi dovremmo capire chi metterci nelle Case di comunità e
negli Ospedali di comunità perché qui c'è un altro tema, ha ragione il
consigliere Tavernise.
Il
consigliere Tavernise dice sul personale, sugli imboscati: “Perché non mi
aiuta? Perché non fa un esposto?”. Onorevole Tavernise, che ne sa lei se io
l'esposto l'ho fatto? Se fra qualche tempo doveste verificare che la
Magistratura ha approfondito questi aspetti, forse, guardando gli atti che
hanno promosso queste azioni, vi renderete conto che non c'è stato un
comportamento omissivo.
Per
inciso, non c'è stato nemmeno sulla vicenda di Serafino. Lei mi dice: “Dica due
parole, parli con la famiglia”. Che ne sa lei se io la famiglia l'ho
incontrata? Se io ho incontrato la moglie e i figli? Queste sono cose che si
fanno in silenzio.
Ancora,
però, l'onorevole Tavernise dice: “Sì, le liste d'attesa, l'articolo del
Quotidiano oggi diceva che c'è
un'inadempienza della Regione perché non avrebbe dato queste risorse alle
Aziende”; il Quotidiano giustamente prende un report del Ministero della Salute; il Ministero della Salute fa il report sulle risorse rendicontate dalle
Aziende sanitarie, ma queste risorse non è vero che sono nelle casse della
Regione, perché con DCA 146 del 2023, con DCA 345 del 2024 e con DCA 181 del
2025, tutte queste risorse sono state già date alle Aziende sanitarie e alle
Aziende ospedaliere per accelerare sullo smaltimento delle liste d'attesa;
succede che molte di queste risorse sono già state utilizzate dalle Aziende
sanitarie e ospedaliere, per esempio, per tenere gli ambulatori aperti di
sabato e di domenica e per altre attività orientate allo smaltimento delle
liste d'attesa. Qual è il limite? Sempre per questo deficit di capacità amministrativa, queste risorse puntualmente
date alle Aziende sanitarie e ospedaliere non sono state rendicontate dal
personale amministrativo delle Aziende sanitarie e ospedaliere; quindi, c'è
questa distonia del dato, ma le risorse sono state attribuite e anzi hanno
prodotto spesa.
Anche
noi non sappiamo ancora fino a che punto abbiano prodotto spesa perché manca la
rendicontazione ed è per questo che anche su queste attività auspico che, così
come sul personale, Azienda Zero possa diventare protagonista di questi
percorsi amministrativi.
Sulla
difficoltà a reperire le cartelle cliniche: non siamo gente che passa qui per
caso. Proprio perché ci sono queste difficoltà, quando ho risolto, insieme
all'assessore Calabrese e al vicepresidente Pietropaolo, la vicenda della
vertenza Abramo, come ho deciso di investire le risorse - Attenzione: non
risorse del perimetro sanitario, risorse dei Fondi comunitari -? Ho deciso di
investirle nella digitalizzazione delle cartelle cliniche perché è nella
possibilità - saremo in questo caso la prima Regione in Italia - agganciare la
cartella clinica al fascicolo elettronico.
Oggi
molte Regioni hanno il fascicolo elettronico, anche noi l'abbiamo, molti non lo
utilizzano, però non vi è agganciata la cartella clinica. La digitalizzazione
delle cartelle cliniche evita quel problema a cui lei faceva riferimento, ma è
chiaro che è un percorso che non si fa e si conclude in tre anni e mezzo.
Ci
sono tantissime cose ancora da fare.
I
miglioramenti, chiedeva il consigliere Mammoliti, sono proporzionati ai poteri?
Sì, perché per le difficoltà che ci sono in un sistema così complesso, che vede
il protagonismo di più personalità giuridiche come le Aziende sanitarie
ospedaliere, di più uffici amministrativi, più di quello che si è fatto,
secondo me, era impossibile fare. È sufficiente? Non è sufficiente! Dobbiamo
fare molto di più e non mi perdo l'animo, ho la determinazione e la voglia per
fare molto di più. Vorrei consegnare a chi verrà dopo di me, anche nel caso non
fossi io, una sanità con i LEA più alti di quanto siano oggi, con gli Ospedali
costruiti, con molti di questi problemi che abbiamo indicato finalmente
risolti. Certo non sarà facile perché, come vi dicevo, in tutta Italia è così.
Anche
rispetto all'allegoria calcistica, non ho mai detto che ho portato la sanità
calabrese in serie B. Ho detto cose diverse, ho detto che i sistemi sanitari
che prima erano in serie A, ora sono in serie B; ho detto che il nostro sistema
sanitario, se fosse una squadra di calcio, sarebbe un sistema sanitario di
terza categoria e l'ho portato in serie C, non in seconda categoria, come dice
lei, onorevole Tavernise. Per essere in serie B ce ne vuole, bisogna lavorare
molto e lavoreremo molto, sapendo però che ci sono tutti questi problemi
dell'organizzazione della sanità, a cui anche il consigliere Laghi faceva
riferimento.
A
proposito vi do una notizia: vorrei riformare, vorrei restituire normalità,
come è stato detto, al sistema sanitario calabrese.
Azienda
Zero non è una riforma, Azienda Zero è una soluzione al deficit di capacità amministrativa che c'è nel sistema, è una
soluzione praticata addirittura dove questo deficit
di capacità amministrativa non c'è. Lo hanno fatto in altre regioni, ma per noi
è un'assoluta necessità.
La
riforma che io vorrei fare è una riforma che mette sotto una stessa direzione -
ne abbiamo parlato anche con il commissario Scaffidi - tutta la rete
ospedaliera, provinciale magari, gli hub e gli spoke. Oggi succede che, se un
paziente va nel Pronto soccorso di un Hub e deve essere mandato nel Pronto soccorso
di uno spoke, bisogna trovare il posto letto e non si trova; se, invece, c'è
un'unica direzione è diverso. Perché non si può fare ora? Non si può fare ora
perché prima bisogna restituire normalità, altrimenti rischiamo di generare
negli aspetti organizzativi, (il personale, l'organizzazione personale, le
Unità operative) elementi di maggiore criticità; un po' come quando hanno
fatto, come diceva il consigliere Laghi, quella riforma in una notte, accorpando
le Aziende senza costruire gli atti aziendali. Noi dobbiamo intanto costruire
gli atti aziendali e far funzionare gli atti aziendali, una volta che si
costruiscono gli atti aziendali è più facile sganciare gli ospedali e fare
delle Aziende sanitarie e territoriali - a quel punto se ne potrebbero fare
anche più di una a Provincia - che diventano erogatori terzi rispetto agli ospedali
pubblici e agli ospedali privati convenzionati. Così dovrebbe funzionare per
rendere più efficiente il sistema.
Sono
cose che non si possono fare adesso; le avrebbe potute fare adesso soltanto un
incosciente, dato che abbiamo trovato una sanità che non funzionava affatto.
Prima va rimessa in piedi, una volta rimessa in piedi si può riformare anche
migliorandola nelle sue performance.
Credo
di aver trattato un po' tutti i temi che sono stati toccati dai consiglieri di
opposizione. Ringrazio molto i consiglieri di maggioranza. All'inizio non volevo parlare perché sapevo che avrebbe
fatto una ottima relazione introduttiva la Presidente della Commissione
consiliare sanità, l'onorevole Pasqualina Straface; giustamente i consiglieri
Straface, Giannetta, Mattiani e Molinaro hanno detto tutto quello che è stato
fatto, io ho cercato di dire che c'è ancora moltissimo da fare, nel senso che
abbiamo coscienza di quello che è stato fatto e abbiamo coscienza anche del
fatto che quello che è stato fatto in questi tre anni e mezzo è 30 volte di più
di quello che è stato fatto nei 12 anni precedenti.
Ho
molto rispetto delle testate giornalistiche e dei giornalisti calabresi, però
vorrei che in Calabria ci fosse una nuova testata giornalistica, magari una
televisione privata che si chiamasse “Telecomesarebbestato”,
che facesse vedere ai calabresi come sarebbe stata la sanità in questi tre anni
se io non vessi preso i medici cubani, mentre in nessuna parte d'Italia si
trovano medici, mentre tutti si lamentano della sanità, mentre 2.500 persone
nella sanità calabrese sono andate in pensione e i Commissari precedenti,
quelli che erano imitati da Crozza, si smarrivano nel Piano Covid e non
facevano assunzioni. Vorrei davvero capire come sarebbe stato: avremmo avuto
tutti gli ospedali chiusi, se io non avessi preso i medici cubani.
Mentre
qualcuno qui, dottoressa Bruni, strillava che era una cosa sbagliata e anche
oggi ha parlato di “nebulosa dei medici cubani”, al Quirinale è stata chiamata
la dottoressa Fantozzi per aver contribuito a prendere i medici cubani; se non
avessi preso i medici cubani, se non avessi fatto 3.500 assunzioni, oggi tutti
gli ospedali sarebbero chiusi!
Vorrei
che queste cose, ogni tanto, qualcuno avesse l'onestà intellettuale di
ricordarle, non dico ai calabresi, ma almeno a sé stesso.
Grazie,
Presidente. Penso sia stato un dibattito costruttivo. Lasciamo a voi giudicare.
Grazie per la collaborazione e per l'onestà intellettuale.
La
seduta è tolta.
La seduta termina alle 20.23
Hanno chiesto congedo: Gallo, Gentile, Iacucci,
Montuoro, Neri, Talerico.
(È concesso)
È stata presentata alla
Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa del consigliere
regionale Tavernise:
“Istituzione della Giornata
regionale per l'utilizzo sicuro, responsabile e consapevole della rete internet
e dei social” (PL n. 376/12^).
È
stata assegnata alla sesta Commissione - Agricoltura e foreste, Consorzi di
bonifica, Turismo, Commercio, Risorse naturali, Sport e Politiche giovanili per
l’esame di merito e alla seconda Commissione - Bilancio, programmazione
economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con
l'estero per il parere finanziario.
È stata presentata alla
Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa
della Giunta regionale:
“Bilancio di previsione
2025-2027 dell’Azienda Calabria Verde - Deliberazione G.R. n. 109 del
21.03.2025” (PPA n. 213/12^).
La proposta di legge n.
370/12^ di iniziativa della consigliera regionale Straface, recante:
“Disposizioni per la promozione e lo sviluppo del sistema universitario e
dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) regionale” è stata
sottoscritta anche dal consigliere Comito.
In data 31 marzo 2025, il
Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sottoindicata legge
regionale e che la stessa è stata pubblicata telematicamente sul Bollettino
Ufficiale della Regione Calabria n. 63 del 31 marzo 2025:
1) legge regionale n. 16 del
31 marzo 2025, recante: “Modifiche e integrazioni all’articolo 13 della legge
regionale 19 marzo 2004, n. 11 (Piano Regionale per la Salute 2004/2006)”.
In data 4 aprile 2025, il
Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sottoindicate leggi
regionali e che le stesse sono state pubblicate telematicamente sul Bollettino
Ufficiale della Regione Calabria n. 68 del 4 aprile 2025:
1) legge regionale n. 17 del 4
aprile 2025, recante: “Istituzione del Sistema Informativo Integrato Regionale
della Calabria e costituzione della società “ReDigit
S.p.A.”;
2) legge regionale n. 18 del 4
aprile 2025, recante: “Agenzia regionale per l’energia della Calabria”;
3) legge regionale n. 19 del 4
aprile 2025, recante: “Efficientamento del Consiglio regionale e riduzione
delle spese dei Gruppi consiliari”;
4) legge regionale n. 20 del 4
aprile 2025, recante: “Strategie di intervento educativo e inclusione
scolastica degli alunni con alto potenziale cognitivo e con altri bisogni
educativi speciali”;
5) legge regionale n. 21 del 4
aprile 2025, recante: “Sostituzione dell’articolo 25 della legge regionale 21
dicembre 2005, n. 17 (Norme per l’esercizio della delega di funzioni
amministrative sulle aree del demanio marittimo)”.
La Giunta regionale ha
trasmesso copia della seguente deliberazione di variazione al bilancio di
previsione finanziario 2025-2027:
-
deliberazione della Giunta regionale numero 121 del
25 marzo 2025.
Mammoliti. Al Presidente della
Giunta regionale.
Premesso che:
- da informazioni di stampa si
apprende che, da diverse settimane, nel reparto di oncologia del presidio
Ciaccio-De Lellis dell'Azienda Ospedaliera “Renato Dulbecco” di Catanzaro,
mancherebbero gli “aghi di Huber”. Si tratta di un particolare tipo di ago che,
insieme al “port-a-cath” (un dispositivo impiantabile
che consente di accedere ad una vena in maniera permanente), viene impiegato
per facilitare e rendere più sicuri i trattamenti oncologici nei pazienti
sottoposti, per lunghi periodi, all'infusione di farmaci chemioterapici.
- A quanto pare, per sopperire
alle carenze di aghi di Huber, gli operatori sanitari sarebbero,
quotidianamente, costretti a ricorrere al metodo tradizionale dell'infusione
del farmaco chemioterapico attraverso la perforazione delle vene delle braccia
o delle mani con i classici dispositivi medici dell'ago e della cannula.
Tuttavia, il ricorso al metodo tradizionale, oltre a comportare una ricerca,
spesso estenuante e dolorosa, della vena da “bucare” su pazienti già sofferenti
e con tessuti venosi estremamente fragili, è anche altamente rischioso perché
l'eventuale rottura del vaso sanguigno o il non preciso inserimento dell'ago
classico nel medesimo vaso, può causare quello che, tecnicamente, viene
definito lo “stravaso” del farmaco chemioterapico (e, dunque, di un farmaco
potenzialmente molto pericoloso) in parti del corpo del tutto inidonee al suo
corretto assorbimento. Come se non bastasse, sempre da notizie di stampa, si
apprende che gli ammalati oncologici del medesimo reparto sarebbero sottoposti,
quotidianamente, anche allo “stress” delle liste di attesa e delle prenotazioni
non facili in quanto sembrerebbe che non esista più un percorso di prenotazione
specificamente loro dedicato che consenta di accedere prioritariamente ai
servizi del CUP. Ciò comporta che, spesso, gli ammalati oncologici non riescono
ad eseguire gli esami di controllo nei tempi loro prescritti con conseguenti
gravi rischi per la loro, già precaria, salute. Quanto starebbe accadendo nel
reparto di oncologia del presidio Ciaccio-De Lellis dell'Azienda ospedaliera
“Renato Dulbecco” di Catanzaro, richiede interventi risolutivi urgenti ed
immediatamente efficaci per porre fine ad una situazione che è, senza ombra di
dubbio, vergognosa e non degna di una Società Civile. Tutto ciò premesso, si
interroga il Presidente della Giunta regionale, anche nella sua qualità di
Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del
settore sanitario della Regione Calabria,
per sapere:
quali utili ed urgenti
provvedimenti si intendono adottare, nell'immediatezza, per eliminare le
gravissime disfunzioni, descritte in premessa, nel reparto di oncologia del
presidio Ciaccio-De Lellis dell'Azienda ospedaliera “Renato Dulbecco” di
Catanzaro.
(338; 07/04/2025)